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Voice Search: come cambia la SEO

Cos’è la Voice Search?

Come e cosa cambia nella SEO del futuro

Capire come gli utenti cercano contenuti e soprattutto cosa cercano utilizzando nuovi strumenti e con nuove abitudini. Oggi parliamo di Voice Search e di cosa cambia nello scenario SEO con la diffusione di nuove modalità di ricerca. INDICE
  1. Cos’è la Voice Search?
  2. Come cambierà la SEO nei prossimi anni
  3. Best practice per una Vocal SEO efficace
  4. Conclusioni

Cos’è la Voice Search?

Da sempre i comportamenti dell’uomo sono condizionati e spesso determinati dei mezzi utilizzati per veicolare, cercare o produrre contenuti di vario genere. Che si tratti della ricerca di un’informazione, o delle modalità di interazione e relazione con la comunità/community, gli strumenti utilizzati non sono mai neutri e influenzano non solo i messaggi ma anche i gesti e i tempi della comunicazione. A tutto questo si aggiunge il cambiamento degli stili di vita e della quotidianità. Senza spostarci sul piano antropologico e senza citare McLuhan un dato è certo: le nuove tecnologie influiscono inevitabilmente sul linguaggio. Osservare come cambia il linguaggio in relazione agli strumenti disponibili è una delle tante buone pratiche che un SEO attento deve sviluppare con una certa costanza e dedizione. Query che qualche anno fa avevano un significato oggi ne hanno un altro, fanno riferimento a contenuti nuovi e soprattutto a risultati di ricerca diversi. Questo discorso molto ampio e interessante si regge su un grande ambito altrettanto avvincente che riguarda l’interazione uomo-macchina. Da un lato ci siamo noi che, superati i primi decenni di imbarazzo e diffidenza, oggi comunichiamo con i dispositivi con una naturalezza che migliora giorno dopo giorno, dall’altro ci sono algoritmi che interpretano questa umanizzazione del linguaggio per offrire i risultati migliori e soddisfare le aspettative di questi nuovi utenti spigliati. In parole povere, se solo qualche anno fa pronunciare in pubblico frasi come “Ehi, Google” o “Ehi, Siri” avrebbe destato ilarità o preoccupazione, oggi il motore di ricerca ha cambiato faccia, anzi per essere più precisi, oggi il motore di ricerca ha una faccia con la fisionomia di un amico o di un’amica ai quali chiedere qualsiasi cosa e con un linguaggio colloquiale. Questa è la Voice Search: la possibilità di effettuare una ricerca online senza digitare o scrollare ma con il solo utilizzo della propria voce. Basta fare una domanda parlando nel microfono o “chiamando” il tuo assistente per ricevere subito le risposte migliori, “la” migliore nel caso degli smartspeaker come Google Home e Amazon Echo. Ma cosa vuol dire in termini SEO tutto questo? Vediamolo subito. Vocal SEO

Come cambierà la SEO nei prossimi anni

Il cambiamento delle abitudini di ricerca, l’utilizzo di un linguaggio sempre più naturale e l’evoluzione degli algoritmi sono i tre elementi alla base di una metamorfosi ancora lenta ma destinata a crescere nei prossimi anni. Ricerche come “ingredienti pesto”, “offerte smartphone”, “pasticceria Bari” o “tavolo soggiorno” potrebbero diventare nell’ordine “con quali ingredienti preparo il pesto”, “quali smartphone ci sono in offerta al momento”, “dove trovo una pasticceria a Bari“ o “quale tavolo scegliere per il soggiorno”. Niente paura. Quello di cui parliamo non è una minaccia e chi si occupa di SEO non verrà svegliato nel cuore della notte dai suoi clienti per stravolgere l’ottimizzazione di blog e descrizioni di categoria. I tempi non sono ancora maturi per considerare questa trasformazione un fenomeno di massa ma di sicuro è una tendenza che inizia a manifestarsi in modo più evidente. Quelle che fino a qualche anno fa erano keyword di coda “troppo” lunga perché composte “addirittura” da più di cinque parole, oggi potrebbero rivelarsi interessanti proprio perché diventa sempre più semplice pronunciare ricerche “complesse” che digitare una query, anche di “soli” tre termini. Anche se la Voice Search è una realtà ormai possibile da qualche anno, oggi è molto importante aggiungere alla check list della SEO strategy alcuni elementi che nel tempo potrebbero rivelarsi utili con risultati positivi sul posizionamento. Nulla di innovativo o che un buon SEO non abbia mai fatto ma quelle che prima potevano essere azioni non prioritarie, oggi assumono un ruolo principale se si desidera fare della buona Vocal SEO e posizionare i propri contenuti su specifiche richieste vocali. Vediamo alcuni aspetti che diventano fondamentali: Titolo: il più vicino possibile alla domanda precisa Paragrafi brevi: il contenuto deve rispondere alle richieste in modo sintetico e chiaro, facilitando nello stesso tempo la lettura. Linguaggio naturale: facilità in questo caso è sinonimo di naturalezza. È importante quindi sviluppare contenuti che oltre a rispondere a domande precise in modo sintetico, parlino la “lingua” di chi effettua la ricerca. Dati Speakable: i contenuti dovranno essere adatti alla riproduzione audio utilizzando la sintesi vocale (TTS), per offrire una migliore UX soprattutto dei nuovi smartspeaker in commercio. Sia chiaro, non è necessario intervenire con azioni drastiche con il rischio di compromettere la coerenza del contenuto. Una delle caratteristiche premianti da preservare, indipendentemente dai cambiamenti linguistici e di comportamento degli utenti, resta sempre la chiarezza accompagnata da una equilibrata esperienza di lettura. Per un’attività di Vocal SEO efficace diventa sempre più importate fare quello che quotidianamente siamo chiamati a fare ma un po’ meglio, ovvero rispondere in modo ancora più preciso ad una domanda articolata. Per la query “con quali ingredienti preparo il pesto alla siciliana” produrremo quindi un contenuto con un titolo identico associato ad un elenco puntato con le informazioni necessarie. A domanda precisa dovrà corrispondere una risposta altrettanto precisa. Pochi fronzoli nel primo paragrafo, circa 50 parole per soddisfare il bisogno dell’utente, poi tutto il resto.

Voice Search

Due best practice per una Voice SEO efficace

Featured Snippet: alla conquista della posizione zero

Quello che è il sogno di ogni SEO nella Voice Search assume un ruolo ancora più rilevante. La posizione zero, cioè la più importante della SERP, aumenta la possibilità di essere letti dalla voce sempre meno robotica dell’assistente. Questo risultato deve contenere la risposta diretta alla query dell’utente, deve essere strutturato con paragrafi brevi e, se funzionale al contenuto, inserire liste numerate, elenchi puntati o tabelle che sintetizzino ulteriormente la risposta.

Vocal SEO & Local SEO: la vera opportunità per le attività locali

Un ambito nel quale la Voice Search inizia a diventare una reale occasione di successo è il Local Marketing. Il fatto che i due termini si distinguano per una sola consonante potrebbe non essere solo una coincidenza se pensiamo che molto spesso le ricerche vocali riguardano dei bisogni di prossimità, mentre magari si è in auto nel traffico o passeggiando al parco. Ebbene sì, le due attività sono quasi sovrapponibili in termini di efficacia e la Vocal SEO assumerà sempre più rilevanza in tutte le strategie di local marketing dei prossimi anni. Diventa quindi fondamentale per un’attività locale la qualità e la quantità di informazioni sull’account aziendale Google My Business. È consigliabile dunque compilare in modo corretto tutte le sezioni e tenere aggiornati i contenuti.

Conclusioni

Quello della Voice Search è un argomento interessante e avvincente. Un tema che parla di come cambia il nostro modo di interagire, di cercare e di comunicare. È ancora presto per capire se siamo all’inizio di una mutazione importante che solo ora inizia a generare volumi di ricerca o se si tratta di un trend momentaneo destinato a ridimensionarsi deludendo le aspettative. Per ora non mi resta che osservare mia madre che, dopo anni di query digitate in modo errato, oggi guarda il suo nuovo smartphone e dice “Ehi, Google! Quanti anni ha Claudio Baglioni?”. Difficile per me capire se la sua faccia stupita che segue questa azione sia dovuta alla risposta precisa ricevuta, o dalla reale età di Baglioni. Continuerò ad indagare. Alla prossima!
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Statistiche Email Marketing

Email Marketing: tutti i numeri del canale più anziano del web

Dati e tendenze nell’Osservatorio Statistico 2019 di MailUp appena pubblicato

Come ogni anno per chi si occupa di email marketing è arrivato il momento di fare bilanci e previsioni. Anche se il primo dell’anno è alle nostre spalle già da un bel po’, chi svolge attività di digital marketing sa bene che per analizzare e organizzare i “buoni propositi” è necessario partire da dati affidabili e ben articolati. E quindi chi opera in ambito email sa bene che il suo vero primo dell’anno coincide con la pubblicazione dell’Osservatorio Statistico di MailUp. Un documento scaricabile gratuitamente che racchiude statistiche e andamenti dell’anno precedente a partire dagli invii effettuati da MailUp durante i 12 mesi, in questo caso, del 2018.

