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Google Ads per il settore arredamento 2022 vs 2021

Il periodo post pandemico ha accelerato sicuramente i ritmi di vendita online portando il mercato dell’arredamento, nello specifico, a registrare fatturati importanti. Le campagne effettuate su Google Ads hanno aiutato in maniera preponderante i nostri clienti a raggiungere nuovi utenti che cercavano su Google parole chiave interessanti e a mostrare loro il prodotto perfetto nel momento esatto.

Nel 2022 grazie alle campagne effettuate su Google Ads (ex Adwords) abbiamo registrato nel settore arredamento made in Italy, un tasso di conversione di circa lo 0,15%.

Ma non è tutto oro ciò che luccica. Google Ads, dati i numerosi players che si sono affacciati nel mondo del Digital Advertising dal 2021 al 2022, ha aumentato il costo di partecipazione alle aste. Nel dettaglio il CPC medio (Costo per Click) è aumentato del 28,57% (YoY), comportando un aumento netto del costo delle campagne e una consequenziale riduzione di click e quindi conversioni.

Per far fronte a questo aumento, abbiamo studiato nuovi strumenti e strategie, che potessero ridurre al minimo questi costi, utilizzando Annunci Dinamici per la Rete di Ricerca e Performance Max per sostituire gli annunci Shopping.

Questa pianificazione ci ha permesso di portare all’interno dell’ecommerce dei nostri clienti solo un pubblico ben profilato che portasse una conversione di qualità, infatti le Conversioni registrate da Google Ads sono state il 50,65% del totale generando il 47,02% del fatturato totale.

La domanda che si pone ogni imprenditore al termine delle campagne è: ci ho guadagnato?

Calcoliamo insieme il ROAS sulla base dei dati registrati nel 2022:

ROAS % = (Entrate delle campagne pubblicitarie) / (Spesa pubblicitaria) *100

Per tutelare i dati sensibili dei nostri clienti abbiamo riportato solo dati in percentuale.

ROAS 2022 > 870%

ROAS 2021 > 1137%

Fattori che hanno influenzato la riduzione delle transazioni online:

  • Aumento dei costi Google Ads
  • Aumento del prezzo medio di vendita causato dall’aumento dei costi materia prima
  • Rincaro bollette e costo della vita che ha portato il consumatore finale a ponderare bene i propri acquisti
  • Scarsità del prodotto e conseguente allungamento dei tempi di spedizione

Cosa ci aspetta nel 2023?

Sicuramente gli E-commerce registreranno un leggero calo delle vendite dato dai fenomeni economici e politici esterni che influenzano negativamente la psicologia umana, dedita per indole al risparmio per spese impreviste.

Ma per far fronte a questa tendenza ci sono delle attività che nessun imprenditore dovrebbe trascurare:

  • Prestare massima attenzione alle schede prodotto del proprio Ecommerce, scriverle in ottica “Voice Search Seo”
  • Dare più importanza ai contenuti visivi personalizzati come foto e video del prodotto reale
  • Creare esperienze di navigazione incentrate sul cliente tipo, introducendo la realtà aumentata o virtuale
  • Essere presenti sui social mettendoci il volto per personificare sempre più il proprio brand
  • Incentivare l’ecosostenibilità nel packaging
  • Ottimizzare il proprio ecommerce da mobile
  • Creare campagne Google Ads “Customer Centric”, ossia focalizzate sulle ricerche degli utenti e non solo sul prodotto che si vuole vendere.

Vista l’importanza di supervisionare tutti i suddetti KPI (Key Performance Indicator) per anticipare le tendenze del mercato senza improvvisazioni che possono costare cari risultati, il miglior investimento da attuare è rivolgersi e affidarsi a professionisti del settore, che possano accompagnare l’azienda in un percorso di crescita analizzando tutti i costi e benefici derivanti dalle scelte del digital marketing.

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Perché è importante migliorare il Conversion Rate?

L’importanza delle strategie volte a ottimizzare il tasso di conversione dei nostri canali di vendita online

Una strategia volta ad ottimizzare il Conversion Rate può aiutarci a rendere le nostre piattaforme web più performanti, tanto da poter ricevere più traffico, più leads, e dunque più vendite. Purtroppo solo il 22% delle aziende sono soddisfatte del tasso di conversione che ottengono. Ciò è comprensibile se si pensa che il 40% dei consulenti di digital marketing riesce ad ottenere solo tassi di conversione pari a 0.5%. Se il tasso di conversione registrato dalle nostre attività di digital marketing non ci soddisfano, le strategie volte all’ottimizzazione del Conversion Rate possono rappresentare una valida soluzione. E’ ormai noto che grazie al Conversion Rate Optimization si possa arrivare a risultati davvero esaltanti. Una strategia di Conversion Rate Optimization consente di ottimizzare ogni fase del nostro Funnel di Marketing. Con questo tipo di approccio è possibile individuare quei buchi e quelle fuoriuscite dalle quali disperdiamo traffico, lead e vendite. La CRO ci aiuterà nel tappare queste falle che ci ostacolano e che rallentano il nostro business online.

I benefici di una strategia ben delineata

Tra i tanti benefici derivanti da una strategia di Conversion Rate Optimization, possiamo focalizzarci su 5 tra i più noti: Guadagnare più Leads – Creare un customer journey che massimizzi click, registrazioni, acquisti o chiamate telefoniche. Di sicuro non ogni lead si traduce automaticamente in vendita, ma è anche vero che mettere più lead nelle migliori condizioni di effettuare una conversione porterà sempre dei vantaggi. Migliorare la qualità dei leads – Quando il gioco del marketing si fa duro ed inizieremo a far valere la nostra strategia di ottimizzazione, il nostro messaggio arriverà con molta più chiarezza e risulterà essere più in target con la nostra audience. Questo si tradurrà in maggiori opportunità di registrare più lead e vendite, questo perché soprattutto gli utenti fortemente interessati al nostro prodotto saranno più inclini proseguire lungo il nostro Marketing Funnel. Più vendite – E’una questione matematica. Più traffico in target porterà il nostro database a ricevere più lead e grazie ad un offerta più accessibile avremo più possibilità di registrare più conversioni. Migliorare il nostro ROI – Smettere di ricevere click irrilevanti e lead di bassa qualità porterà il nostro Costo per Lead a diminuire e automaticamente ad ottenerne di più con lo stesso investimento. Migliorare la reputazione online – Di base sappiamo che a Google piace fornire contenuti di qualità ai propri utenti. Se le nostre azioni di ottimizzazione ci portano a guadagnare più traffico e conversioni, Google continuerà ad esserne felice e ci premierà con un Ranking SEO più alto.

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Come creare un a Strategia CRO e cosa ci serve sapere

Prima di implementare le nostre azioni di ottimizzazione va come al solito analizzato il nostro Marketing Funnel, che è suddiviso in 3 fasi: Top, Medium e Bottom. Questo perché se siamo in grado di capire come e dove migliore la Customer Journey all’interno del nostro Funnel, riusciremo meglio a capire come arginare gli utenti fuoriusciti e come riportarli sulla retta via della conversione. Ovviamente non parliamo solo del nostro sito web! Le ottimizzazioni possono riguardare il blog, le inserzioni PPC, le piattaforme social, l’e-mail marketing, le app mobile, i video, le landing page ecc. Le vie dell’ottimizzazione sono veramente infinite, ma possiamo citare alcuni delle azioni esempio più utilizzate utili a migliorare alcuni aspetti del nostro Customer Journey. Analisi del comportamento degli utenti onsite – Quando si parla di best practice relative all’ottimizzazione del Conversion Rate, non si può non parlare di analisi del comportamento degli utenti onsite. Esistono strumenti molto performanti che ci aiutano a capire ed analizzare il comportamento di coloro che atterrano sul nostro sito web (pensiamo alle heatmap per esempio). Grazie a questi strumenti siamo in grado di analizzare dove gli utenti cliccano maggiormente, dove muovono il cursore, dove fanno tap, cosa leggono maggiormente, possiamo scoprire gli elementi che loro considerano inutili o inutili. Tutti dati preziosi utili all’implementazione di A/B test. Segmentazioni di Pubblici Target – Sappiamo già quanto ogni Prospect necessiti di un messaggio unico e personalizzato, cucito sulle proprie necessità. Un modus operandi molto diffuso ma che di solito delude le nostre aspettative è rappresentato dall’invio dello stesso medesimo messaggio ad ogni utente del proprio database, a prescindere dal suo “livello” o “importanza” all’interno del percorso alla conversione. Il direct marketing moderno richiede una segmentazione del nostro pubblico target e lo studio dettagliato del nostro marketing-message in tutti i suoi punti chiave: titolo, descrizione e call-to-action. Ogni messaggio deve parlare direttamente ai bisogni del singolo segmento di pubblico, proporre la risoluzione del problema, saper persuadere l’utente anche emozionalmente. Grazie alla definizione dei nostri Buyer Personas, all’interno di ogni segmento di pubblico, riusciremo ad essere più specifici ed efficaci. Meglio conosceremo i bisogni del nostro singolo utente, più saremo in grado di dargli ciò che cerca.

