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Costruire una strategia di marketing digitale per un nuovo cliente Ecommerce

Con “strategia” si intende quella branca dell’arte militare che regola e coordina le varie operazioni belliche in vista della guerra: lo scopo finale. Utilizzare il potenziale bellico di un paese nel modo più efficace e produttivo ai fini della vittoria. In una realtà  in cui l’utilizzo del termine digitale implica infinite variabili, un nuovo cliente e-commerce si affida ad un’agenzia di web marketing per costruire una strategia digitale chiara ed efficace, da monitorare nel corso del tempo costantemente.

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Una web agency deve avere la capacità di utilizzare il potenziale del proprio cliente nel modo più efficace dal punto di vista digitale e dal punto di vista di risultati numerici di crescita tangibili, per accompagnarlo verso il conseguimento di un miglioramento del posizionamento, delle conversioni e di brand identity digitale.

E’ importante chiarire che trattiamo di clienti con uno shop on-line già posizionato e non in fase di start-up del progetto.

Questo serve anche e soprattutto per costruire una strategia Seo, che altrimenti non avrebbe motivo di essere definita in quanto un progetto in fase di lancio, rispetto ad uno in fase di crescita, ha priorità e strumenti da utilizzare completamente diversi. 

Analisi iniziale

La primissima fase prevede un’analisi approfondita dell’usabilità del sito web del cliente:

  • Analisi delle criticità;
  • Proposta di modifiche/migliorie condivise stilando un documento dettagliato con le relative proposte;
  • Supporto da parte dell’agenzia alle risorse interne del cliente per finalizzare l’ottimizzazione del sito;
Un sito web rappresenta le fondamenta su cui si andranno a costruire tutte quelle azioni strategiche di posizionamento e sell-out dei prodotti in vendita.

Strategia SEO

Il passaggio successivo è stilare un piano SEO e di ottimizzazione dei contenuti, che devono partire dalla home page, per poi passare alle pagine di categoria: rispettivamente dove un utente atterra in prima istanza, navigando nel web, e dove poi viene indirizzato per quella strategia, definita ad imbuto, verso la conversione finale al carrello.

Le pagine prodotto devono presentare contenuti chiari in termini di informazioni sui prodotti e di immagini pulite, nell’ottica di aiutare l’utente a navigare nel catalogo del sito in modo fruibile, veloce e chiaro. L’agenzia effettuerà un’analisi dettagliata delle parole chiave e del posizionamento delle stesse. Questo sarà cruciale nella creazione dei contenuti in chiave Seo.

Web Analytics

Strutturati i contenuti, si passerà alle fase di settaggio dei principali strumenti di web analytics (come Google Ads, Google Analytics, Google Search Console, Facebook Ads etc. etc.). 

Saranno proprio le analisi che verranno effettuate quotidianamente attraverso questi strumenti il faro direzionale per monitorare se la strategia messa in atto abbia un riscontro numerico oggettivo. Il continuo confronto con il cliente permette di aggiustare la stessa strategia, in accordo con un mercato in continua evoluzione e soprattutto competitivo che necessita di azioni veloci e reattive.

Google Merchant Center

L’agenzia si occupa del caricamento e monitoraggio del catalogo prodotti su Google Merchant Center, la piattaforma dedicata allo shopping: si possono inserire i prodotti, le foto e il testo degli annunci.

Questa è la parte più importante per una campagna shopping vincente: un buon titolo e una buona descrizione coerente con il prodotto e foto accattivanti serviranno a posizionare correttamente l’annuncio. Questo significa che se i titoli e le descrizioni saranno adeguate, l’algoritmo di Google riuscirà ad abbinare al meglio i prodotti dello shopping alle query (quello che cercano gli utenti nella barra di Google) degli utenti che ricercano quel determinato prodotto.

Budget per le campagne

Una parte altrettanto importante del processo di strategia di web marketing è stabilire un budget con il cliente da assegnare alle campagne di Advertising su Google, su Google shopping e sulle native di Facebook.

Chi fa marketing online è sempre alla ricerca di nuove soluzioni per portare traffico sulle sue Landing page e per vendere i suoi prodotti. Chiaramente Facebook e Google rimangono i canali principali, sia per flessibilità che per tracciamento dei risultati e popolarità.

Il native advertising permette di acquistare degli spazi pubblicitari dove normalmente gli utenti trovano gli articoli correlati a quello che stanno leggendo. Il piazzamento non è invasivo, ma allo stesso tempo è molto visibile e permette di ottenere un CTR piuttosto elevato.

Social Media

Un post pubblicato sui canali social non è il risultato di un’azione casuale e circostanziale, ma rientra in un più ampio piano di content marketing.