INDICE

L’Osservatorio Statistico 2019 pubblicato pochi giorni fa da MailUp si basa su oltre 13 miliardi di messaggi, ovvero 11.000 clienti della nota piattaforma di email marketing. Un’analisi che offre informazioni molto utili sia sulle tipologie dei messaggi inviati (DEM, newsletter e transazionali), sia sulla tipologia dei destinatari (B2B, B2C e B2B+B2C). Un altro contributo importante è quello dedicato ai settori commerciali, una panoramica molto utile dalla quale partire per l’elaborazione o l’ottimizzazione di una strategia di digital marketing efficace.

Un anno di Email Marketing: ecco i dati

Tassi di apertura in aumento del +12,7% rispetto al 2017

Tra tutti i canali di ogni strategia di digital marketing, l’email è di certo il più longevo. Interrogarsi sulla crescita di un canale con più di 45 anni di storia può sembrare una pazzia in un contesto sempre più dinamico, eppure quello che si apprende dall’Osservatorio Statistico 2019 di MailUp sorprende anche i più scettici. Rispetto al 2017 infatti il primo dato rilevante vede in crescita la fiducia nel canale in termini di apertura dei messaggi totali inviati che cresce del +12,7%. A crescere è quindi l’engagement nella fase centrale del funnel che, pur rimanendo stabile nel B2B, si conferma in netto miglioramento sia per il comparto B2C sia per quello misto B2B+B2C.

Email Marketing in Italia
Osservatorio Statistico 2019 di MailUp

Questo primo dato attesta un costante e crescente rafforzamento del rapporto tra azienda e destinatari, confermando l’importanza e la resistenza di un canale che delude sempre meno le aspettative tra le aziende che veicolano contenuti commerciali o informativi e gli utenti/clienti disposti a utilizzare uno strumento così diretto.

Tassi di clic: cresce meno il grado di rilevanza dei contenuti

Un secondo dato interessante è quello che riguarda il CTR. Stando a quanto riportato nella ricerca, pur migliorando di anno in anno e attestandosi intorno al +7,8% complessivo, la tendenza del tasso di clic non è proporzionale a quella del tasso di apertura. Ciò vuol dire che la crescita di interesse e di fiducia nel canale, non corrisponde del tutto ad una equiparabile rilevanza dei contenuti veicolati. I dati sul tasso di clic mostrano quindi un potenziale non ancora capitalizzato con importanti margini di miglioramento.

Il tasso di clic è la fase più importante nel funnel dell’utente di una campagna di email marketing, quello che nel report di MailUp è definito come il vero “bersaglio” dell’email strategy. Occorre dunque continuare a mettere in campo tutte le risorse necessarie per proporre contenuti sempre più vicini alle aspettative del singolo destinatario, impostando scelte strategiche e commerciali personalizzate e strettamente legate agli interessi e alle abitudini degli utenti.

Newsletter, DEM e Transazionali: tre tipologie a confronto

Procedendo nell’analisi dei dati relativi al 2018 riportati nell’Osservatorio Statistico di MailUp e spostandoci sulla tipologia di email, la newsletter conferma il suo vantaggio schiacciante su DEM e messaggi transazionali. Passando dal 67,7% al 70% in termini di volumi, si attesta un rinnovato interesse per contenuti informativi che nel B2C e B2C+B2B vedono un significativo incremento, mentre il leggero peggioramento appare la newsletter in ambito B2B puro.

Statistiche Newsletter
Osservatorio Statistico 2019 di MailUp

Anche in questo caso però le statistiche sul tasso di apertura e clic confermano il dato complessivo. All’aumento del primo infatti non corrisponde un miglioramento proporzionale del secondo. Questa incongruenza di traduce in una minore capacità di conversione nella fase più importante del funnel di una strategia di email marketing. Si tratta di un limite superabile prestando maggiore attenzione alla qualità e pertinenza dei contenuti veicolate, oltre al miglioramento dell’usabilità (layout e call-to-action).

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Tra le tipologie di invio, i messaggi transazionali sono quelli che registrano i risultati più positivi. Il dato è di certo strettamente legato al contenuto e alla funzione di queste email. Si tratta di messaggi automatici relativi all’invio di credenziali d’accesso, all’attivazione di un servizio, al tracciamento delle spedizioni, alla comunicazione di avvenuta consegna, alle conferme d’acquisto. Parliamo dunque di tutte quelle email magari attivate da un trigger, ovvero da un’azione dell’utente che è una chiara manifestazione di interesse.

Statistiche Transazionali
Osservatorio Statistico 2019 di MailUp

Le email transazionali rappresentano quindi una certezza da non sottovalutare nella costruzione di una strategia di email marketing. L’elevato grado di interesse del destinatario rappresenta un’importante opportunità per consolidare e rilanciare la relazione tra l’azienda e l’utente/cliente, con delle chiare opportunità commerciali.

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Anche il comparto DEM è caratterizzato da un visibile miglioramento. I messaggi di natura strettamente commerciale e promozionale si confermano quindi un importante strumento utile ad accrescere la fiducia dei destinatari. Come riportato nello studio di MailUp, l’incremento dei tassi di apertura del comparto DEM mostra oggi una significativa maturità nel rapporto tra mittenti e destinatari.

Statistiche DEM
Osservatorio Statistico 2019 di MailUp

Come per le altre due tipologie di email, anche in questo caso è evidente una difficoltà nel capitalizzare il dato positivo delle aperture. Il tasso di clic ancora troppo basso (1,9% per il B2C) è riconducibile ad un’attenzione ancora ridotta alle attività di segmentazione e profilazione dalle quali dipende la qualità dei contenuti.

Email Marketing & Ecommerce B2C: l’integrazione dei sistemi

Uno spunto molto importante dello studio di MailUp è nella conclusione dedicata all’utilizzo di sistemi integrati per l’elaborazione di contenuti dinamici con dati sincronizzati e aggiornati. Confrontando i risultati ottenuti da store online che collegano MailUp all’Ecommerce infatti emerge che le aziende che adottano un approccio dinamico nel quale più sistemi concorrono all’elaborazione di contenuti rilevanti e profilati ottengono risultati migliori in termini di open rate, tasso di aperture uniche, tasso di click rispetto ai messaggi recapitati e rispetto alle email aperte almeno una volta.

Un dato importante che non trova ancora conferma nell’ecosistema digital italiano che, pur mostrando una crescita è ancora timido nello sviluppo di strategie basate su dati integrati.

Come ogni anno dunque è da qui che si parte. Anche quest’anno l’Osservatorio Statistico di MailUp ci riporta un dato macro apparentemente banale ma affatto scontato: l’email marketing è ancora un pilastro di ogni strategia di digital marketing. Grazie al suo ruolo privilegiato e diretto con il destinatario, il canale email rappresenta ancora un segmento strategico su quale investire e, dalle tendenze che abbiamo visto, è destinato a mantenere questo ruolo ancora per molto tempo.

Alla prossima!

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Perché è importante migliorare il Conversion Rate?

L’importanza delle strategie volte a ottimizzare il tasso di conversione dei nostri canali di vendita online

Una strategia volta ad ottimizzare il Conversion Rate può aiutarci a rendere le nostre piattaforme web più performanti, tanto da poter ricevere più traffico, più leads, e dunque più vendite. Purtroppo solo il 22% delle aziende sono soddisfatte del tasso di conversione che ottengono. Ciò è comprensibile se si pensa che il 40% dei consulenti di digital marketing riesce ad ottenere solo tassi di conversione pari a 0.5%. Se il tasso di conversione registrato dalle nostre attività di digital marketing non ci soddisfano, le strategie volte all’ottimizzazione del Conversion Rate possono rappresentare una valida soluzione. E’ ormai noto che grazie al Conversion Rate Optimization si possa arrivare a risultati davvero esaltanti. Una strategia di Conversion Rate Optimization consente di ottimizzare ogni fase del nostro Funnel di Marketing. Con questo tipo di approccio è possibile individuare quei buchi e quelle fuoriuscite dalle quali disperdiamo traffico, lead e vendite. La CRO ci aiuterà nel tappare queste falle che ci ostacolano e che rallentano il nostro business online.

I benefici di una strategia ben delineata

Tra i tanti benefici derivanti da una strategia di Conversion Rate Optimization, possiamo focalizzarci su 5 tra i più noti: Guadagnare più Leads – Creare un customer journey che massimizzi click, registrazioni, acquisti o chiamate telefoniche. Di sicuro non ogni lead si traduce automaticamente in vendita, ma è anche vero che mettere più lead nelle migliori condizioni di effettuare una conversione porterà sempre dei vantaggi. Migliorare la qualità dei leads – Quando il gioco del marketing si fa duro ed inizieremo a far valere la nostra strategia di ottimizzazione, il nostro messaggio arriverà con molta più chiarezza e risulterà essere più in target con la nostra audience. Questo si tradurrà in maggiori opportunità di registrare più lead e vendite, questo perché soprattutto gli utenti fortemente interessati al nostro prodotto saranno più inclini proseguire lungo il nostro Marketing Funnel. Più vendite – E’una questione matematica. Più traffico in target porterà il nostro database a ricevere più lead e grazie ad un offerta più accessibile avremo più possibilità di registrare più conversioni. Migliorare il nostro ROI – Smettere di ricevere click irrilevanti e lead di bassa qualità porterà il nostro Costo per Lead a diminuire e automaticamente ad ottenerne di più con lo stesso investimento. Migliorare la reputazione online – Di base sappiamo che a Google piace fornire contenuti di qualità ai propri utenti. Se le nostre azioni di ottimizzazione ci portano a guadagnare più traffico e conversioni, Google continuerà ad esserne felice e ci premierà con un Ranking SEO più alto.

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Come creare un a Strategia CRO e cosa ci serve sapere

Prima di implementare le nostre azioni di ottimizzazione va come al solito analizzato il nostro Marketing Funnel, che è suddiviso in 3 fasi: Top, Medium e Bottom. Questo perché se siamo in grado di capire come e dove migliore la Customer Journey all’interno del nostro Funnel, riusciremo meglio a capire come arginare gli utenti fuoriusciti e come riportarli sulla retta via della conversione. Ovviamente non parliamo solo del nostro sito web! Le ottimizzazioni possono riguardare il blog, le inserzioni PPC, le piattaforme social, l’e-mail marketing, le app mobile, i video, le landing page ecc. Le vie dell’ottimizzazione sono veramente infinite, ma possiamo citare alcuni delle azioni esempio più utilizzate utili a migliorare alcuni aspetti del nostro Customer Journey. Analisi del comportamento degli utenti onsite – Quando si parla di best practice relative all’ottimizzazione del Conversion Rate, non si può non parlare di analisi del comportamento degli utenti onsite. Esistono strumenti molto performanti che ci aiutano a capire ed analizzare il comportamento di coloro che atterrano sul nostro sito web (pensiamo alle heatmap per esempio). Grazie a questi strumenti siamo in grado di analizzare dove gli utenti cliccano maggiormente, dove muovono il cursore, dove fanno tap, cosa leggono maggiormente, possiamo scoprire gli elementi che loro considerano inutili o inutili. Tutti dati preziosi utili all’implementazione di A/B test. Segmentazioni di Pubblici Target – Sappiamo già quanto ogni Prospect necessiti di un messaggio unico e personalizzato, cucito sulle proprie necessità. Un modus operandi molto diffuso ma che di solito delude le nostre aspettative è rappresentato dall’invio dello stesso medesimo messaggio ad ogni utente del proprio database, a prescindere dal suo “livello” o “importanza” all’interno del percorso alla conversione. Il direct marketing moderno richiede una segmentazione del nostro pubblico target e lo studio dettagliato del nostro marketing-message in tutti i suoi punti chiave: titolo, descrizione e call-to-action. Ogni messaggio deve parlare direttamente ai bisogni del singolo segmento di pubblico, proporre la risoluzione del problema, saper persuadere l’utente anche emozionalmente. Grazie alla definizione dei nostri Buyer Personas, all’interno di ogni segmento di pubblico, riusciremo ad essere più specifici ed efficaci. Meglio conosceremo i bisogni del nostro singolo utente, più saremo in grado di dargli ciò che cerca.

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Nuovi utenti vs. Utenti esistenti – Molto spesso la gran parte delle energie e strategie di marketing sono maggiormente focalizzate verso i first-time consumer. Piuttosto bisognerebbe mantenere una strategia continuativa che si pone come obiettivo quello di riportare il singolo utente ad altri acquisti grazie a strategie di cross-selling e up-selling. I mezzi a disposizione per riportare gli utenti che hanno già acquistato all’interno del funnel di conversione sono plurimi. Possiamo contare infatti su articoli blog, email, inserzioni a pagamento, landing pages, video tutorial, tutti strumenti utili non solo a convertire, ma anche ad informare e persuadere. Possiamo toglierci parecchie soddisfazioni creando e offrendo sconti, promozioni costruite sui bisogni delle nostre Personas e attraverso il direct marketing. Inoltre, grazie all’ottimizzazione del Conversion Rate per migliorare la prima e le successive conversioni dello stesso utente saremo in grado di creare un loop vincente e proficuo.

Conclusioni

Ottimizzare gli enormi sforzi profusi in ambito digital marketing vuol dire massimizzare non solo il nostro lavoro di ricerca e di marketing, ma anche semplicemente il nostro denaro. Una volta che le strategie e le azioni di marketing sono state messe in moto, è difficile stabilire se ciò che stiamo facendo sta avendo efficacia o meno. In questa valutazione, una strategia di Ottimizzazione del Conversion Rate ci viene in soccorso. Solo l’analisi dei dati e continui test possono rivelarci se i risultati che stiamo ottenendo nel nostro business sono il massimo che possiamo ottenere, oppure se possiamo fare ancora qualcosina in più.
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Pinterest per aziende: le strategie vincenti

Pinterest: ispira i tuoi follower con il visual storytelling

Avete mai pensato che Facebook e Instagram potrebbero non essere sufficienti per il tuo Ecommerce? Molti settori quali l’arredamento, l’abbigliamento, l’automotive, l’outdoor e tanti altri dove l’imaging diventa fondamentale per la rappresentazione dei prodotti, possono trarre grande vantaggio sfruttando Pinterest per incrementare il proprio business. Le immagini, si sa, sono fondamentali per promuovere il proprio Ecommerce, e questo potrebbe essere un canale giusto per la tua digital strategy. Pinterest è un’ottimo strumento di marketing perché permette alle aziende promuovere la propria vetrina in maniera semplice ed innovativa e agli utenti di cercare ispirazioni; per questi aspetti è più completo rispetto ai social più conosciuti come Instagram e Facebook. Rappresenta per le aziende un canale attraverso il quale mettere in mostra i prodotti, raccontarli, costruire una forte Brand Awareness e, naturalmente, vendere. La struttura molto semplice di Pinterest riproduce delle vere e proprie vetrine di un negozio, o degli scaffali nei quali l’utente può cercare i propri prodotti preferiti, o semplicemente delle ispirazioni. Pinterest oltre ad essere un potente strumento di Visual Storytelling, rappresenta un grande canale di interazione che da agli utenti la possibilità di utenti di salvare i Pin costruendo delle personali bacheche condivise. È proprio grazie a queste bacheche, alla possibilità di organizzarle in contenitori tematici, che Pinterest è diventato il nuovo punto di riferimento per la vendita online. Attenzione però, le bacheche Pinterest non devono essere una copia della piattaforma ecommerce, ma un ulteriore strumento per organizzare e pubblicare contenuti interessanti e originali. Ecco alcuni consigli per usare avviare la tua Pinterest Strategy:
  • Apri un account Pinterest Business
  • Integra Pinteres con l’Ecommerce
  • Racconta il tuo brand
  • Monitora i tuoi risultati

Come aprire un account Pinterest Business 

Il primo passo è aprire un account business. Se avete un account personale, potete convertirlo in aziendale. Se avete bisogno di aiuto, ci sono le indicazioni su Pinterest che vi guidano passo passo. Ecco perchè è importante aprire un account aziendale su Pinterest:
  • consultare i dati statistici
  • incrementare il traffico al tuo sito web
  • promuovere i tuoi migliori pin (al momento non è ancora disponibili sul pubblico italiano )
Se sei già iscritto a Pinterest con un profilo privato puoi trasformarlo in aziendale cominciando a pubblicare contenuti sono in linea con il tuo business/brand. In alternativa puoi creare un Account Business da zero. A questo punto la prima cosa da fare è cercare le keyword inerenti al vostro settore, osservare le ricerche correlate che lo stesso Pinterest suggerisce.