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Nuovi utenti vs. Utenti esistenti – Molto spesso la gran parte delle energie e strategie di marketing sono maggiormente focalizzate verso i first-time consumer. Piuttosto bisognerebbe mantenere una strategia continuativa che si pone come obiettivo quello di riportare il singolo utente ad altri acquisti grazie a strategie di cross-selling e up-selling. I mezzi a disposizione per riportare gli utenti che hanno già acquistato all’interno del funnel di conversione sono plurimi. Possiamo contare infatti su articoli blog, email, inserzioni a pagamento, landing pages, video tutorial, tutti strumenti utili non solo a convertire, ma anche ad informare e persuadere. Possiamo toglierci parecchie soddisfazioni creando e offrendo sconti, promozioni costruite sui bisogni delle nostre Personas e attraverso il direct marketing. Inoltre, grazie all’ottimizzazione del Conversion Rate per migliorare la prima e le successive conversioni dello stesso utente saremo in grado di creare un loop vincente e proficuo.

Conclusioni

Ottimizzare gli enormi sforzi profusi in ambito digital marketing vuol dire massimizzare non solo il nostro lavoro di ricerca e di marketing, ma anche semplicemente il nostro denaro. Una volta che le strategie e le azioni di marketing sono state messe in moto, è difficile stabilire se ciò che stiamo facendo sta avendo efficacia o meno. In questa valutazione, una strategia di Ottimizzazione del Conversion Rate ci viene in soccorso. Solo l’analisi dei dati e continui test possono rivelarci se i risultati che stiamo ottenendo nel nostro business sono il massimo che possiamo ottenere, oppure se possiamo fare ancora qualcosina in più.
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Advertising Management nel settore turistico

Come gestire l’Advertising nel settore Turistico

L’importanza del digital marketing nel settore turistico

Il settore turistico è di sicuro uno dei settori che in questi anni sono stati maggiormente condizionati dalla digital evolution, basti pensare a cosa sarebbero oggi le strutture ricettivo-alberghiere o i gli operatori turistici senza una presenza sui social network, nei motori di ricerca e nelle online travel agencies. Un’azienda turistica, infatti, al giorno d’oggi non può prescindere da una strategia di Digital Direct Marketing che permetta di instaurare e coltivare rapporti diretti con i viaggiatori durante le tre fasi principali: quella decisionale, durante il soggiorno e dopo il soggiorno. Il digitale permette infatti di:
  • rafforzare la presenza del brand online,
  • acquisire nuovi clienti con determinate esigenze,
  • comunicare direttamente con cliente acquisito,
  • continuare ad interagire con ospiti già tornati a casa.
Questi alcuni dei vantaggi per i quali il marketing digitale nel settore turistico sta gradualmente sostituendo le strategie di marketing tradizionale basate su carta stampata, cartellonistica e brochure (in altri settore sono state quasi totalmente soppiantate). Anche le Fiere di settore (come ITB Berlin, BIT Milano o WTM Londra) determinano molto meno nel business dell’operatore turistico rispetto al passato e detengono ormai un’importanza più istituzionale che altro. Ormai è noto anche tra gli imprenditori turistici poco avvezzi al mondo digital che questo cambio epocale rappresenta il futuro, un bel futuro, perché si tradurrà anche in:
  • riduzione di stampa e di spedizione del materiale pubblicitario
  • profilazione degli utenti attraverso la segmentazione dei database
  • utilizzo di tutti i canali di comunicazione in modo coerente

La figura dell’advertising manager per hotel, tour operator e masserie

Quali caratteristiche deve avere un Advertising Manager? Negli ultimi anni questa figura professionale (e le web agency specializzate) è divenuta sempre più centrale per i modelli di business degli operatori turistico-alberghieri che hanno capito l’importanza di pianificare e di coordinare l’intero processo di promozione, non solo online. L’Advertising Manager accentra su di sé tutte quelle task indispensabili a redigere un piano strategico completo che preveda le giuste strategie e i canali di advertising, il budget adeguato, i tempi, gli obiettivi da raggiungere, il monitoraggio e l’analisi a fine campagna. E’ un ruolo di straordinaria importanza nel mercato turistico, poiché funge da punto d’incontro tra un buon prodotto (che sia una destinazione, struttura ricettiva o pacchetto turistico) e il “turista perfetto”, ovvero l’utente target ideale. Un buon Advertising Manager che opera nel settore turistico riesce ad instaurare un’efficace comunicazione one-to-one col potenziale viaggiatore, portandolo a compiere azioni utili all’azienda. Pensiamo a quanto sia importante per un Tour Operator personalizzare una e-mail destinata ad un cliente che a prenotato un viaggio l’anno precedente. Gli interessi, la capacità di spesa, il periodo in cui viaggia sono dati importantissimi che aiuteranno il manager a capire il momento giusto per l’invio, i contenuti e il design da utilizzare per riportare il viaggiatore a prenotare ancora un’altra volta. Immaginiamo una masseria di alto livello che riceve continuamente richieste attraverso i social network, sarebbe utile avvalersi di modelli di risposta diretta o, meglio, delle chatflow automatizzate finalizzate all’acquisizione immediata e al lancio di broadcast di re-engagement nei giorni successivi all’interazione.

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Advertising Manager nel mercato turistico: skills, analisi e azioni

Abbiamo visto quanto l’operato di un advertising manager possa determinare il raggiungimento o meno degli obiettivi di un’azienda turistica, soprattutto in un mercato molto spesso contraddistinto dal fattore stagionalità. Il compito di avviare quelle attività idonee a stimolare i processi di vendita online attraverso diversi canali di comunicazione, non è per nulla cosa banale. Oltre a skills e conoscenze più tecnico-commerciali, come quelle relative allo sviluppo del Product Branding, del budget e dei piani di spesa, ovviamente ci focalizzeremo sugli aspetti di digital marketing. Tra le conoscenze digitali annoveriamo sicuramente una buona conoscenza dei principali sistemi di analisi dei dati relativi al traffico e al posizionamento sui principali motori di ricerca. Questo per monitorare la crescita del brand, prevenire mancate vendite e programmare in anticipo strategie volte alla crescita e aumento delle vendite. Le competenze statistiche, avanzate o di base, sono fondamentali invece per la raccolta e l’interpretazione dei KPI (Key Performance Indicators) aziendali riassumibili in
  • Numero di prenotazioni per canale nel periodo di riferimento
  • Numero di richieste per canale nel periodo di riferimento
  • Tasso di conversione per canale nel periodo di riferimento
  • Dati sulla Brand awareness nel periodo di riferimento
  • L’efficacia dei punti opt-in per tipologia
  • Efficacia e ROI delle campagne Paid
  • Numero delle interazioni
  • Numero delle recensioni
Ultima, ma non meno importante, è la conoscenza e l’attitudine a comunicare in più lingue, aspetto evidentemente fondamentale nel settore del Turismo, un mercato globale caratterizzato da utenti internazionali.

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Campagne Paid su motori di ricerca e social network

Escludendo l’enorme (e bisogna ammetterlo, enorme!) fetta di mercato che le OTA come Booking.com e Expedia riescono a garantire alle strutture ricettive, i canali di promozione maggiormente utilizzati dai manager in ambito turistico sono sicuramente quelli connessi al mondo Google e al mondo Facebook.

