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Il ranking del tuo sito peggiora? Attenzione al Pogo Sticking

Quando si parla di frequenza di rimbalzo ci si riferisce sempre ad un elemento negativo dovuto a qualcosa all’interno della Strategia Seo che non funziona.

Ecco allora che si analizzano tutte le metriche di Google analytics alla ricerca del problema e delle possibili soluzioni.

Quasi sempre uno degli obiettivi principali di un progetto Seo infatti, è mantenere la frequenza di rimbalzo entro percentuali accettabili o comunque nella media.

Ma la Frequenza di rimbalzo (o Bounce rate) è sempre negativa?

Prima di attribuire un’accezione negativa alla percentuale di rimbalzo sul nostro sito è utile capire le ragioni che portano gli utenti a visitarne una sola pagina e poi uscire. Esistono dei casi in particolare, dove la frequenza di rimbalzo può anche essere positiva, qui di seguito ne citiamo solo alcuni:

1- In precedenza abbiamo trattato l’argomento dell’importanza dei Personaggi in un Sito Ecommerce per l’ottimizzazione delle conversioni. Probabilmente in questo caso avrete a che fare con un personaggio impulsivo che atterra direttamente sulla vostra pagina di destinazione e spende molto tempo nella lettura dei dettagli del prodotto, delle caratteristiche o nella visualizzazione delle immagini e decide seduta stante se acquistare o meno.

2- Se avete lavorato molto bene sul branding, allora probabilmente un utente che effettua una ricerca su Google trova come risultato proprio la pagina del prodotto che stava cercando, e magari effettua un acquisto immediatamente.

3- Un utente che ha già visitato il vostro sito, potrebbe aver salvato tra i preferiti la pagina di suo interesse per ritornarci in un altro momento.

4- Se nelle campagne PPC utilizzate delle Landing page slegate dal menu e dai contenuti principali del sito, avrete sicuramente interesse affinché gli utenti che atterrano sulla pagina rimangano lì ed effettuino una conversione.

5- Un vostro potenziale cliente vorrebbe venire a trovarvi e, atterrando nella pagina “Dove siamo”, raggiunge il suo obiettivo, ovvero conoscere l’indirizzo del vostro ufficio o negozio e quindi abbandona il sito.

A questo proposito un semplice consiglio per aiutarvi ad individuare la frequenza di rimbalzo davvero negativa è ricorrere a Google analytics e precisamente alla metrica “Coinvolgimento.

Beh, una cosa è certa, gli utenti che rimangono su un Ecommerce per un tempo compreso tra 0 e 10 secondi non potranno di certo effettuare acquisti online o compiere azioni degne di nota.

Probabilmente il valore della frequenza di rimbalzo coinciderà con il segmento 0-10 secondi della durata delle sessioni, ma spesso non sarà così. Vale quindi la pena monitorare con attenzione questa metrica.

 

Durata delle visite Google Analytics

Che cos’è il Pogo Sticking?

Esiste poi un elemento quasi sempre sottovalutato perché non facilmente individuabile, ma che al contrario può causare seri danni al posizionamento di un sito Ecommerce. Pogo Sticking il lato oscuro della frequenza di rimbalzo-1Si tratta del Pogo Sticking: vi chiederete adesso, Che Cos’è il Pogo Sticking? Il pogo stick non è altro che quel bastone con una pedana e una molla sulla base, che tutti noi abbiamo provato almeno una volta da piccoli.

In termini Seo, si parla di Pogo Sticking quando una pagina di un sito è ben posizionata su Google, ma genera traffico di scarsa qualità. Succede quindi che gli utenti atterrano sul nostro sito dopo aver digitato una query di ricerca, ma lo abbandonano immediatamente perché non soddisfatti, e riprendono la ricerca visitando altri risultati presenti sulla prima pagina, saltellando tra un sito ed un altro.

Se questa situazione si ripete in modo eccessivo, Google tenderà a penalizzarci perché in un certo senso è come se si rendesse conto di aver commesso un errore portandoci in prima pagina per determinate keyword.

Quali sono le cause principali del Pogo Sticking e come rimediare?

Tra le cause principali che generano il Pogo Sticking citiamo:

1- Keyword troppo generiche. Oggi gli utenti sanno utilizzare Google e sanno bene come effettuare ricerche. Fino a qualche tempo fa, arrivare in prima pagina per parole di un solo termine era considerato un successo. Tali parole generavano traffico e poco importava se fosse di buona o scarsa qualità. Oggi è molto più utile e fruttuoso lavorare per keyword di Long Tail. Sono meno competitive e portano traffico di maggior qualità.

2- Contenuti disordinati o poveri. Come abbiamo più volte ripetuto, creare contenuti di qualità è fondamentale. Un utente che atterra su una pagina del nostro sito e trova dei testi scritti male, disordinati o con errori di formattazione, quasi sicuramente ci abbandonerà per sempre.

3-Design delle pagine. Anche l’occhio vuole la sua parte, ecco perché mantenere una linea grafica pulita, essenziale e originale è molto importante non solo ai fini estetici, ma indirettamente anche ai fini del posizionamento online di un Ecommerce.

4- Tempi di caricamento troppo lunghi. L’annosa questione dei tempi di caricamento delle pagine del sito ritorna anche in questo caso. Limitate al massimo gli elementi che appesantiscono le pagine e cercate di mantenere un tempo di caricamento medio al di sotto dei 6 secondi.