Integrare Pinterest con l’Ecommerce

Aggiungere il pulsante Pin alla scheda, rendendolo semplice da cliccare

È importante integrare lo shop online con il social network è importante aggiungere il pulsante Pin. Perché? In questo modo i follower potranno salvare e aggiungere alle proprie bacheche i contenuti pubblicati dal tuo brand. Questo consente agli utenti di condividere i contenuti grafici pubblicati sul sito. Un ottimo modo per aumentare le visite e diffondere il brand online. Per questo motivo sarà importante aggiungere delle foto capaci di attirare l’attenzione del cliente, e curare il title tag, che diventerà la descrizione del Pin.

La regola fondamentale: raccontare il brand

Parola d’ordine: Visual Storytelling. Raccontare il tuo brand attraverso le immagini o i video significa tralasciare per un momento la vendita e diventare un narratore dei propri prodotti o servizi. In altre parole quello che le aziende possono fare con questo canale è dare suggerimenti: condividere info grafiche lasciare delle idee su come sfruttare un prodotto o un servizio. Vediamo alcuni esempi: per un Ecommerce di abbigliamento può essere utile creare delle bacheche di outfit, per un negozio di arredamento invece, suggerire delle proposte di allestimento. Un’aspetto da non sottovalutare: la creatività! Diventa importantissimo lavorare sulla grafica: ottimizzare le dimensioni, prestare attenzione alla qualità del pin, ai colori, alla luce, controllare la leggibilità, condividere immagini ambientate, collage, testi che contestualizzino le immagini, usare frasi coinvolgenti, e aggiungere un tocco di personalità anche attraverso il logo del brand. Pinterest è un social network visivo, per questo è importante scegliere immagini accattivanti, anche da smartphone. E per farlo, non serve necessariamente un grafico: bastano Picmonkey o Canva. pinterest-per-aziende-pandora-socialware

Curare le bacheche, essere attivi, ispirare

Essere attivi nella pubblicazione è il consiglio valido per tutti i social, e Pinterest non è da meno. Pubblicare almeno un Pin al giorno è la mossa vincente per risultare presenti e attivi sui social, nonchè costanti. È importante aggiungere una descrizione dettagliata, che contenga le giuste keyword e che invogli gli utenti a cliccare. Avete d disposizione 500 caratteri, perciò non dimenticatevi di aggiungere anche una call-to-action, ovvero un invito all’azione, come “Scopri di più” “Trova ispirazioni” ecc. Potete prendere spunto da quello che fanno i vostri competitor e di seguito creare delle bacheche specifiche, ricordando che non è solo utile mostrare i prodotti ma ispirare i follower con creatività (suggerire idee regalo, mostrare tutorial, infografiche, guide). Ecco perchè sono molto utili sono le bacheche con questi titoli: “Come si fa…” “I sette modi per…” “Idee regalo per”, che possono riportare ai vostri articoli del blog. Facciamo un esempio pratico: se vendete birre, potete suggerite ai vostri utenti gli abbinamenti con alcune pietanze, diventando così dei venditori con un valore aggiunto. Avete a disposizione massimo 500 Bachehe, e per ognuna di il consiglio è inserire almeno 20 pin.

Monitorare i vostri risultati con Pinterst Analytics

Vi starete chiedendo, come faccio a capire se sto facendo un buon lavoro? Anche il lavoro su Pinterest va misurato, controllato, monitorato costantemente per capire se e come va migliorato e cosa. pinterest-analytics-770x436 Attraverso Dati Analitici ( la piattaforma di Pinterest è gratuitamente integrata nell’account ) potete valutare le attività sul profilo, le persone raggiunte, i Pin che hanno ottenuto più successo, quali prodotti o articoli hanno funzionano di più e come migliorare, le performance del vostro profilo, la composizione demografica e sugli interessi delle persone che raggiungete con i vostri pin, il traffico che i vostri pin hanno portato al vostro sito. Non vi resta che cominciare le attività del vostro brand, adattare il vostro stile stile e linguaggio, e non spaventatevi se dovete testare nuove strategie, lavorate con creatività. Se avete già cominciato a lavorare con Pinterest raccontateci la vostra esperienza nei commenti!
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Page Speed: come migliorare posizionamento e conversioni

Page Speed: come aumentare le conversioni con un sito più veloce

Velocizzare il sito web migliora il posizionamento? Tutto quello che c’è da sapere

È il 2009 quando Big G decide di spingere il piede sull’acceleratore accrescendo in modo esponenziale la velocità del web, introducendo così un nuovo fattore di ranking. Da allora il mondo digitale è cambiato in modo altrettanto esponenziale e con ritmi sempre più serrati. Le innovazioni tecnologiche hanno determinato importanti stravolgimenti nelle abitudini degli utenti. Sono cambiati i comportamenti, i dispositivi e di conseguenza è mutata anche l’aspettativa e il grado di soddisfazione di un utente sempre più predisposto ad una fruizione “immediata” dei contenuti cercati. La velocità ha assunto negli anni in modo quasi impercettibile ma sempre crescente un valore molto importante in ambito digitale. Ma come rendere un sito più veloce? E soprattutto, a cosa ci riferiamo precisamente quando parliamo di velocità? Senza troppi giri di parole parliamo della velocità di caricamento, ovvero del tempo che la pagina sulla quale l’utente atterra impiega per caricare tutti i contenuti. Se da un lato la Page Speed riguarda un intervallo di tempo ridotto, dall’altro è il primo fattore attraverso il quale l’utente valuta il suo primo contatto con il contenuto cercato. Una bassa velocità di caricamento ostacola l’usabilità del sito andando a compromettere la soddisfazione dell’utente che decresce in media del 16% per ogni secondo di attesa (gomez.com – akamai.com). Un dato davvero significativo che conferma la grande importanza di uno degli aspetti spesso trascurato. La Page Speed è da sempre per Google un fattore premiante e questa non è una novità ma ci sono due segnali che dimostrano come la velocità stia assumendo sempre più valore. Il primo è lo Speed Update del 2018, grazie al quale Google ha iniziato a valutare tra i fattori di posizionamento anche la velocità di caricamento per le ricerche da mobile. Il secondo è l’aggiornamento di PageSpeed Insights, ovvero dello strumento di analisi necessario per misurare la velocità delle pagine che appare oggi notevolmente migliorato nei report e nelle funzioni.

PageSpeed Insights: tutte le novità dello strumento di Google

Dall’anno scorso anche la velocità di caricamento della pagine da mobile è un fattore che influisce sul posizionamento. Un’evoluzione che non sorprende se pensiamo al constante aumento degli utenti si connettono da mobile, che il 50% di questi visitatori si aspetta il caricamento entro i 2 secondi e che gli utenti che hanno avuto un’esperienza negativa con la pagina mobile hanno il 62% di probabilità in meno di effettuare un acquisto (dati Google). Non ottimizzare il proprio sito per renderlo più veloce vuol dire correre il rischio di perdere clienti, denaro e posizionamento. Chiariamo subito, la Page Speed non è il fattore di ranking più importante e resta sempre valida la centralità del contenuto. Una pagina con dei contenuti pertinenti alla ricerca ma non molto veloce potrebbe posizionarsi meglio di una veloce ma con contenuti scadenti. Non trascurare l’ottimizzazione per rendere il sito più veloce è comunque un passaggio necessario durante il quale utilizzare gli strumenti più adatti per il monitoraggio. La crescente importanza della velocità di caricamento è confermata dalle novità introdotte in PageSpeed insights di Google, strumento che appare oggi migliorato con l’introduzione di nuovi report utili per elaborare informazioni diverse e più strutturate. PageSpeed Insights: aggiornamento La versione aggiornata di Pagespeed Insights comprende il pieno utilizzo di Lighthouse, il tool creato da Google in grado di analizzare ogni URL molto velocemente e di fornire report molto utili per l’ottimizzazione. Un miglioramento importante che permette un’analisi ottimale dei dati e delle metriche di misurazione. Non ci sono più i punteggi di velocità e di ottimizzazione ma un solo punteggio totale con tre valutazioni di velocità: elevata, media o bassa). I nuovi report sono organizzati in categorie diverse e sono:

Data Field

Qui vengono raccolti i dati dal report di Chrome User Experience (CrUX) che includono informazioni sul modo in cui gli utenti di Chrome interagiscono con la pagina, qual è il tempo di caricamento dei contenuti e altro ancora.

Lab Data

In questa categoria vengono raccolti i dati con il supporto di Lighthouse simulando l modo in cui un dispositivo mobile carica una determinata pagina. Vengono incorporati parametri di rendimento come:
  • First Contentful Paint: il tempo necessario per la visualizzazione del primo elemento per un utente.
  • Speed Index: quanto velocemente i contenuti di una pagina sono visibili.
  • Time to Interactive: la velocità con cui una pagina diventa completamente interattiva.
  • First Meaningful Paint: quando il contenuto principale di una pagina è visibile.
  • First CPU Idle: riguarda il livello di interattività della pagina.
  • Estimated Input Latency: stima il tempo impiegato dall’app per rispondere all’input dell’utente, in millisecondi.

Opportunities

A partire dal test, questa categoria mostra dei suggerimenti di ottimizzazione utili a migliorare le prestazioni della pagina. Il tutto segnalando le motivazioni del rallentamento della pagina, i risparmi stimati dopo la correzione. Si tratta di parametri molto importanti perché hanno un impatto diretto sul punteggio di velocità complessivo.

Diagnostics

Il rapporto fornisce informazioni su aspetti come cache, diensioni DOM, JavaScript e tanto altro.

Passed Audit

In questa sezione vengono mostrati i parametri tecnici ottimizzati con esito positivo. Categoria molto utile per mantenere uno storico sugli interventi di ottimizzazione svolti per i quali il sito non presenta più problemi.

Sito web più veloce: User Experience migliore e tassi di conversione più alti

La velocità del sito migliora il posizionamento? La risposta è: non solo! Come abbiamo visto lavorare sull’ottimizzazione della velocità di caricamento è utile per più di un motivo. Avere un sito veloce ti permette di migliorare prima di tutto l’esperienza dell’utente. Un primo impatto positivo e una navigazione senza rallentamenti sono due fattori che hanno una significativa ricaduta sulla fedeltà dell’utente e sul potenziale incremento dei tassi di conversione. Non trascurare le prestazioni del proprio sito vuol dire proporre contenuti alla velocità che l’utente si aspetta. Proporre contenuti coerenti con la ricerca in tempi di caricamento veloci è di sicuro una buona pratica anche ai fini del posizionamento.
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Email Marketing Automation: perché è così importante

Email marketing automation: cos’è e come migliora le tue attività

Ottimizza i tempi di realizzazione e massimizza i risultati con il marketing automation per l’email

Più che una parola chiave, è ormai da tempo una vera parola d’ordine in ogni digital strategy. Parliamo di marketing automation e di come può accrescere il rendimento delle attività, migliorare le conversioni e fidelizzare i tuoi clienti. Elaborare automatismi è ormai uno standard nella pianificazione di quasi tutti i segmenti che compongono una strategy. Si tratta di un’opportunità che presenta numerosi vantaggi operativi, con ottimi risultati in termini di conversioni e fidelizzazione. Pur essendo il canale digital più longevo, anche l’email marketing permette la programmazione e la gestione di campagne automatizzate in modo semplice e induttivo, basate su precise manifestazioni di interesse degli utenti. Ma andiamo con ordine.

Cos’è l’email marketing automation?

Quando parliamo di email marketing automation ci riferiamo a tutti quei processi che prevedono l’invio di email in modo completamente automatico solo in seguito al verificarsi di precise condizioni. Si tratta di contenuti statici o dinamici che vengono inviati solo se l’utente compie un’azione ben precisa come l’iscrizione alla newsletter, l’abbandono del carrello, l’apertura dell’email precedente, clic su un link e altro ancora. Tali azioni si chiamano trigger e sono fondamentali per il funzionamento dell’automazione. Quello dell’automazione applicata alla strategia di email marketing è un processo apparentemente semplice che richiede però molta attenzione nella fase iniziale. Per fare email marketing automation è importante la fase di produzione dei contenuti che dovranno essere perfettamente coerenti con la strategia complessiva e con il processo d’acquisto dell’utente. Non basta impostare i trigger giusti ma è necessario valutare con attenzione le azioni dell’utente in relazione ai tuoi obiettivi di business. Email Marketing Automation

Come l’email marketing automation migliora la tua attività?

L’automazione è un processo basato da sempre su un principio molto semplice: ottimizzare l’operatività aumentando il rendimento. Anche nell’email marketing è valido lo stesso obiettivo. Grazie alla possibilità di inviare contenuti pertinenti e automatici alle persone giuste, è possibile non solo fidelizzarle rispettando le loro manifestazioni di interesse ma anche risparmiare tempo nella produzione dei contenuti, in questo caso delle newsletter da inviare. Le campagne automatizzate possono essere di diverse tipologie e con differenti finalità. Facendo un elenco delle principali campagne da mettere in pratica possiamo distinguerle in:

Email di benvenuto, contenuti premium o codici sconto

Si tratta del primo contatto successivo all’iscrizione dell’utente alla newsletter. È il momento di più alto interesse dell’utente che in quel momento ci comunica la sua volontà nel ricevere informazioni e aggiornamenti legati al nostro brand. È quindi il momento più adatto per offrirgli un contenuto speciale in cambio di quella che è a tutti gli effetti una manifestazione di fiducia. Si può dunque pianificare un invio automatico di un messaggio contenente informazioni utili, oppure un codice sconto dedicato ai nuovi iscritti, o un contenuto premium inerente ai prodotti o ai servizi proposti.

Contenuti informativi distribuiti su più invii

Se nel caso precedente l’obiettivo è offrire un contenuto dedicato a chi si è appena iscritto, assecondando il suo alto livello di interesse verso il nostro brand, in questa seconda possibilità di automazione l’obiettivo è quello di fare in modo che l’utente si ricordi di noi. Per fare ciò è possibile progettare un workflow di contenuti coerenti e organizzati in base ad un determinato obiettivo. Se desideriamo far conosce i nostri prodotti o servizi, l’ambito nel quale questi possono essere utilizzati e come, oppure presentare la nostra azienda, possiamo pianificare un invio di più messaggi con contenuti correlati. Questa possibilità ci permette di fissare con l’utente un appuntamento fisso attraverso il quale guidarlo nella scelta fidelizzandolo.

Abbandono del carrello

Ricontattare l’utente che è ad un passo dall’acquisto è un’opportunità da non sprecare. Pianificare un invio automatizzato verso chi ha inserito dei prodotti nel carrello ma non ha concluso l’acquisto è molto importante per il raggiungimento dell’obiettivo principale di un Ecommerce. È quindi importante ricontattare l’utente dopo qualche giorno con l’obiettivo di ricordargli quali prodotti ha lasciato nel carrello e invitandolo a concludere l’acquisto. Non sempre gli utenti abbandonano per disinteresse e ricontattarli vuol dire andare incontro a una concreta manifestazione di attenzione verso i prodotti selezionati.

Email personalizzate in una data specifica del calendario

Una delle più classiche email automatizzate è di certo quella personalizzata da inviare il giorno del compleanno dell’utente. Si tratta di un’abitudine ormai consolidata che però può non essere associata al solo giorno del compleanno. Ogni brand e alcune tipologie di prodotti possono far riferimento a date specifiche o avvenimenti importanti legati alla vita dell’utente. È quindi possibile pianificare un invio automatico se si desidera associare ad un determinato evento il valore del brand. Email Marketing Automation Grazie all’email marketing automation è possibile raggiungere i tuoi utenti con messaggi pertinenti che soddisfano le loro aspettative. A partire da chiare manifestazioni di interesse e da una segmentazione accurata del database sarà semplice inviare messaggi personalizzati e con intervalli temporali stabiliti in base a precisi obiettivi di business. E quindi sì, se ti stai chiedendo se è davvero importante l’automazione nell’email marketing, la risposta è assolutamente sì.
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Export digitale: il primo Barometro Export Ebay

Presentato a Milano il Primo Barometro Export eBay

Export digitale: il fenomeno Ebay in Italia e nel mondo

Il 13 marzo si svolge a Milano la prensentazione del primo barometro Export Ebay. Un evento che si configura come un’ analisi dei trend eBay dal 2013 al 2017 e un’occasione per raccogliere dati, riflessioni sul successo di uno dei marketplace principali al mondo. In presenza di esperti dell’export digitale e venditori professionisti si analizzeranno dati e numeri dell’ecommerce ebay, inteso come vetrina sui mercati esteri per tante piccole e medie imprese. 

E-Bay è un pioniere e leader del commercio elettronico: fondato nel 1995, è presente in Italia dal 2001. Nel corso degli anni è cambiato molto, diventando uno dei marketplace più grandi al mondo dove l’81% dei prodotti venduti è nuovo. Oggi, infatti, eBay è un vero e proprio “centro commerciale online” dove venditori e acquirenti si incontrano. In Italia, ad esempio, ci sono al momento oltre 35 mila venditori professionali (il 67% di loro esporta) e oltre 5 milioni di acquirenti attivi. 

Per comprendere il fenomeno a livello mondiale, basti pensare che l’esperienza di acquisto eBay è disponibile in quasi tutte le lingue del mondo; da ventitré anni eBay è un innovatore, presente con il sito localizzato in 25 Paesie e si può considerare leader mondiale nel commercio con oltre 170 milioni di acquirenti attivi a livello globale. Ad oggi, analizzando il valore degli oggetti venduti di eBay Marketplace nel Q4 2017 è stato pari a $23 miliardi e nei tre maggiori mercati di eBay (US, UK e Germania) il 70% delle transazioni è offerto con spedizione gratuita. 

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Ma perchè un tale successo? La risposta è semplice: Ebay è un fenomeno mondiale che consente ai venditori ecommerce di vendere ovunque in tutto il mondo. Basti pensare che ben il 97% dei venditori professionali a livello globale su eBay esporta i propri prodotti, a fronte del 5% delle piccole imprese che operano “offline”

Un successo prevalentemente mobile: ogni settimana vengono create nel mondo 13.4 milioni di nuove inserzioni via mobile; inoltre il 61% delle transazioni su eBay a livello globale è influenzato dal mobile, dove le applicazioni eBay per iPhone, iPad, Android, BlackBerry e Windows sono disponibili in oltre 190 Paesi e tradotte in 8 lingue e scaricate 391 milioni di volte.

Il successo transfrontaliero di eBay Italia:

Volumi e prodotti dell’export Ebay.it

La piattaforma Ebauy.it è presente online da gennaio 2001 e attualmente con più di 5 milioni di acquirenti attivi e oltre 35 mila i venditori professionali italiani attivi, e i “settori” di riferimento i cui vengono effettuati il maggior numero di acquisti sono: Casa e Bricolage; Ricambi auto e moto; Tecnologia; Abbigliamento e accessori. Un commercio transfrontaliero che consente al 67% dei venditori professionali di esportare i loro prodotti all’estero: i primi 3 Paesi in cui si esporta attraverso eBay.it sono:
  1. Germania
  2. Francia
  3. Regno Unito
dove tra le categorie trainanti nell’export su eBay ci sono Moda, Ricambi e Accessori per auto e moto, Elettronica di Consumo, Casa, Arredamento e Giardino e Collezionismo. Alcuni numeri per comprendere il fenomeno Ebay Italia, dove viene venduto 1 articolo di telefonia ogni 6 secondi, 1 articolo di arredamento e bricolage ogni 5 secondi, 1 articolo di ricambi per auto o moto ogni 5 secondi, 1 capo di abbigliamento ogni 9 secondi, 1 articolo relativo al mondo del collezionismo ogni 22 secondi, 1 elettrodomestico ogni 23 secondi, 1 luce a led ogni 27 secondi, 1 paio di scarpe ogni 44 secondi, 1 articolo enogastronomico ogni 49 secondi, 1 stoviglia o accessorio per la cucina ogni minuto, 1 articolo di arredamento da esterno ogni 4 minuti, 1 iPad/tablet ogni 4 minuti , 1 casco/accessorio per il capo per la moto ogni 5 minuti, 1 articolo per la cura del corpo ogni 5 minuti, 1 jeans ogni 9 minuti. Anche in Italia gli acquisti via mobile fanno si spostano sul mobile dove un paio di scarpe da donna ogni 3 minuti, una borsa da donna ogni 6 minuti, un tablet ogni 9 minuti. Un successo, quello di Ebay Italia, determinato anche dalle collaborazioni con alcuni dei più importanti venditori del settore commerciale online e offline. Fra questi figurano: EPrice, Euronics Italia spa, Foppapedretti, Gas Jeans, Kappastore Europe, Monclick Italia, Yeppon, Kasanova, Homcom, BricoBravo.

Case Study “Pneus Centre”: dall’officina alle vendite online fino alle Hawaii

In occasione dell’ evento Alessandro Fenappi, 27enne di Brescia e venditore professionale su eBay, racconta la sua personale esperienza, legata all’ attività di famiglia. L’azienda si occupa di rivendita di pneumatici e cerchi in lega e nel 2005,  inizia a vendere qualche prodotto online. In poco tempo, il negozio eBay diventa una parte fondamentale della loro attività. Ad oggi eBay un canale che gli ha permesso di aumentare il giro d’affari e di affacciarsi a mercati esteri ed esportare i prodotti fino alle Hawaii anche clienti che hanno macchine italiane ma vivono all’estero.

«Consiglio a chiunque volesse aprire un’attività online di essere costanti e veloci: l’attenzione per ilcliente è fondamentale nell’eCommerce.

È importante incrementare costantemente la propria offerta, essere aggiornati e capire le nuove tendenze»

Vuoi condividere le tue riflessioni sul fenomeno ebay o sugli altri marketplace? Scrivici nei commenti!!

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10 consigli per una strategia di web marketing di successo

Il web marketing (quello giusto) non è una cosa che ci si può inventare. La visibilità online e una buona web reputation non si ottengono dall’oggi al domani, e soprattutto la credenza che il web marketing sia gratis o necessiti bassi investimenti è uno stereotipo troppo spesso abusato da CEO e capi d’azienda di vario genere. I risultati, il più delle volte, sono commisurati agli investimenti che si fanno sul web e un buon web marketer ha il compito di ottimizzare tali investimenti.

Ecco allora alcuni elementi imprescindibili per tutte quelle aziende che stanno tentando di approcciarsi al fantastico mondo del web marketing.

1- Scegliete un referente (project manager o web marketing manager)

Non si diventa esperti di seo, web e social media marketing per caso. Se non avete una persona competente nel vostro team, non pensate di improvvisarvi o improvvisare qualcuno nelle vesti di guru del web, significherebbe distruggere il progetto ancor prima di avere iniziato. Affidatevi a professionisti che possano guidarvi in questo lungo cammino e “fidatevi” di loro. Ah, non considerate come primo elemento decisionale il prezzo… focalizzatevi più sulla competenza. Ricordate, è un investimento non un costo!

2- Stabilite un budget

Una volta trovata la persona che vi accompagnerà durante (almeno) il prossimo anno e mezzo, fatevi aiutare a capire l’entità dell’investimento capace di garantirvi visibilità online e costruirvi un’immagine solida sul web. Ricordate, l’investimento non significa solo denaro, ma anche tempo (e il tempo è denaro)… Il vostro web marketing manager avrà bisogno di aiuto e collaborazione da parte di un team. Fate in modo che il progetto sia nelle sue mani e sotto la sua responsabilità.

3- Elaborate una strategia di web marketing di medio periodo

Una volta  scelto il vostro referente e stabilito il budget, passiamo alla fase più delicata. La pianificazione strategica. Cercate di essere lungimiranti e datevi degli obiettivi, ragionate su base annuale o biennale. E soprattutto stabilite obiettivi misurabili. Una strategia con obiettivi misurabili vi permetterà di valutare l’andamento e ottimizzare alcuni elementi in corsa. Vi sembra poco?

4- Ottimizzate costantemente il vostro sito web

I tempi cambiano, le tecnologie si evolvono, Google cambia le regole del proprio algoritmo con frequenza e a volte lo fa anche in modo drastico. Avere una strategia SEO dettagliata e seguire un calendario editoriale potrà esservi di grande aiuto nell’ottimizzazione onsite e nell’aggiornamento dei contenuti. Ricordate che la freshness, ovvero la frequenza con la quale vengono inseriti nuovi contenuti (o aggiornati quelli esistenti) è un fattore diretamente collegato al posizionamento su Google.

5- Attività SEO e Local SEO

Avere un sito web è condizione necessaria ma non sufficiente. Potete avere il negozio più bello del mondo ma se siete in periferia, in una strada senza uscita, dubito che possa mai riempirsi di gente… Un sito non ottimizzato per la SEO e Local SEO è esattamente così, invisibile. Ma tranquilli, il vostro web marketing manager è già un esperto SEO, vero? Lui saprà come fare.

6- Search Engine Marketing

Avere un sito web, ottimizzato con una buona attività SEO, è (ancora una volta) condizione necessaria ma non sufficiente… Organizzare campagne di marketing e Pay per click può dare una grossa spinta alla vostra strategia SEO e di visibilità online. Soprattutto in periodi cruciali, realizzare campagne per vendere prodotti o servizi rappresenterà il valore aggiunto. Inoltre vi aiuterà a capire su quali elementi puntare con più convinzione nel proseguo della vostra attività sul web, e quali invece tralasciare.