Campagne Paid su Google

Per acquisire nuovi clienti sul rinomato motore di ricerca, oltre a lavorare ad un posizionamento SEO del sito web sulle principali chiavi di ricerca del settore, le strutture ricettiva puntano molto a lavorare sul Local Marketing (sfruttando strumenti come Google My Business e Maps) per farsi trovare da chi è sul posto o che sa di programmare un soggiorno in zona. Puntare sull’aggiornamento della scheda Google My Business, fornendo tutte quelle informazioni Local che “aprano le porte” a quei viaggiatori che sono già in zona (anche in altre strutture vicine), è un’attività che ha molto senso intraprendere, soprattutto se la struttura propone eventi, cene e attività esperienziali continue. Per arrivare ad intercettare invece quei viaggiatori che sono ancora nella fase decisionale, Google Ads (attraverso le campagne sulla Rete di Ricerca e Display) permette di implementare campagne PPC che si rivolgono a quegli utenti che:
  • stanno cercando in un determinato momento una sistemazione o un tour in determinate località sulla Rete di ricerca Google
  • hanno caratteristiche demografiche e comportamentali idonee a una determinata struttura ricettiva o destinazione sulla Rete di ricerca Google
  • hanno già visitato e manifestato interesse verso determinate pagine del sito web verso i quali fare remarketing
  • visitano siti turistici parte della Rete Display Google
  • sono utenti Gmail
  • sono utenti Youtube che interagiscono con contenuti inerenti ai viaggi o determinate località turistiche.

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Campagne Paid su Facebook

Soffermandoci ancora sul viaggiatore che si trova in una fase decisionale, Facebook e Instagram sono ormai dei canali imprescindibili in cui poter creare quel dialogo diretto col Prospect e proporre loro un offerta personalizzata. Abbiamo già visto di recente come Facebook Business Manager ci permette di lanciare diverse campagne Paid con budget non troppo elevati e, se ben implementate, che portano a buoni risultati. Facebook ed Instagram sono dei canali che si prestano molto al settore turistico, poiché sono popolati da un buon numero di utenti e in cui è possibile creare delle inserzioni emozionali. Le Facebook Ads infatti sono complete di immagini, titoli, descrizioni, corpi testuali, link, call to action e presentano diversi formati a seconda della tipologia di servizio da promuovere. Sta alla bravura del marketer saper suscitare emozioni e voglia di viaggiare. Grazie a Facebook Pixel e al Catalogo Facebook, è possibile poi caricare un catalogo auto-aggiornante di prodotti (siano esse camere di hotel o di pacchetti turistici) dal sito web direttamente all’interno di Business Manager e quindi lanciare inserzioni dinamiche destinate ai gruppi target più idonei all’interno di Facebook ed Instagram. Il tutto può essere potenziato dall’implementazione di un Chatbot in grado non solo di acquisire nuovi lead che interagiscono con i profili social aziendali, ma anche di creare broadcast e inserzioni native automatizzate verso utenti interessati, coloro che sono già clienti o che lo sono già stati.
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Digital Remarketing: segmenti e strumenti (seconda parte)

Remarketing: tipologie di campagna, liste target e strategie

Nel precedente articolo sul Digitel Remarketing abbiamo discusso sull’importanza delle attività di retargeting e di come aumentare le conversioni onsite migliorando il tasso del traffico di ritorno. Abbiamo individuato diversi approcci e metodi adottati, i vari canali digitali utilizzati ed elencato le principali tipologie di campagne di remarketing:
  • Campagne di remarketing Standard
  • Campagne di remarketing dinamiche
  • Liste di Remarketing per Annunci di Ricerca (RLSA)
  • Remarketing basato su formati Video
  • Remarketing basato su E-mail
Abbiamo parlato dell’importanza di creare e gestire al meglio le varie liste di remarketing attraverso le Split Campaign, grazei alle quali ogni gruppo target ben profilato riceve un messaggio adeguato alle proprie necessità. Valutare dunque:
  • Quali prodotti proporre ai gruppi di utenti;
  • Quanti utenti hanno abbandonato il carrello;
  • Acquirenti da Up-Selling e Cross-Selling;
  • Strategie per la Retention (far ritornare gli utenti).
Muovendosi in continuazione all’interno del percorso di conversione (conosciuto anche come Funnel), il singolo visitatore attraversa diversi stati emotivi che lo avvicinano o lo allontanano da quello che è il nostro obiettivo. Le attività di marketing risulteranno più efficaci se riescono ad intercettare il miglior momento nella curva d’attenzione di ogni utente, ciò sarà possibile se sapremo comunicare il giusto messaggio, al giusto utente nel momento perfetto.

“Sì Francé … ma all’atto pratico?“

Come creare segmenti di remarketing dal Comportamento degli utenti

Immaginiamo di dover creare delle campagne di remarketing dedicate ad utenti che hanno visitato il nostro sito negli ultimi 30 giorni e che vogliamo portare (o riportare) alla conversione. La nostra suddivisione potrebbe avvenire considerando la “freschezza” temporale della visita e dunque:
  • Utenti che hanno visitato il sito negli ultimi 3 giorni;
  • Utenti che hanno visitato il sito negli ultimi 4-7 giorni;
  • Utenti che hanno visitato il sito negli ultimi 8-15 giorni;
  • Utenti che hanno visitato il sito negli ultimi 16-30 giorni.
Nel gioco delle probabilità, la visita più “fresca” sarebbe quella più propensa alla conversione. A questo punto potremmo decidere di veicolare un messaggio diverso ad ognuno dei segmenti di utenti o impostare una serie di messaggi “nurturing” (ovvero, “che coltivano”) dedicati che portino gradualmente l’utente alla conversione. Oltre all’elemento freshness, possiamo impostare una buona strategia di remarketing considerando la profondità delle sessioni di un determinato gruppo target, ovvero: quante pagine ha visualizzato questo utente?
  • Utenti che hanno visualizzato 10+ pagine
  • Utenti che hanno visualizzato 6-10 pagine
  • Utenti che hanno visualizzato 1-5 pagine
Un altro parametro che ci svela dettagli sull’interesse e il comportamento del gruppo target è sicuramente quello della durata della sessione, utile soprattutto per chi produce contenuti multimediali oppure articoli e approfondimenti su prodotti e servizi. Una segmentazione del gruppo target basata sulla durata delle sessioni potrebbe essere:
  • Utenti Top 10% per durata di sessione
  • Utenti Top 25% per durata di sessione
  • Utenti Top 40% per durata di sessione
Un segmento creato dal comportamento degli utenti può essere determinato anche dalle azioni onsite (o eventi) che questi genereranno durante il percorso di conversione:
  • Utenti che hanno abbandonato il carrello
  • Utenti che si sono iscritti alla newsletter
  • Utenti che hanno ricercato un contenuto mediante barra di ricerca
  • Utenti che hanno iniziato la fase d’acquisto ma che non acquistato
  • Utenti che hanno inserito un prodotto nella lista dei desideri
  • Utenti che hanno acquistato più volte in un determinato lasso di tempo
Ogni segmento ci rivela, o per lo meno, ci aiuta a capire che tipo di esigenze hanno i nostri utenti inseriti, quale messaggio recapitar loro, in quale momento e come recapitarlo. IMPORTANTE – Prima di avviare le campagne di remarketing verso i vari segmenti, sarà fondamentale considerare le esclusioni all’interno degli stessi per evitare sovrapposizioni e il tanto odiato “effetto martellamento”. Esempio pratico: 1) Decidiamo di creare un gruppo target di utenti che hanno visualizzato un nostro Video Tutorial su “Come montare un mobile fai date” per promuovere la vendita dello stesso sulla nostra piattaforma e-commerce. 2) Creiamo un inserzione-video riguardante una testimonianza di un cliente soddisfatto agli utenti Top 25% per durata di visualizzazione. Ai Top 10% invece lanceremo un’inserzione con bonus sconto dedicato sull’acquisto del prodotto. 3) Prima dell’avvio della campagna, escluderemo il gruppo più ristretto (Top 10%) dalla platea più ampia (Top 25%) evitando così una sovrapposizione di inserzioni nei confronti del segmento Top 10%.

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Gli strumenti più utilizzati per le Campagne di Remarketing Online

GOOGLE ADS Tra gli strumenti più utilizzati in ambito remarketing troviamo sicuramente Google Ads (fu Google Adwords) che prevede campagne di Annunci testuali, Annunci Display, Annunci Video e per App mobile sul principale motore di ricerca e siti Google Partner. Come molti sanno, le potenzialità di Google Ads (non solo in ambito remarketing) sono infinite. Il fatto di poter lanciare campagne di remarketing su una pluralità di posizionamenti sfruttando diverse modalità di ricerca contribuisce in maniera determinante alla sua popolarità. Possiamo ritrovarci dunque annunci creati all’interno di:
  • Siti Partner d­i Google affini al settore
  • Motori di ricerca
  • App Mobile
  • Annunci nella casella di posta elettronica
  • YouTube
Chi già avuto modo di utilizzare già Google sa che il collegamento della piattaforma a Google Analytics ci permetterà di raccogliere dati specifici e puntuali sul comportamento delle nostre liste di remarketing, rendendo le analisi e le campagne davvero interessanti. Importante tenere a mente però, che il collegamento delle due piattaforme (come in molti altri strumenti esterni di remarketing, vedi Facebook) comporta una corretta gestione della comunicazione di tutti quelli che sono gli aspetti legati alla privacy degli utenti coinvolti, nonché quelle legate alla cookie policy del sito web.

“Bene Francé! allora posso iniziare a fare campagne su Google“

Se si è agli inizi, il mio consiglio è quello di affidarsi sempre ai consigli di un esperto in Google Ads per le campagne e consultare un legale specializzato in Privacy Policy per siti web. CATALOGO FACEBOOK In un precedente articolo abbiamo già scritto di quanto possa essere importante acquisire spazi pubblicitari sui social media ed in particolare in Facebook, grazie anche all’evoluzione di alcune funzionalità di Facebook Business Manager. Uno degli strumenti di remarketing più efficaci tra quelli messi a disposizione da Facebook è sicuramente il Catalogo Prodotti. Ebbene sì. Attraverso Business Manager Facebook è possibiledi caricare il nostro intero inventario prodotti (siano essi beni di consumo, camere turistiche o automobili) direttamente dal nostro sito E-commerce utilizzando semplicemente un Data Feed. Caricato l’intero catalogo potremo organizzare con molta più libertà campagne di remarketing attraverso Facebook, Instagram, Messenger e Facebook Audience Network. Immaginate i vantaggi per un e-commerce con migliaia di prodotti. La particolarità del catalogo sta nella sua “dinamicità”. Collegando il Catalogo al Pixel di Facebook, una volta che gli utenti visitano il nostro sito web, visualizzano un determinato prodotto o eseguono determinate azioni registrate dal Pixel, possiamo generare inserzioni dinamiche che raggiungeranno automaticamente quegli utenti, veicolando loro il prodotti che riterremo più idonei alla nostra strategia di remarketing, cross-selling e up-selling.

“Ok Francé! Quindi inizio a vendere tramite il Catalogo di Facebook“

Aspetta. Prima di lanciare campagne di remarketing attraverso il Catalogo di Facebook vi sono tanti aspetti da considerare. La gestione deve essere oculata e richiede di solito un minimo di esperienza nella generazione e utilizzo dei data feed, tool di gestione tag come Google Tag Manager, conoscere bene il Pixel di Facebook e avere competenze analitiche proprie di un esperto di campagne online a pagamento. Anche qui, il mio consiglio è sempre quello di affidarsi ad un esperto della materia se si è alle prime armi. EMAIL e CHATBOT L’email marketing resta sicuramente uno degli strumenti di remarketing più diffusi, utilizzato dalle grandi, medie e piccole aziende. Inviare la newsletter mensile ai contatti presenti in mailing list è stata, se vogliamo, la prima forma di remarketing digitale. Oggi ovviamente il concetto di mail marketing si è evoluto vertiginosamente grazie anche all’innovazione che i CRM e i tool come Mailchimp, Mail Up, Mailjet e SendingBlu hanno introdotto. Tali strumenti ci danno la possibilità di raccogliere ed analizzare KPI che qualche anno fa erano difficili da reperire, permettendoci di implementare mail transazionali puntuali in base alla alle interazioni degli utenti ne, puntando così ad innalzare il Conversion Rate sulle vendite. Oggi il canale Mail è uno di quelli, assieme a i Social Media, che può trarre enorme giovamento da uno strumento che sta cambiando radicalmente il mondo del digital marketing: Chat Bot. Sono App che se se implementate bene aiutano il prospect a districarsi tra una serie di dubbi in fase pre-acquisto, nel frattempo cercano di fornire la giusta soluzione e soprattutto raccolgono abilmente dati ed informazioni utili alle attività di remarketing che verranno utilizzati per e-mail, Facebook e Instagram Ads e Messenger Ads. Ci sono delle Chat Bot App di Facebook straordinarie che ci consentono non solo di soddisfare le richieste immediate degli utenti attingendo dal Catalogo Facebook e sito E-commerce, ma, cosa più importante, ci consentono di stilare delle liste di remarketing molto precise a cui dedicare delle campagne di re-engagement programmate nel tempo. Grazie all’implementazione di una strategia di Chat Bot Marketing ben delineata, abbiamo la possibilità di ottimizzare le azioni di marketing verso utenti specifici, comunicare nei giusti tempi, evitare inserzioni a pagamento ridondanti, parlare con più frequenza agli utenti più attivi e tutto ciò senza disperdere energie verso utenti che non sono interessati al nostro prodotto. Evoluzione.
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10 consigli per una strategia di web marketing di successo

Il web marketing (quello giusto) non è una cosa che ci si può inventare. La visibilità online e una buona web reputation non si ottengono dall’oggi al domani, e soprattutto la credenza che il web marketing sia gratis o necessiti bassi investimenti è uno stereotipo troppo spesso abusato da CEO e capi d’azienda di vario genere. I risultati, il più delle volte, sono commisurati agli investimenti che si fanno sul web e un buon web marketer ha il compito di ottimizzare tali investimenti.

Ecco allora alcuni elementi imprescindibili per tutte quelle aziende che stanno tentando di approcciarsi al fantastico mondo del web marketing.

1- Scegliete un referente (project manager o web marketing manager)

Non si diventa esperti di seo, web e social media marketing per caso. Se non avete una persona competente nel vostro team, non pensate di improvvisarvi o improvvisare qualcuno nelle vesti di guru del web, significherebbe distruggere il progetto ancor prima di avere iniziato. Affidatevi a professionisti che possano guidarvi in questo lungo cammino e “fidatevi” di loro. Ah, non considerate come primo elemento decisionale il prezzo… focalizzatevi più sulla competenza. Ricordate, è un investimento non un costo!

2- Stabilite un budget

Una volta trovata la persona che vi accompagnerà durante (almeno) il prossimo anno e mezzo, fatevi aiutare a capire l’entità dell’investimento capace di garantirvi visibilità online e costruirvi un’immagine solida sul web. Ricordate, l’investimento non significa solo denaro, ma anche tempo (e il tempo è denaro)… Il vostro web marketing manager avrà bisogno di aiuto e collaborazione da parte di un team. Fate in modo che il progetto sia nelle sue mani e sotto la sua responsabilità.

3- Elaborate una strategia di web marketing di medio periodo

Una volta  scelto il vostro referente e stabilito il budget, passiamo alla fase più delicata. La pianificazione strategica. Cercate di essere lungimiranti e datevi degli obiettivi, ragionate su base annuale o biennale. E soprattutto stabilite obiettivi misurabili. Una strategia con obiettivi misurabili vi permetterà di valutare l’andamento e ottimizzare alcuni elementi in corsa. Vi sembra poco?

4- Ottimizzate costantemente il vostro sito web

I tempi cambiano, le tecnologie si evolvono, Google cambia le regole del proprio algoritmo con frequenza e a volte lo fa anche in modo drastico. Avere una strategia SEO dettagliata e seguire un calendario editoriale potrà esservi di grande aiuto nell’ottimizzazione onsite e nell’aggiornamento dei contenuti. Ricordate che la freshness, ovvero la frequenza con la quale vengono inseriti nuovi contenuti (o aggiornati quelli esistenti) è un fattore diretamente collegato al posizionamento su Google.

5- Attività SEO e Local SEO

Avere un sito web è condizione necessaria ma non sufficiente. Potete avere il negozio più bello del mondo ma se siete in periferia, in una strada senza uscita, dubito che possa mai riempirsi di gente… Un sito non ottimizzato per la SEO e Local SEO è esattamente così, invisibile. Ma tranquilli, il vostro web marketing manager è già un esperto SEO, vero? Lui saprà come fare.

6- Search Engine Marketing

Avere un sito web, ottimizzato con una buona attività SEO, è (ancora una volta) condizione necessaria ma non sufficiente… Organizzare campagne di marketing e Pay per click può dare una grossa spinta alla vostra strategia SEO e di visibilità online. Soprattutto in periodi cruciali, realizzare campagne per vendere prodotti o servizi rappresenterà il valore aggiunto. Inoltre vi aiuterà a capire su quali elementi puntare con più convinzione nel proseguo della vostra attività sul web, e quali invece tralasciare.

7- Misurate le azioni di web marketing

Come dice il guru della web analytics Avinash Kaushik: è possibile conoscere ogni singolo click di ogni singola persona che visita il vostro sito. Come può tutto questo non essere fondamentale? Beh, dotatevi di strumenti di web analitycs. Google analytics è la miglior scelta che possiate fare, e non perché è gratis. Sicuramente il vostro web marketing manager sarà un esperto anche nella lettura e interpretazione degli innumerevoli dati di analisi del traffico sul vostro sito, vero? A mio avviso quello della web analytics è l’elemento più importante di tutta la strategia di web marketing. E’ la voce degli utenti e l’elemento che vi permetterà di rendere il vostro sito un posto (almeno) gradevole da visitare.

8- SEO off-site: cercate sinergie con il vostro business offline

E’ una cosa detta e ridetta ma guai a tralasciarla: e il rapporto umano? per quanto il web faciliti le relazioni sociali e amplifichi i messaggi, una chiacchierata, la condivisione di un momento, o il rapporto face to face sono elementi che non devono mai mancare. Cerchiamo allora di promuoverli con attività trasversali. Create eventi nel vostro negozio o visite della vostra azienda, fate fotografare i vostri clienti con i vostri prodotti, invitateli a  venire a trovarvi…

9- E i Social media

L’elemento Social media è stato volutamente lasciato alla fine, e non per importanza. Spesso le aziende che si affacciano al mondo del web iniziano parlando di Facebook marketing e Instagram. Beh, l’abilità di un buon web marketer è quella di farli desistere, almeno all’inizio. Se non avete completato tutti gli step precedenti ascoltate il mio consiglio, lasciate da parte i Social media. Una buona strategia di Social media marketing infatti non è altro che la conseguenza naturale, l’evoluzione di una corretta strategia di web marketing e serve per amplificarla, dare all’azienda un’immagine umana e migliorare la propria web reputation. E non dimenticate che prendersi cura della parte social e gestire l’attività di Social media marketing richiede un investimento di tempo (€) e risorse ($)… Quindi deve essere il frutto di una scelta ragionata. Ma questo il vostro web marketing manager lo saprà sicuramente.

10- Siate voi stessi

Questo è l’ultimo, ma più importante consiglio di oggi: non cercate di dare un’immagine diversa da quella reale. Se siete un’azienda di 2 persone non parlate del “Nostro Team multidisciplinare”; se vi criticano non oscurate i messaggi, fate mea culpa e chiedete scusa; se non siete “leader del settore” non abbiate paura a dirlo. Cercate di rendere più umano il vostro brand, date un nome alle persone che ci lavorano, metteteci la faccia. Insomma, siate voi stessi e la vostra web reputation vi ringrazierà!

Come avrete sicuramente capito, alla base di una strategia online di visibilità e di web marketing di successo c’è sicuramente la competenza e la capacità del vostro referente (azienda o freelance che sia) nel gestire la vostra azienda in rete. Ma tutto questo il vostro web marketing manager lo sa!

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Digital Remarketing: tipologie di campagna e liste target (prima parte)

Come migliorare il tasso del traffico di ritorno e aumentare le conversioni sul nostro sito e-commerce

Ogni giorno ne siamo sempre più consapevoli. Il remarketing digitale fa parte ormai della nostra vita. Ci capita di navigare su Ebay e qualche ora dopo, “casualmente”, ci ritroviamo un banner pubblicitario dello stesso prodotto (e intendo proprio quello lì) ben in evidenza mentre navighiamo da tutt’altra parte. Ebbene sì. Tra i tanti obiettivi, quello principale del remarketing è quello che richiamare l’attenzione di coloro che in passato (anche recentissimo) sono entrati in contatto con la nostra azienda, sito o prodotto, cercando di riportarli sulle nostre piattaforme e spingerli ad effettuare un’azione o una conversione. In generale, più del 90% degli utenti che visitano il nostro e-commerce lascia il sito senza convertire. Questo dato eclatante ci fa comprendere quanto sia importante implementare una strategia di remarketing efficace per ri-coinvolgere coloro che hanno già mostrato un primo interesse per il nostro brand online. I risultati attesi dalle azioni di remarketing si riassumono in:
  • Ridurre il tasso di Bounce Rate sul nostro sito web
  • Guadagnare traffico di ritorno su sito
  • Guadagnare in Brand Awareness
  • Rafforzare la SEO e il Content marketing su sito

Tipologie di Remarketing: le più utilizzate per vender di più online

Nel complesso, il remarketing digitale può prevedere diversi approcci e metodi, che possono essere adottati utilizzando diversi canali digitali. Vi sono quindi diverse tipologie di campagne di remarketing e tra le principali possiamo porre l’attenzione su: 1) Campagne di Remarketing Standard Google Adwords e Facebook Advertising, due tra le piattaforme più utilizzate per le campagne PPC, consentono di far visualizzare i nostri annunci Display ai visitatori che in passato hanno già visitato il nostro e-commerce, mentre sono in navigazione su altri siti o App. 2) Campagne di Remarketing dinamiche Ci consentono di far visualizzare annunci Display a visitatori che hanno ricercato un determinato prodotto sul nostro e-commerce. 3) Liste di Remarketing per Annunci di Ricerca (RLSA) Questa tipologia di campagna di remarketing mostra annunci target a coloro che hanno cercato determinate parole sui motori di ricerca. Posto di fronte all’annuncio Display, l’utente visualizza anche un’inserzione testuale nel motore di ricerca. 4) Video Remarketing Google Adwords consente di pubblicare annunci a visitatori del nostro e-commerce che sono in navigazione su YouTube mentre visualizzano dei video. 5) Email Remarketing Questa è la forma di remarketing tra le più diffuse ed utilizzare dalle aziende. Permette di generare inserzioni destinate a utenti inseriti in lista sulla base di interessi e caratteristiche ben delineate. Ciò consentirà di inviar loro i giusti prodotti con caratteristiche che collimano con le loro esigenze ( Customer Match). Digital Remarketing

Split Campaigns verso liste di remarketing specifiche

Come già appurato, l’implementazione di una campagna di remarketing contiene numerose sfaccettature. Individuare i giusti utenti nel momento giusto richiede pianificazione, definizione di obiettivi chiari e attenzione nei dettagli. Per ottenere risultati e risultare più efficaci la cosa migliore è sempre indirizzare le nostre campagne di remarketing verso un pubblico target ben profilato ed inserito in una lista specifica. Di seguito le strategie più importanti tra le più utilizzate: 1) Pubblico target: tutti gli utenti del sito web E’ la maniera più generica e basilare per ri-coinvolgere utenti passati e portarli alla conversione 2) Proporre prodotti differenti al giusto utente Saremo efficaci una volta che riusciremo ad implementare campagne settate in maniera precisa e dettagliata, che ci permetteranno di proporre la sciarpa sportiva azzurra ad un tifoso del Napoli Calcio in Campania, e allo stesso tempo una scarpa rossa come regalo di Natale ad una casalinga, sempre dallo stesso e-commerce. 3) Pubblico target: utenti in uscita senza conversioni In questo caso la strategia consiste nella creazione di una lista target di coloro che escono dal nostro e-commerce senza aver effettuato alcuna conversione, con la conseguente implementazione di campagne volte a ri-coinvolgerli e spingerli alla conversione. L’obiettivo atteso in questo caso è un miglioramento del Bounce Rate. 4) Pubblico target: Abandoned Shopping Cart Molti studi fatti su questa categoria di utenti rivelano che il tasso di “Carrelli abbandonati” si aggira attorno al 75%, certificando l’importanza delle azioni di remarketing su questa categoria di utenti. Gli utenti che hanno abbandonato il carrello appena iniziato sono veramente vicini alla conversione e a volte hanno bisogno solo di una piccola motivazione extra come uno sconto o una promozione ad hoc. 5) Up-selling e Cross-selling su contatti esistenti Per gli utenti che hanno già effettuato conversioni sul nostro sito diventa fondamentale creare delle liste di remarketing con l’obiettivo di promuovere in maniera coerente ed efficace articoli simili a quanto già acquistato: chi ha appena acquistato un laptop da PC, è più probabile che possa essere interessato ad una tastiera o un mouse. Questa lista di “Converted Customers” sarà inoltre più propensa e pronta a riacquistare sulla nostra piattaforma o addirittura aggiungere articoli correlati ad l’acquisto in corso. In questo il marketplace Amazon fa scuola. remarketing2 6) Customer Retention: richiami ad interventi regolari per migliorarla Se vi accorgete che i dati relativi al traffico di ritorno su sito stanno migliorando e che gli utenti sono un po’ più propensi ad effettuare una conversione in un determinato lasso temporale, proviamo a creare una lista che ci consenta di fare dei test sfruttando questi dati. Il gioco può consistere nel replicare richiami di remarketing regolari con conversioni proposte entro 30, 60 o 90 giorni. Siamo giunti alla fine della prima parte di questo argomento che desta molto interesse nel mondo del Digital Marketing. Nella seconda parte approfondiremo altri aspetti del Digital remarketing: Strategie Top e gli strumenti di Remarketing più utilizzati. Hai qualche domanda? Scrivici! Desideri approfondire qualche argomento specifico tra quelli in discussione? Scrivici o commenta pure.
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5 consigli per una campagna AdWords Express

Sul nostro blog parliamo spesso di Campagne SEM e di Pay per click. Oggi voglio parlarvi di AdWords Express, la piattaforma di AdWords dedicata alle attività locali. Si tratta di un formato pubblicitario molto più semplice rispetto a quello delle normali campagne PPC di Google e non richiede particolari competenze tecniche. È pensato per essere utilizzato da (quasi) tutti e Google stesso ne sottolinea la semplicità dicendo che ci vogliono solo 15 minuti per impostare un annuncio.
In realtà anche le classiche campagne AdWords permettono di targettizzare molto bene il raggio di utenti a cui dirigere gli annunci e i device di destinazione, potendo scegliere solo gli smartphone. Ciò che differenzia radicalmente le due piattaforme è la facilità di utilizzo, le possibilità di personalizzazione e di segmentazione delle campagne.
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Qual è la differenza tra AdWords e AdWords Express?

  • Su AdWords Express il target di riferimento degli inserzionisti (non è indicato per le grandi aziende) è ridotto all’essenziale. Sarà sufficiente indicare il settore della nostra attività o alcune keyword generiche. Nessuna corrispondenza a frase o esatta, nessuna estensione annuncio nè banner pubblicitario.
  • La localizzazione territoriale, poiché AdWords Express ci permette di pubblicare il nostro annuncio entro un massimo di 65 km (scegliendo un targeting per distanza dalla località) o comunque in un’area territoriale ben definita poiché l’efficacia dello stesso tende ad aumentare proprio quando la localizzazione è precisa.
  • AdWords Express è completamente automatizzato e le funzioni di ottimizzazione della campagna sono quasi nulle. La scelta delle keyword, ad esempio, non esiste in quanto è Google a creare in automatico dei match tra l’annuncio, il settore di riferimento e il prodotto o servizio che andiamo a pubblicizzare. Questa è chiaramente un’arma a doppio taglio perché se da un lato permette praticamente a tutti di avviare una campagna è altrettanto vero che un livello di automatizzazione così elevato rischia di portarci fuori target e far visualizzare gli annunci a utenti non realmente interessati.
  • Anche gli insight sono semplificati, proprio per poter permettere a tutti di dar significato ai dati e valutare l’efficacia delle campagne.

AdWords Express è davvero utile?

La mia opinione su AdWords Express è che si tratta di uno strumento molto utile ma non può essere l’unico modo per raggiungere un obiettivo di local marketing perché ciò significherebbe fare investimenti inutili. Spesso, infatti, la causa del fallimento di una campagna AdWords Express (e questo concetto può essere esteso a ogni aspetto di una strategia di Web marketing) sta proprio nel pensare che esso possa risolvere tutti i problemi di scarsa visibilità di un’azienda, mentre la verità è che deve essere inteso come un elemento di una strategia Local marketing, al pari delle Digital Pr, della SEO, di iniziative di marketing tradizionale, e così via. In questi casi, infatti AdWords Express può esserci di grande aiuto per raggiungere obiettivi di visite presso la nostra attività, raggiungimento di nuovi clienti, richieste di preventivi, contatti telefonici e, perché no, vendite.
Nonostante la più bella promessa che Google ci faccia è quella della pressoché completa automatizzazione, vogliamo porre l’accento sull’importanza del monitoraggio e dell’ottimizzazione delle campagne. La sezione ad esso dedicata è anch’essa semplificata rispetto a ciò a cui AdWords ci ha abituati. I dati che ci mostra infatti sono di visualizzazioni e click e qualche metrica di base se l’account AdWords è collegato ad Analytics.
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Per quanto riguarda le frasi di ricerca invece, non essendo possibile utilizzare le corrispondenze per le keyword si corre il rischio di ottenere click e visualizzazioni per parole non pertinenti alla campagna. Nell’immagine qui sotto ad esempio notiamo come a partire dalla parola chiave “Stufe a pellet” abbiamo ottenuto click per una keyword molto generica come “Stufa” e keyword correlate ma non pertinenti come “Caminetti a pellet” e “Stufe a pellet usate”. AdWords Express permette di “spegnerle” ovvero di inserirle come corrispondenza inversa ma soltanto dopo che queste hanno generato click. Ciò significa che al contrario di quanto si possa pensare è molto importante monitorare con precisione e costanza le campagne.

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5 consigli per una campagna AdWords Express di successo

  1. Sottolineate gli elementi che vi rendono unici. Se avete un ristorante specializzato in cucina tipica locale a Milano non limitatevi a lavorare sulla Keyword “Ristorante Milano” piuttosto siate specifici e puntate sulle nicchie parlando del “miglior ossobuco con risotto a Milano”.
  2. Includete il prezzo, uno sconto, o un’offerta. Molto spesso gli utenti che cercano qualcosa sulla mappa hanno poco tempo a disposizione e quindi l’immediatezza è un elemento fondamentale. Aiutarli a prendere una decisione rapida può essere la chiave.
  3. Includete una “Call to action”. Nella parte finale del vostro annuncio dovreste sempre includere frasi come “Prenota ora”, “Vieni a trovarci”, “Chiama ora”.
  4. Curare le landing page. Non importa se la nostra campagna punti sul nostro sito o sulla pagina Google+. In ogni caso è fondamentale ottimizzare entrambe le cose. Ad esempio abbiamo parlato dei NAP in altri articoli sul local marketing. Immaginate di aver inserito un numero di telefono o un indirizzo sbagliato. Ciò significherebbe mandare gli utenti che ci cercano sulle mappe in un posto diverso dalla nostra sede o far chiamare a un numero errato o inesistente con danni alla nostra reputazione, per la campagna ma anche per il posizionamento SEO.
  5. Monitorate con frequenza i risultati. Come abbiamo appena detto, AdWords Express lascia poco spazio alle ottimizzazioni ma è molto importante farlo laddove ci permette di intervenire. Parliamo in primis del report “Frasi di ricerca” attraverso il quale possiamo inserire le corrispondenze inverse. Le altre metriche, ovvero “Visualizzazioni”, “Click”, “Chiamate verificate” e “Azioni sulla mappa” non ci permettono di apportare azioni correttive se non quelle di modificare in toto gli annunci e il target della campagna, ma è comunque molto importante tenerle sotto controllo per valutare le performance.
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Cosa sta succedendo al Keyword Planner di Google Adwords?

Due grandi stravolgimenti nel mondo della SEO

Per tutti coloro che come noi lavorano ogni giorno a stretto contatto con le attività di ottimizzazione SEO e di PPC, strumento imprescindibile per l’analisi delle keyword da utilizzare è Keyword Planner di Google Adwords. Per chi non conoscesse Keyword Planner – in maniera molto sintetica – si tratta di uno degli strumenti offerti da AdWords che “fornisce idee per le parole chiave e stime di traffico per semplificare la creazione delle campagne sulla rete di ricerca”. Questo bellissimo tool non viene però usato solo dagli inserzionisti di AdWords. Infatti, proprio in virtù del fatto che restituisce stime di traffico sulle singole keyword, viene anche utilizzato da tutti coloro che si occupano di SEO onsite per la creazione e l’ottimizzazione dei contenuti.

Google Adwords: a cosa serve

Fino ai primi di Agosto lo strumento di pianificazione delle parole chiave si presentava come un tool ricco di informazioni che, una volta impostato il “target” della ricerca, offriva la possibilità di visualizzare:
  • la media di ricerche mensili per una o più keyword
  • il trend del volume di ricerca in un dato periodo, con possibilità di vedere l’andamento mensile del trend per ogni singola keyword
  • l’analisi per tipologia di dispositivo
  • l’analisi per località
  • il livello di concorrenza per campagne su rete di ricerca su ogni keyword
  • l’offerta consigliata su ogni singola keyword per le campagne su rete di ricerca

Google Adwords update 2016

Qualche settimana fa, qui a Socialware, durante una normale giornata di lavoro, abbiamo notato qualcosa di diverso su alcuni degli account AdWords dei membri del nostro team. Ad alcuni di noi, Keyword Planner restituiva la solita “media delle ricerche mensili”, ad altri, invece, imponeva una nuova “media delle ricerche mensili per tutte le tue idee”. cosa-sta-succedendo-a-keyword-planner-adwordsa-img-2 Come si può vedere Keyword Planner ad alcuni di noi offriva gli intervalli dei volumi di ricerca anzichè la solita cifra, seppur approssimata, tonda sul volume di ricerca mensile. Ci siamo così accorti di una scritta che capeggiava lo strumento di coloro che vedevano un range dei volumi di ricerca: “In questa pagina sono visualizzati gli intervalli dei volumi di ricerca. Per informazioni più dettagliate, imposta e pubblica una campagna.” Per non tirarla troppo per le lunghe da qualche giorno AdWords fornisce lo strumento di pianificazione delle parole chiave completo di tutte le informazioni di cui sopra, solo ed esclusivamente a chi ha in quel momento delle campagne di advertising attive. Nascondendo così, a chi non è un inserzionista, le seguenti informazioni:
  • la media di ricerche mensili per una o più keyword
  • il trend del volume di ricerca in un dato periodo, con possibilità di vedere l’andamento mensile del trend per ogni singola keyword
  • l’analisi per tipologia di dispositivo
  • l’analisi per località

Cosa dice google dei recenti update

Approfondendo l’argomento abbiamo fatto qualche ricerca su Big G capitando nel forum degli inserzionisti di Google dove, CassieH – community manager di google – spiega in maniera poco dettagliata che “Advertisers with lower monthly spend may see a limited data view in the Keyword Planner”. Sembra evidente che google voglia fornire quindi questo potente tool solo a coloro che non solo sono inserzionisti di AdWords, ma che spendano anche più di un semplice “lower monthly spend”. Noi di Socialware, gestendo oltre 250.000€ di campagne PPC, non avremo problemi a continuare ad avere tutte le informazioni dettagliate che AdWords con Keyword Planner offre, ma pensiamo a chi, come noi all’inizio della nostra carriera, non è interessato a gestire campagne PPC, ma a fare ottimizzazione e creazione di contenuti SEO friendly e che cerca uno strumento affidabile su cui far riferimento.

Volumi di ricerca combinati per keyword simili

Questo non è però l’unico cambiamento storico a cui stiamo assistendo sul Keyword Planner negli ultimi mesi. Google ha infatti recentemente modificato il tool in maniera che non sempre offra volumi di ricerca dettagliati per singola keyword, ma restituisca un unico dato per gruppi di keyword “simili”. Non ci è ancora chiaro come questo concetto di similitudine sia definito. L’effetto raggruppamento infatti non sempre si verifica allo stesso modo. Qualche esempio pratico:
  • Acronimi
In questo caso Google accorpa le due keyword nella sola “ppc” con 1600 ricerche mensili medie.
ppc 1600
pay per click 1600
In quest altro esempio, nonostante si tratti ancora di acronimi, le due keyword rimangono distinte l’una dall’altra con due volumi di ricerca mensile differenti.
dop 12100
denominazione di origine protetta 140
  • Plurale e singolare
Per queste due keyword google accorpa plurale e singolare restituendo solo “piante” con 18.100 ricerche mensili medie.
pianta 18100
piante 18100
Al contrario queste due keyword rimangono distinte nella forma al singolare e al plurale restituendo volumi differenti.
servizi finanziari 320
servizio finanziario 20
  • Ortografia
Nel seguente caso, scrivendo in tre forme diverse la parola “e commerce”, keyword planner le accorpa in una sola con un unico volume di ricerca.
ecommerce 22200
e commerce 22200
e-commerce 22200
Diversamente, utilizzando le tre diverse maniere di scrivere “e commerce” associate a “creare”, keyword planner ne fonde due in “creare e commerce” con 170 ricerche media mensili, mentre “creare ecommerce” restituisce un valore di 140.
creare ecommerce 140
creare e commerce 170
creare e-commerce 170
Non è ben chiaro quindi quale sia il criterio con cui Google accorpa o distingue le keyword. Questo raggruppamento ai più potrebbe risultare davvero antipatico, ed il verificarsi solo in alcuni casi, e non sempre, apparire fuorviante. Ma occorre cercare di cogliere le informazioni che Google ci fornisce per poter pianificare correttamente le nostre strategie di marketing e convogliare i nostri sforzi esclusivamente dove c’è un reale bisogno di dettaglio. Google ci sta inviando il suo consueto messaggio subliminale che, chi lavora nel settore, è costretto ad interpretare. La nostra interpretazione è che questo sia un ulteriore passo verso un algoritmo sempre più incentrato sulla qualità dei contenuti e sempre meno sulle singole keyword. Siamo convinti che chi ancora continua a fare differenza tra singolari e plurali o preposizioni e avverbi per meglio ottimizzare le proprie pagine è il caso che inizi a cambiare strategia. Nelle prossime settimane approfondiremo l’argomento all’interno del nostro blog, ma prima ci piacerebbe sapere voi cosa ne pensate di questi due cambiamenti e se, e come, state ponendo i ripari a questi due grossi update apportati da Google. Aspettiamo le vostre opinioni e le vostre esperienze. A cura di Daniele Pignasmile Pignone, Digital PR e Content Curator, e Pietro Lombardi, SEO e Digital Analyst.
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Adwords: 3 consigli che faranno felice il vostro portafoglio

Le campagne Adwords vengono attivate di default con alcuni dettagli e opzioni che se non ottimizzati immediatamente, rischiano di farci sperperare parte del budget che abbiamo previsto.

Il danno non è “solo” economico, ma influisce anche sul rendimento della campagna, sul ROI e sul CTR.

Oggi voglio offrirvi tre tips che vi aiuteranno senz’altro e faranno felice il vostro portafoglio:

 

#1 Campagne Display, attenzione al traffico dalle Mobile Apps

Quando impostate una campagna display, soprattutto per alcune categorie di prodotto, come ad esempio l’elettronica, i giochi, o lo sport e il tempo libero, potrete verificare che nel giro di pochi giorni si genererà tantissimo traffico da applicazioni per mobile. Il traffico proveniente da queste fonti non è mai traffico di qualità: quante volte navigando con il vostro smartphone, avete cliccato per errore sui bannerini legati al “famoso video di Belen” o ai nuovi messaggi su facebook?

Pubblicità Adwords mobile apps Banner ingannevoli Adwords display  Questi banner, vengono posizionati quasi sempre in in prossimità dei tasti dello smartphone, quindi è sufficiente un dito un po’ più grande della media, o un piccolo errore di distrazione e il “click” è fatto.

Se provate ad analizzare il traffico proveniente da questi canali, vi accorgerete quasi sicuramente che è di scarsissima qualità… Per non parlare delle conversioni.

Esistono 2 modi per impedire che i nostri annunci sulla rete display vengano pubblicati sulle mobile apps:

– Eliminarli manualmente. Per eliminare manualmente questi posizionamenti, è sufficiente andare in “Rete display” e poi in “Posizionamenti”, ed eliminare i siti che iniziano con “Mobile App”. Questa opzione è consigliata soltanto nel caso in cui ci siano delle App che portano traffico di qualità e conversioni. Eliminarli automaticamente. Nella grande maggioranza dei casi, nessuna app porta traffico di qualità. Di conseguenza, consiglio di effettuare una modifica massiva ai posizionamenti, inserendo nella scheda “Esclusioni” della campagna, il posizionamento adsenseformobileapps.com. In questo modo vi metterete al sicuro da futuri aumenti smisurati di click e impressions.

 

#2 I Partner di ricerca di Google non aiutano le conversioni

Partner di ricerca google

Per definizione, una campagna impostata sulla rete di ricerca, dovrebbe essere rivolta alla sola rete di ricerca e, ottimizzata esclusivamente per ottenere visibilità nella prima pagina di Google.

Al contrario, quando create una nuova campagna Google Adwords sulla rete di ricerca, appare di default la spunta “Includi partner di ricerca”. Per chi non lo sapesse i partner di ricerca di google, non sono soltanto Google shopping, Google maps o Google immagini, ma altri centinaia di migliaia di siti esterni a Google. Tali siti web difficilmente portano traffico di qualità (e conversioni). Di conseguenza, vi consiglio di eliminare tale opzione.

 

#3 Utilizzate i Filtri per monitorare gli elementi incerti di una campagna

Non dimenticate che la regola principale che deve guidare ogni vostra azione nella gestione di una campagna Adwords è il buon senso.