Si inserisce quindi in un contesto strategico, operativo e competitivo complesso, dove i contenuti pubblicati devono essere calibrati per costruire una presenza continuativa e per rispondere a obiettivi di comunicazione e marketing come Lead generation, awareness, conversione e fidelizzazione. Il piano editoriale (PED) è un documento strategico e operativo che consente di organizzare i contenuti per i social media, ma anche per blog e newsletter. pexels-oladimeji-ajegbile-3314294 Il suo scopo è organizzarli e condividerli con il team e con il cliente. Nel piano editoriale viene inserito, secondo il calendario, tutto quello che deve essere pubblicato in uno specifico lasso di tempo(settimanale, bisettimanale, mensile) Tuttavia l’arco temporale pianificato deve essere tale da consentire una visione d’insieme della strategia dei contenuti. Questo perché il piano editoriale social non è solo un’agenda che ricorda le scadenze e organizza il flusso di lavoro, ma è uno strumento strategico, strutturato per perseguire specifici obiettivi di marketing e che consente di tenere sotto controllo le attività da svolgere sui diversi canali di distribuzione prescelti.  Quando una piccola o grande attività decide di affidarsi a un’agenzia di web marketing, alla base ci deve essere la fiducia, deve saper riconoscere professionalità e competenze. Quando un’agenzia si approccia a un nuovo cliente deve, prima di tutto, rivestire la figura di partner e di consulente. Deve guidare il cliente verso i percorsi più affini al suo brand e indicare le strade più giuste da intraprendere. È un reciproco e continuo scambio, un rapporto dove entrambi le parti devono collaborare. 
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Marketing Automation per l'Ecommerce

Marketing Automation: definizione, vantaggi e opportunità

Perché adottare strategie di Marketing Automation e da dove partire

Parlare oggi di Marketing Automation vuol dire affrontare uno dei temi più discussi del momento. C’è chi lo ha definito un trend topic dell’anno, c’è chi invece ne parla sottovalutandone ancora le reali potenzialità. Ciò che di sicuro possiamo affermare con certezza è che i tempi sono abbastanza maturi per intraprendere un percorso molto interessante. Partendo dai risultati acquisiti negli ultimi anni, il sentiero che possiamo seguire oggi ci porta fino alle vette più alte del digital marketing da dove osservare cosa c’è all’orizzonte e quali saranno i cambiamenti con i quali ci misureremo nel prossimo futuro. Ma per arrivare sin lassù, il tragitto è meno lineare di quanto si possa immaginare, oltre a nascondere pericolose trappole. Perciò andiamo con ordine e di sicuro raggiungeremo la vetta. INDICE
  1. Cos’è la Marketing Automation
  2. Perché è importante automatizzare i processi
  3. Marketing Automation: da dove partire
  4. Qual è il tool migliore di Marketing Automation
  5. Conclusioni

Cos’è la Marketing Automation?

Come spesso accade, quando ci troviamo a dover definire una novità, a cercarne i confini e ad inquadrarla in un contesto, ci accorgiamo subito che un’innovazione quasi sempre si regge su radici ben ancorate al passato. Un passato del quale oggi raccogliamo i frutti, osservandone la sua continua evoluzione. Parlare di Marketing Automation vuol dire partire dal concetto più ampio di “automazione”, termine usato per la prima volta nel 1952 da John Diebold che in un suo studio condotto all’Università di Harvard presentava dei casi d’uso di sistemi programmabili in ambito economico. Marketing Automation - storia Da allora il termine ha attraversato numerosi settori legati all’ingegneria meccanica, passando dal controllo di sistemi industriali e produttivi, fino ad arrivare all’era dello sviluppo in ambito informatico. Una storia lunga caratterizzata dalla costante ricerca da parte dell’uomo di semplificare processi complessi o faticosi affidandosi alla forza e alla “lucidità” delle macchine. Fatto questo breve viaggio nel passato possiamo quindi evitare la prima trappola. Per la definizione di Marketing Automation è importante non commettere l’errore di confondere gli strumenti con l’ambito, gli attrezzi del mestiere con il metodo. Quella che sembra una precisazione banale ci permetterà più avanti di capire come scegliere un tool di Marketing Automation e per quale obiettivo. Dunque, possiamo affermare che la Marketing Automation è un approccio strategico e operativo in ambito digital grazie al quale abbiamo la possibilità di pianificare, gestire e monitorare flussi automatici di contenuti pubblicati o inviati al verificarsi di determinate condizioni o eventi. Si tratta di una modalità di gestione della digital strategy che ha i suoi strumenti di lavoro più o meno potenti per innescare in modo automatico attività che sarebbe impossibile implementare manualmente. Ridurre la Marketing Automation all’utilizzo di un tool rispetto ad un altro o alla sola email del carrello abbandonato, vuol dire semplificare un ambito con infinite possibilità che vanno a ridefinire l’operatività e il rapporto con gli utenti. Marketing Automation