7- Misurate le azioni di web marketing

Come dice il guru della web analytics Avinash Kaushik: è possibile conoscere ogni singolo click di ogni singola persona che visita il vostro sito. Come può tutto questo non essere fondamentale? Beh, dotatevi di strumenti di web analitycs. Google analytics è la miglior scelta che possiate fare, e non perché è gratis. Sicuramente il vostro web marketing manager sarà un esperto anche nella lettura e interpretazione degli innumerevoli dati di analisi del traffico sul vostro sito, vero? A mio avviso quello della web analytics è l’elemento più importante di tutta la strategia di web marketing. E’ la voce degli utenti e l’elemento che vi permetterà di rendere il vostro sito un posto (almeno) gradevole da visitare.

8- SEO off-site: cercate sinergie con il vostro business offline

E’ una cosa detta e ridetta ma guai a tralasciarla: e il rapporto umano? per quanto il web faciliti le relazioni sociali e amplifichi i messaggi, una chiacchierata, la condivisione di un momento, o il rapporto face to face sono elementi che non devono mai mancare. Cerchiamo allora di promuoverli con attività trasversali. Create eventi nel vostro negozio o visite della vostra azienda, fate fotografare i vostri clienti con i vostri prodotti, invitateli a  venire a trovarvi…

9- E i Social media

L’elemento Social media è stato volutamente lasciato alla fine, e non per importanza. Spesso le aziende che si affacciano al mondo del web iniziano parlando di Facebook marketing e Instagram. Beh, l’abilità di un buon web marketer è quella di farli desistere, almeno all’inizio. Se non avete completato tutti gli step precedenti ascoltate il mio consiglio, lasciate da parte i Social media. Una buona strategia di Social media marketing infatti non è altro che la conseguenza naturale, l’evoluzione di una corretta strategia di web marketing e serve per amplificarla, dare all’azienda un’immagine umana e migliorare la propria web reputation. E non dimenticate che prendersi cura della parte social e gestire l’attività di Social media marketing richiede un investimento di tempo (€) e risorse ($)… Quindi deve essere il frutto di una scelta ragionata. Ma questo il vostro web marketing manager lo saprà sicuramente.

10- Siate voi stessi

Questo è l’ultimo, ma più importante consiglio di oggi: non cercate di dare un’immagine diversa da quella reale. Se siete un’azienda di 2 persone non parlate del “Nostro Team multidisciplinare”; se vi criticano non oscurate i messaggi, fate mea culpa e chiedete scusa; se non siete “leader del settore” non abbiate paura a dirlo. Cercate di rendere più umano il vostro brand, date un nome alle persone che ci lavorano, metteteci la faccia. Insomma, siate voi stessi e la vostra web reputation vi ringrazierà!

Come avrete sicuramente capito, alla base di una strategia online di visibilità e di web marketing di successo c’è sicuramente la competenza e la capacità del vostro referente (azienda o freelance che sia) nel gestire la vostra azienda in rete. Ma tutto questo il vostro web marketing manager lo sa!

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Come costruire liste per una strategia di email marketing efficace

Email marketing: dalla prima comunicazione pubblicitaria al database building di qualità

Costruire una strategia di digital marketing efficace vuol dire valutare numerose possibilità cercando di trovare soluzioni che siano coerenti con gli obiettivi. Occorre essere costantemente aggiornati sull’evoluzione sempre più veloce degli strumenti, con piccole grandi novità ormai all’ordine del giorno. In questo contesto così dinamico e avvincente ci sono pilastri sui quali il digital marketing continua a reggersi nonostante i vari upgrade “punto zero” del web. Si tratta di quelle certezze presenti fin dall’inizio che nel tempo non perdono colpi e godono di una salute che migliora puntualmente. Stiamo parlando dell’e-mail e della sua costante importanza nell’elaborazione di una digital strategy di successo. Nata a fine anni ‘70, l’e-mail è ancora oggi un canale molto importante per comunicazioni di vario genere. Fu Gary Thuerk ad inviare il primo messaggio promozionale della storia digitale il 3 maggio del 1978 utilizzando la rete di Arpanet sviluppato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, prima ancora della nascita di internet così come lo intendiamo oggi. Una vera rivoluzione che negli anni si è trasformata in una preziosa ed evoluta possibilità commerciale. L’email marketing oggi occupa un ruolo ancora importante nella costruzione di ogni strategia con risultati sorprendenti e in crescita. email-marketing-socialware Come dimostra l’ultima analisi sull’email marketing in Italia dell’Osservatorio Statistico 2017 elaborato da MailUp, su un campione di 12 miliardi di email analizzate riconducibili a 10.000 clienti, si registra un notevole incremento dei messaggi recapitati correttamente rispetto al 2015. Crescono del 35,7% le aperture totali e del 36,9% i clic totali. Questi e altri dati molto positivi sono da attribuire di certo ad un notevole miglioramento delle piattaforme di lavoro come MailChimp e MailUp e dell’email deliverability da un lato, dall’altro invece alla crescente attenzione da parte dei brand verso buone pratiche di profilazione, segmentazione e automazione.

Database building: il punto di partenza per implementare la campagna di marketing

Come per ogni strategia di marketing che si rispetti il primo passo da compiere è l’analisi degli utenti di riferimento. Costruire una digital strategy senza sapere chi è il nostro interlocutore vuol dire sprecare tempo prezioso, rischiando di arrecare fastidio e ottenendo quindi un effetto contrario alle aspettative. Tuttavia non si tratta solo di uno step iniziale ma di un costante monitoraggio di informazioni sempre più puntuali che permettono l’invio di contenuti pertinenti. In una strategia di email marketing le modalità con le quali costruire le liste sono molto importanti e richiedono alcuni accorgimenti fondamentali. Il primo è sicuramente la raccolta dei dati. email-marketing-socialware-5

Come raccogliere i dati per una list building di qualità?

La raccolta di informazioni utili alla profilazione dell’utente permette di inviare contenuti meno invasivi e soprattutto che rispettano gli interessi, le aspettative degli utenti iscritti e la loro privacy incrementando i tassi di apertura e clic. La modalità della richiesta di iscrizione ci permette di raccogliere il primo dato utile ed è già una risposta importante per testare il livello di interesse dell’utente, quindi la sua eventuale predisposizione all’acquisto. Negli anni le possibilità si sono moltiplicate e le piattaforme di lavoro hanno raggiunto livelli molto elevati per la costruzione di un database di qualità. Ne riportiamo solo alcuni esempi tradizionali e non solo:
  • aumento dei punti di accesso, con l’obiettivo di moltiplicare le possibilità dell’utente per iscriversi alla newsletter. Implementare il sito di entry point in zone della pagina da scegliere in base all’esperienza di navigazione onsite;
  • inserimento di pop-up interattivo che risponda ad un’azione precisa dell’utente (es.tempo di permanenza su una pagina, numero di pagine visitate, ecc.) con l’obiettivo di ricordare all’utente la possibilità di rimanere aggiornato sui contenuti verso i quali ha manifestato interesse;
  • inserzioni LeadAds per acquisizione contatti, utilizzando anche i social per la raccolta di iscrizioni di qualità da implementare anche con semplici form sulla pagina aziendale;
  • contenuti premium, un incentivo ormai tradizionale per motivare la proposta di iscrizione inoltrata all’utente. L’obiettivo è offrire una “reason why“ che spinga l’utente a lasciare un suo contatto personale.
email-marketing-socialware-4 Ma non finisce qui. Dopo aver deciso la modalità di raccolta dei dati, occorre stabilire una modalità per garantire un controllo sulla validità degli indirizzi raccolti.

Single opt-in o double opt-in: pro e contro

Il secondo passo per costruire una lista con contatti di qualità è quello della conferma di iscrizione. Le possibilità sono solo due ma con ricadute molto diverse sulla costruzione del database per email marketing:
  • single opt-in, richiede solo un clic per confermare l’iscrizione dopo aver inserito i dati richiesti. Non prevede l’invio di un’e-mail di conferma;
  • double opt-in, per confermare l’iscrizione occorre effettuare un clic sul link ricevuto via email all’indirizzo segnalato.
Come è facile intuire, le due modalità hanno obiettivi molto differenti. La strategia di single opt-in è utile se il fine è quello di raccogliere iscrizioni per una list building quantitativa, la double opt-in strategy garantisce una conferma del corretto inserimento dei dati andando a comporre liste meno affollate ma attive e reali. Offrire all’utente la possibilità di confermare la sua iscrizione è di sicuro un vantaggio non solo tecnico con positive ripercussioni sul rapporto con l’utente stesso che cliccando sul link acquisisce una consapevolezza che, nel caso della modalità single opt-it, perderebbe in poche ore o addirittura minuti. Questi sono solo alcuni dei vantaggi grazie ai quali l’approccio consigliato per la qualità del database per una strategia di email marketing è senza dubbio il double opt-it. Puntare alla qualità vuol dire costruire liste meno estese che garantiscono tuttavia report molto fedeli alla realtà, riducendo al minimo la presenza di contatti inattivi che alterano le percentuali di apertura.

Gestione delle disiscrizioni dalla newsletter

C’è un passaggio iniziale che sembra un paradosso ma è altrettanto importante. Gestire con facilità la disiscrizione degli utenti che non desiderano più ricevere contenuti informativi o commerciali è importante tanto quanto la qualità degli iscritti. email-marketing-socialware-3 Nell’invio dell’email è fondamentale rendere le procedure di disiscrizione facili, veloci e lineari. In questo modo sarà garantita la completa trasparenza tra azienda e destinatario, evitando eventuali fraintendimenti che possono compromettere un eventuale ritorno di chi ha appena abbandonato la lista. Per costruire una strategia di email marketing efficace e completa bisogna tener presente vari passaggi. In questo post ne abbiamo analizzati solo alcuni.

Se hai dubbi su database building e raccolta dati per la tua email marketing strategy scrivi qui le tue domande.

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Link building: 3 consigli per un’ottimizzazione SEO offsite di successo

Non solo SEO on site per migliorare il posizionamento sui motori di ricerca

Strumenti, buone pratiche e chiarimenti su alcune tecniche di link building per guadagnare posizioni nella SERP

Raggiungere l’Olimpo della prima pagina dei motori di ricerca è di certo l’obiettivo principale per chi è alle prese con l’ottimizzazione SEO di un sito. Per scegliere quale strategia adottare e come metterla in pratica è necessario fare ogni valutazione tenendo ben presente quell’insieme di “indicazioni” che sono alla base di quasi tutta la letteratura SEO: i fattori di ranking sui motori di ricerca.

La complessità di questo argomento, impossibile da esaurire in un solo articolo, induce spesso a privilegiare alcuni ambiti trascurandone altri. Uno fra tutti riguarda il rapporto tra attività on site e off site. L’ottimizzazione SEO on site e gli accorgimenti technical SEO spesso lasciano in ombra tutti quegli aspetti off site che sono altrettanto fondamentali per un migliore posizionamento del sito sui motori di ricerca.

Parlare di SEO off site vuol dire fare riferimento alla link building e alle buone pratiche per la costruzione di backlink, ovvero di link in entrata verso le pagine del proprio sito. Si tratta di un’attività molto importante che incide in modo significativo sulla domain autority del sito. Occorre precisare però che l’impatto della link building sul posizionamento non è sempre positivo. Se condotta in modo approssimativo e non organizzato, rischia di rivelarsi un intervento non solo negativo ma anche nocivo da un punto di vista SEO.

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Per essere efficace e vincente, una strategia di link building deve essere costruita su pilastri ben saldi e definiti. Qualunque sia il metodo o la tecnica che si decide di mettere in pratica, ci sono dei concetti senza i quali ogni intervento risulterà parziale e poco incisivo. In particolare sono tre le colonne portanti sulle quali costruire backlink di qualità che possano accrescere l’autorità del sito e sono:

  • naturalezza
  • credibilità
  • valutazione

Questi tre aspetti sono il punto di partenza per una strategia di link building vincente. Ma andiamo a capire il perché.

Link earning: cosa c’è di meglio di un backlink gratuito, sincero e naturale?

“Content is king” scrisse qualcuno alla fine del secolo scorso riferendosi all’importanza del contenuto nello sviluppo dei guadagni su internet. Ma come se la passa oggi il Re a distanza di più di vent’anni e nell’era di Penguin 4.0? Decisamente bene, anzi meglio. Se nel 1996 il contenuto era già il Re, oggi potremmo affermare che la “relazione” è la Regina. Una relazione che è conseguenza necessaria di un contenuto di qualità, efficace e coerente.

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Abbiamo già parlato dell’analisi dei Backlink ai tempi di Google Penguin 4.0 ma è sempre bene ripetere quanto sia importante il controllo sulla qualità dei link in relazione ai contenuti prodotti. Quella che sembrava una minaccia, oggi si rivela una vera e propria occasione per creare contenuti interessanti e unici che attirino link spontanei, accrescendo l’autorità del sito.

La “tecnica” del link earning è dunque la pratica per la costruzione di backlink più efficace, sicura e consigliata. Per un sito di e-commerce potrebbe trattarsi di descrizioni e schede prodotto complete e ricche di dettagli o di articoli di blog con informazioni approfondite e uniche su determinati prodotti che possano attirare l’interesse spontaneo di utenti disposti a menzionare il sito.

Quindi non c’è dubbio, la qualità e l’unicità del contenuto è il primo obiettivo da raggiungere per puntare alla generazione di link spontanei, primo fattore premiante per migliorare l’ottimizzazione offsite.

Comment marketing: essere attivi nella community per comunicare le proprie competenze acquisendo credibilità

Un altro metodo molto utile è sicuramente quello di partecipare alle discussioni nelle community attinenti al genere di prodotti del sito e-commerce o ad argomenti affini. Si tratta di un’attività lunga che richiede pazienza e costanza ma con risultati importanti se ben strutturata. Prendere parte a discussioni con gruppi di utenti interessati agli stessi argomenti è un’occasione da non perdere per sviluppare relazioni utili alla creazione di possibili link in entrata di valore.

Trattandosi di un’attività con un impatto non proprio immediato, è necessario intervenire nelle discussioni più vicine alle proprie competenze garantendo contributi di qualità che accrescano la tua autorevolezza e incuriosiscano gli utenti. Per fare ciò è importante rintracciare blog e portali in target attraverso la ricerca di keywords pertinenti o con tools specifici dei quali parleremo nel paragrafo successivo.

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Per i siti e-commerce questa tecnica è indicata soprattutto in determinati settori merceologici come il design, l’arredamento, l’agro-alimentare ma è adatta anche nella vendita di servizi in ambito tecnologico, legale e in tutte quelle nicchie nelle quali è necessario un confronto prima di giungere ad una decisione di acquisto. Essere parte attiva di discussioni di questo genere è molto importante per comunicare le proprie competenze, accrescere credibilità e trasferire autorevolezza al sito.

Link building sì ma dove? Gli strumenti consigliati per valutare al meglio i siti con i quali costruire backlink di qualità

Ultimo dei tre pilastri sui quali costruire una strategia di link building di qualità e di local link building (leggi anche Local link building: cos’è e 8 consigli praticiriguarda la valutazione dei siti su cui inserire backlink. Prima di effettuare delle attività di link building su un sito occorre:

  • valutare la domain autority, considerando i siti con un valore sicuramente maggiore del proprio sito;
  • il rapporto tra i link in uscita e quelli in entrata, confermando che sia equilibrato e senza sproporzioni anomale;
  • considerare siti di argomenti affini.

Per fare queste importanti valutazioni ci sono strumenti che facilitano la ricerca raggiungendo un livello di precisione molto alto e sicuro. Grazie all’ormai noto MozBar, il toolbar di Moz, è possibile visualizzare page autority, domain autority e spam score, valori imprescindibili per una corretta valutazione.

Schermata 2017-10-31 alle 07.56.55Inoltre, ci teniamo a segnalare il tool Link Building del Report Progetti davvero molto utile proposto da SemRush. Incrociando 10 keywords e 10 competitors è possibile visualizzare una lista di blog, forum, news, review e wiki organizzati attraverso pratici filtri e attinenti alla ricerca quindi agli argomenti nei quali si intende mettere in pratica un’attività di link building qualitativa. Lo strumento di SemRush va a migliorare notevolmente il processo di ricerca, spesso lungo e difficile da organizzare che può spaventare chiunque decida di iniziare un’attività di link building che porti risultati significativi.

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Una strategia di link building basata su naturalezza, credibilità e valutazione è di certo una buona pratica che incrementerà l’autorità del sito e migliorerà il posizionamento sui motori di ricerca. Di sicuro non si tratta di un’attività con risultati immediati ma a lunga distanza può rivelare sorprese positive e gratificanti.

Hai altri dubbi sulla strategia di link building da mettere in pratica? Scrivici le tue domande.