Di conseguenza potreste rendervi conto che ciò che per tanti altri può risultare dannoso, a voi potrebbe trarvi benefici.

Quando siete indecisi se escludere un annuncio, o un posizionamento, modificare le offerte, mettere in pausa una campagna, e più in generale se c’è qualche elemento che non vi convince e volete monitorarlo, la soluzione migliore è utilizzare i filtri.

Esistono filtri di ogni tipo, per monitorare le conversioni o il rendimento delle vostre campagne, per incrociare i dati dell’analytics o per monitorare costantemente le aste delle vostre keyword.

Se utilizzati al meglio, i filtri vi saranno di grande aiuto per ottimizzare costantemente le vostre campagne Adwords.

Continuiamo la discussione su: @thesocialware su twitter Visibilità sui motori di ricerca. Google lancia EMD update  @Franceant su twitter Visibilità sui motori di ricerca. Google lancia EMD update

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Campagne Adwords per siti di Ecommerce: 10 consigli

Le campagne Google Adwords sono tra le attività più importanti di una strategia di Web Marketing, soprattutto per i siti di Ecommerce. Possono essere molto redditizie e generare un ROI molto positivo, a patto però che vengano gestite in maniera adeguata. Altrimenti, possono ritorcersi in un’arma a doppio taglio e tradursi in una perdita di budget notevole.

Gestire una campagna Adwords non è affatto cosa semplice, e richiede molto tempo. Non è un caso se nelle aziende più strutturate ci sono team di persone dedicate esclusivamente alla gestione della attività di pay per click.

Quando ci troviamo a ottimizzare campagne Adwords dei nostri clienti, riscontriamo molto spesso errori ricorrenti, che minano il successo e le possibilità di ottimizzare il budget e i guadagni. Eccoli sintetizzati in questo post.

#1 Utilizzo delle opzioni di corrispondenza

L’obiettivo di una campagna Adwords non è coprire un intero mercato e toccare tutti gli utenti, bensì individuare e colpire la nicchia di potenziali clienti che possano trasformarsi in clienti, nel più breve tempo possibile. Per questa ragione è molto importante utilizzare in modo adeguato i tipi di corrispondenza. Impostare tutte le keyword con corrispondenza generica ci porterà sicuramente ad avere molto traffico ma poco qualificato, e che difficilmente convertiremo ai nostri obiettivi. Attenzione quindi a utilizzare con parsimonia le keyword con corrispondenza generica, in quanto sono le più “pericolose”.

#2 Utilizzo delle parole chiave a corrispondenza inversa

Per affinare ulteriormente il mercato delle keyword su cui competere, è molto importante prevedere una lunga lista di keyword a corrispondenza inversa. Le keyword a corrispondenza inversa sono quelle parole la cui digitazione nella query di ricerca impedisce a un annuncio di essere attivato. Se ad esempio abbiamo un negozio di arredamento e vogliamo pubblicizzare una nuova linea di divani in pelle, probabilmente dovremo inserire come corrispondenza inversa parole come: “Ecopelle” e “Tessuto”, ma anche “Ikea” o “Usato”… Il corretto utilizzo delle corrispondenze inverse ci permetterà di individuare il nostro mercato esatto. La ricerca di queste keyword è un’attività in continuo divenire che non può essere fatta solo a inizio campagna. Le parole vanno monitorate costantemente (utilizzando la funzione “Dettagli parole chiave“) e la lista di keyword negative va sempre ottimizzata.

#3 Monitorare le conversioni

Potrà sembrare assurdo, ma esistono tantissime aziende che realizzano costantemente campagne Adwords, senza però aver mai impostato il codice di monitoraggio delle conversioni. La corretta gestione di una campagna Adwords invece, non può prescindere da questo aspetto, non soltanto perché solo così possiamo avere un riscontro effettivo di quante vendite riesce a generare la nostra attività di Pay per click, ma anche per capire aspetti più trasversali che possono tornarci utili nella nostra strategia di Web marketing. Potremmo ad esempio scoprire quali sono le keyword che convertono di più e meglio e magari utilizzarle nella nostra strategia SEO organica!

#4 Organizzare Gruppi di annunci AdWords funzionali alla campagna

Una delle funzionalità di base nella fase di impostazione di una campagna Adwords è la suddivisione in gruppi di annunci. I gruppi di annunci AdWords ci permettono di “spacchettare” una campagna in tante mini campagne. Questa cosa è fondamentale in quanto ci permette di raggiungere livelli di specificità maggiori e colpire delle micro-nicchie di mercato. Se ad esempio vendiamo diversi tipi di divani, probabilmente ci tornerà utile creare dei Gruppi di annunci “Divani in pelle”, “Divani Angolari” e “Divani letto”. L’obiettivo è creare delle strategie diverse per ogni gruppo di annunci.

#5 Impostare campagne di Remarketing

Vi è mai capitato di avere la sensazione di essere “inseguiti” da pubblicità di siti o prodotti che avete visitato in precedenza? Beh, non è una casualità… Le campagne di Remarketing hanno come mercato obiettivo infatti, tutti gli utenti che hanno precedentemente cliccato su annunci di altre campagne, ma senza effettuare un acquisto o una conversione. Con il remarketing invece cercheremo di “convincere” gli utenti mediante la pubblicazione di annunci testuali e banner pubblicitari pubblicati su siti della rete display di Google. Se impostate in maniera efficiente, le campagne di remarketing ci permetteranno di ottimizzare notevolmente il budget dedicato al Pay per click perché andrà a recuperare tutti quei click che non hanno generato conversioni.

#6 Monitorare la concorrenza

Uno dei più grandi errori commessi in fase di studio di una nuova campagna Adwords è legato allo scarso o inesistente monitoraggio dei competitors. Quale prodotto pubblicizzano? A quale prezzo? Su quali keyword stanno puntando? Come gestiscono gli annunci? Come sono le landing page? Tutti questi dati possono aiutarci notevolmente per capire in che direzione stiamo andando e se siamo effettivamente competitivi sul mercato. Non dimenticate che a differenza di una strategia Seo (di lungo termine), con Adwords e il pay per click i risultati devono essere quanto più immediati possibile.

#7 Ottimizzare gli annunci

L’attività del copy per Google Adwords è molto particolare e delicata. Deve essere un mix di creatività, trasparenza, persuasione e con un chiaro invito all’azione. Il tutto senza dimenticare l’inesorabile limite dei caratteri imposto da Google. Non fate quindi l’errore di dedicare a questa attività una parte meno importante.

#8 Utilizzare Landing page efficaci

Uno degli elementi decisivi per spingere all’acquisto un utente è la landing page. Immaginate di aver puntato sulla giusta keyword e aver incuriosito l’utente con un bellissimo annuncio, proprio in linea con ciò che sta cercando. Beh, avete fatto gran parte del lavoro! Adesso la partita si gioca sul vostro sito, sulla pagina dove avete fatto atterrare l’utente. Cercate di scegliere una Landing page che sia innanzitutto in linea con l’annuncio e con le keyword della campagna, ma anche specifica (del prodotto che state promuovendo o al massimo della categoria madre dei prodotti), e che abbia un invito all’azione molto chiaro, definito e distinguibile dal resto degli elementi del sito. Sconsigliamo Landing page create ad hoc con grafiche separate dal resto del sito. Andate al sodo e rendete chiaro il vostro messaggio.

#9 Creare campagne Google Shopping

Fino a poco tempo fa gli operatori del settore avevano la possibilità di utilizzare gratuitamente le opportunità di Google Shopping. Oggi purtroppo non è più così e Google Shopping è stato assoggettato alle regole di Adwords. Di conseguenza, molte aziende hanno smesso di utilizzarlo. Il nostro consiglio è che il comparatore di prezzi di Google rimane un canale molto importante ed è utile prevedere una parte di budget da dedicare.

#10 Monitoraggio, Analisi, e ancora Monitoraggio

Molto spesso i preventivi per la gestione di una campagna Adwords risultano abbastanza cari. Ma è normale e sarebbe strano il contrario. Oltre al tempo speso nel settaggio iniziale, la gestione della stessa richiede tanta attenzione e un impegno quotidiano. Nessuna campagna Adwords infatti, raggiungerà mai il successo se non si prevede un’attività di monitoraggio costante. Chi gestisce campagne Adwords deve avere notevoli capacità analitiche, essere in grado di interpretare i dati e il mercato, in modo da scegliere sempre gli annunci con il CTR e con il tasso di conversione più alti, e avere capacità di prendere decisioni in breve tempo.