Perché è importante automatizzare i processi

Adottare strumenti e tecniche di Marketing Automation significa passare ad un livello successivo da diversi punti di vista. Il primo è quello operativo e anche il più semplice da intuire. Automatizzare i processi amplifica in modo esponenziale le possibilità delle tue azioni. Si passa ad esempio da un messaggio per una lista di utenti ad un messaggio per ogni utente. In parole semplici quello che è oggettivamente impossibile, ovvero produrre un contenuto personalizzato per ogni utente che compie un’azione sul tuo sito, diventa possibile. Seconda trappola da evitare: automatizzare non vuol dire lavorare meno. Per quanto l’innovazione tecnologica abbia raggiunto risultati stupefacenti, un cervello artificiale che sostituisce quello umano non esiste ancora. Dobbiamo quindi intendere la Marketing Automation come un upgrade delle nostre possibilità, un livello successivo che va progettato, monitorato e ottimizzato proprio come tutte le attività svolte quotidianamente fino ad oggi. Nessun superpotere o interruttore magico. Un altro aspetto molto importante sul quale la Marketing Automation ha un impatto significativo è legato alla qualità del rapporto con gli utenti. È qui che avviene un importante paradosso. Grazie ad attività automatizzate infatti è possibile costruire un rapporto più “umano” con gli utenti. Quello che può sembrare un metodo che sostituisce l’attività umana, porta proprio al risultato contrario, superando finalmente tutti quei limiti che rendono ancora troppo poco efficaci le comunicazioni di massa inviate ad utenti mai abbastanza profilati. Marketing Automation Terza trappola nella quale è opportuno non cadere: la Marketing Automation non è uno strumento più potente per perseguitare gli utenti in ogni momento della giornata fino allo sfinimento. Come ogni attività e strategia, è fondamentale predisporre un corretto sistema di profilazione che permetta di raccogliere i dati utili a costruire e ad assecondare il profilo dell’utente. Una grande quantità di informazioni molto importanti per interpretare e rispettare in modo sempre più efficace le sue reali manifestazioni di interesse.

Marketing Automation: ecco da dove partire

La possibilità di automatizzare processi operativi e attività di marketing digitale ci permette oggi di distinguere un digital marketing “tradizionale” da quello proiettato verso il futuro. Se solo qualche anno fa i promotori della pubblicità profilata online definivano tradizionali e superate le pubblicità sui cartelloni offline, oggi accade quasi lo stesso. Per quanto sia ancora utile, non è più sufficiente inviare un’email alla lista di chi ti ha fornito un’informazione che è ferma lì da quasi un anno. Il nostro comportamento digitale non è quasi mai perfettamente coerente con le risposte che forniamo nei moduli di iscrizione ad una newsletter. Ed è qui che viene il bello. Predisponendo gli strumenti di Marketing Automation per la raccolta strutturata di dati personali, comportamentali e transazionali sarà il singolo utente a dirci chi è superando ogni ipotesi iniziale. Occorre partire quindi da un cambio di prospettiva della fase di costruzione di una strategia nella quale i dati diventano delle risposte puntuali che generano nuove azioni, come spiega Patrick Singer nei suoi 4 step dell’approccio data-driven. Partire dai dati e dalla loro organizzazione è quindi il primo passo, ponendo la giusta attenzione sulla crescente importanza delle informazioni comportamentali. Attraverso la corretta aggregazione di questi dati sarà possibile costruire percorsi differenti e di gran lunga più efficaci.

Qual è il tool migliore di Marketing Automation

Siamo arrivati dunque alla scelta del tool ideale. Come dicevamo la Marketing Automation è prima di tutto un approccio strategico. Partendo da questa sottile precisazione è possibile valutare gli obiettivi scegliendo gli strumenti più adeguati per raggiungerli. Le caratteristiche che rendono un tool di Marketing Automation più efficace rispetto ad altri sul mercato sono diverse ma ce ne sono due che meritano particolare attenzione. La prima è la capacità di tracciare il comportamento e le azioni degli utenti che visitano il sito. Grazie a questa possibilità non sarà più necessario porre continue domande all’utente per registrare il suo livello di interesse. Sarà lui con la sua attività a darci le indicazioni corrette a partire dalle quali possiamo impostare la nostra attività di marketing strettamente legata alle sue azioni e alle sue “non-azioni”. Una fase che richiede da parte nostra la massima attenzione nell’interpretazione di particolari azioni (es. visita di una determinata pagina con contenuti informativi rispetto ad una pagina di prodotto). La seconda riguarda la possibilità di costruire un processo omnicanale, cioè che permetta di sviluppare una strategia capace di comprendere, interpretare e pianificare customer journey complessi. Poter immaginare e costruire percorsi basati sull’integrazione di più canali che svolgono un’attività coordinata è uno dei vantaggi più importanti che un tool di Marketing Automation efficace. Marketing Automation Tra tutti quelli disponibili sul mercato SALESmanago è sicuramente uno dei tool più affidabili utilizzato da grandi brand come Vodafone, Yves Rocher, DeLonghi, Starbucks Coffee, New Balance, