Il dilagare del COVID19 su social, web, e giornali
Cosa provocherà questa ondata di epidemia a livello di digital marketing?
Da giorni siamo bombardati da notizie e informazioni sul Coronavirus, in un crescendo informativo, alimentato dall’incertezza e da un certo clima isterico a livello nazionale e non solo. Un virus i cui effetti, purtroppo, non sono solo visibili a livello di numero di vittime e contagi, ma anche da un punto di vista di danni economici, sia online che offline.
INDICE
- Alcuni effetti immediati
- Che cosa sono i trending topics
- Coronavirus i numeri del contagio web
- Coronavirus, non tutto il male viene per nuocere
- Coronavirus e acquisti, quali effetti
- Qualche regola di fact-checking per vivere meglio
Alcuni effetti immediati del Coronavirus
In un solo giorno, lunedì 3 febbraio 2020, le banche cinesi hanno bruciato 420 miliardi di dollari, ad esempio, per recuperare solo il 2% grazie ai provvedimenti che sta prendendo il Governo Cinese per redimere gli effetti economici del virus. Il virus ha contagiato anche Piazza Affari, che ha bruciato 30 miliardi, mentre l’indice FTBE scendeva del 5,43%, e le cose non si sono ancora stabilizzate nel complicato scenario bancario.
Ma i danni del COVID19 non si limitano alla finanza e ai malati – che in totale nel mondo sono attualmente circa 82.500 – e si estendono anche al mondo digital e web, con un vero e proprio contagio epidemico. Questo trending topic, che nelle ultime quattro settimane ha prodotto già oltre 15 milioni di tweet, è diventato ormai un vero e proprio elemento da considerare nella propria comunicazione e strategia di marketing.
Prima di addentrarci in una stima di proiezioni di quello che potrà succedere e un’analisi di quello che sta già succedendo per via di questa epidemia, facciamo un piccolo passo indietro.
Che cosa sono i trending topics?
I social network ci permettono di essere interconnessi: con i nostri conoscenti e famigliari vicini e lontani, con le Istituzioni, con le aziende, i brand che seguiamo (o che ci in-seguono). La facilità con cui avviene lo scambio di informazioni ai tempi dei social è impressionante, così come la semplicità con cui un argomento va on flame e un caso si monta in un secondo.
La parola trending topic nasce nell’ambito di Twitter per espandersi a molte altre situazioni. I trending topics sono quei temi (notizie, argomenti, personaggi, ecc.) che diventano popolari nelle conversazioni online – originariamente, appunto su Twitter. Normalmente sono connotati da un hashtag, che viene ritwittato e ripetuto nei post social, aggregando tutte le conversazioni attorno ad un argomento specifico.I trending topics non hanno regole definite, nel senso che a volte possono bastare anche pochi tweet per scatenare il popolo del web, né basta che ci sia un influencer di mezzo per decretare il successo di un topic, anzi spesso sono le fonti più underground a scalare la classifica ed entrare nella top ten degli hashtag più seguiti e con più contenuti.
Ci sono momenti, chiaramente, in cui alcuni topic si impongono all’attenzione del pubblico, come è il caso del Coronavirus o della Brexit poco tempo fa, anche perché le fonti di informazione tradizionale, come le testate giornalistiche, tendono a seguire ed alimentare i trending topics.
Si genera così un meccanismo in cui da un piccolo numero di persone che parla – sul web – di un certo topic, la notizia si espande a tutti, andando a finire su giornali, radio e tv, intaccando anche quella parte di popolazione che non ne aveva ancora sentito parlare, fino ad arrivare ad essere costantemente “oppressi” da quel topic, che si propaga ovunque, trasversalmente, sempre più amplificato.
Coronavirus: i numeri del contagio web
Il Coronavirus rappresenta una delle prime epidemie completamente seguite sul web a livello mondiale. Aggiornamenti quasi minuto per minuto, mappe interattive del contagio, centinaia di articoli scritti sul web, questa epidemia sta prendendo i tratti di una vera e propria “info-demia“, come l’ha già soprannominata qualche giornalista.
I numeri confermano la prepotenza del contagio web:
- 550 K di ricerche mensili per la keyword coronavirus
- 1600 il numero delle ricerche mensili per la keyword contagio coronavirus
Per darvi un’idea, le ricerche mensili su Google generate dalla keyword Sars erano 27.100.
Per quanto riguarda invece i social abbiamo su Twitter
- 61,3 K tweets per #COVID2019
- 349 K tweets per #COVID-19
- 65 K per #CoronaVirusUpdates
mentre su Instagram al momento ci sono 751 K post taggati con #coronavirus e centinaia di profili aperti (con nomi come Coronaviruss, corona virus, ecc. ecc.) che fanno buzz sull’argomento.
Coronavirus: non tutto il male viene per nuocere
“I social ci stanno consentendo di avere un pensiero e processi decisionali collettivi”, dice Crystal Watson, ricercatore senior e professore sempre del Johns Hopkins Center for Health Security, in un’intervista al Time. “Nelle epidemie degli anni scorsi, prima dell’avvento dei social media, dovevamo aspettare una pubblicazione su un giornale accademico per conoscere lo stato di avanzamento delle ricerche individuali e capire cosa stava accadendo. Adesso la condivisione delle informazioni tra esperti è molto più veloce e facilitata”.La sinergia tra comunicazione e informazioni si sta avvalendo della tecnologia web per migliorare la conoscenza della malattia e la sua evoluzione. Tramite Twitter, Skype, Whatsapp e bioRxiv, un sito in cui gli scienziati caricano i propri articoli in attesa della revisione pubblica, la comunicazione tra scienziati, biologi, ricercatori e medici di tutto il mondo procede molto velocemente, sostituendosi quasi a riviste e pubblicazioni scientifiche, permettendo loro di fare un brainstorming da remoto sull’ancora semi-sconosciuto Coronavirus.
Il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (EDCD) quotidianamente twitta un’infografica che riepiloga i dati accertati sulla situazione (ecco i dati elaborati), e così anche l’OMS che fornisce sia un rapporto sui numeri effettivi del contagio ma anche un quadro dei rumors sull’epidemia del Coronavirus.
E per quanto riguarda gli acquisti?
Coronavirus e conseguenze economiche
Se il Coronavirus ha già impattato pesantemente su Banche e Finanza, anche altri settori sono stati colpiti negativamente dalla malattia.
Uno dei primi settori a essere sfavorito dal Coronavirus è quello dell’automotive: diversi gruppi hanno fermato la produzione nelle fabbriche cinesi, e case come Hyundai e Toyota non stanno ricevendo le componentistiche necessarie a per la produzione di alcuni modelli.
Idem dicasi per il comparto degli Smartphone: ricordiamo che gran parte della produzione è situata in Oriente, in Cina, tra cui proprio gli iPhone.
I danni per il turismo in Italia
Per l’Italia, il danno si sente già in alcuni settori. L’economia di lusso ha subito una bella battuta d’arresto, poiché oltre il 28% egli acquisti in questo settore vengono fatti proprio da cittadini cinesi, i quali spendono anche in media 1500 euro a testa.
Ma ancora più grave la situazione per il turismo in Italia.
Il 2020 doveva essere l’anno del turismo cinese in Italia, con l’attesa di ben 4 milioni di turisti cinesi nel paese. A questo, si aggiunge l’isteria generalizzata che ha portato passeggeri e compagnie a cancellare viaggi e voli. Circa 50 mila viaggiatori hanno cancellato una prenotazione di viaggio e migliaia annullano i preventivi, dichiara Assoviaggi Confesercenti.
Le agenzie segnalano il 20,3% di cancellazioni per la Cina e il 32% verso il resto dell’Asia. A questi numeri si aggiunge una quota di persone che ha richiesto l’annullamento del viaggio in Europa e fuori (America, Africa… ).
Alcune compagnie di volo, come British Airways, ha sospeso i voli da/per Milano fino a Marzo, e disguidi di vario tipo ci sono stati anche lato collegamento ferroviario, con la Svizzera che ha bloccato per alcune ore i treni per l’Italia e la giornata di lunedì 24 Febbraio 2020 che ha registrato un generale ritardo su tutte le linee ferroviarie italiane.
Italo e Trenitalia, infatti, hanno predisposto rimborsi e indennizzi per i viaggiatori.
Cosa succede negli acquisti online per via del COVID19
La flessione si registra ovviamente anche a livello web, dove il dilagare delle notizie, vere o presunte tali, corre decisamente veloce come e più del virus stesso.
Il numero di articoli, di domande e conversations su “è pericoloso comprare pacchi dalla Cina?” è impressionante. Molti si sono domandati se usare i celebri Ecommerce cinesi, come Wish o AliExpress, significasse aumentare i rischi del contagio.
Una questione talmente pressante che il Centers for Disease Control and Prevention è intervenuto per fugare ogni dubbio, in un nota di approfondimento ufficiale relativo alla malattia:
“La famiglia dei Coronavirus, da cui deriva il 2019-nCoV, è ancora oggetto di indagine scientifica e molto c’è ancora da sapere su come si diffonda. I casi precedenti di Coronavirus, responsabili di infezioni molto gravi che hanno colpito persone come la MERS e la SARS, vedevano entrambe la loro origine nei pipistrelli (sebbene il nuovo Coronavirus sia più vicino alla SARS che alla MERS).
Al momento è difficile capire se questo virus si comporterà come fecero in passato la SARS e la MERS, ma è possibile fare riferimento a questi per orientarci su eventuali dubbi. I Coronavirus difficilmente riescono a sopravvivere sulle superfici e di conseguenza il rischio di diffusione tramite prodotti e imballaggi che solitamente vengono spediti per giorni e settimane a temperatura ambiente è molto basso.”
Una risposta precisa e chiara, che però non ha impedito ai più prudenti di evitare gli acquisti online con origine cinese. Né di creare qualche disagio al gigante Amazon: per alcuni giorni sono stati sospesi i servizi di Amazon Prime Now a Milano e Torino: troppe richieste in troppo poco tempo, a quanto pare. La corsa ai rifornimenti, che si è verificata in moltissimi ipermercati del Nord Italia, si è riversata anche sul web, con risultati altrettanto negativi.
Qualche regola di fact checking per vivere meglio
Mentre la situazione sembra leggermente migliorare (oggi è il primo giorno in cui le vittime a livello mondiale non sono cresciute rispetto al giorno precedente), possiamo trarre una breve conclusione da questa vicenda.
La più immediata riguarda la verifica delle informazioni di cui si viene a conoscenza. Alcune regole di fact checking possono aiutare nel discernere vero da verificabile:
- Controllare la fonte della notizia: chi l’ha diffusa? che tipo di giornale è? l’autorevolezza di un giornale è un indice della veridicità della notizia.
- Fare almeno double check: ossia vedere se più di un giornale/testata diffonde la stessa notizia.
- Aspettare nel diffondere le notizie di cui non si è certi: regola di buon senso che è sempre meglio esplicitare.
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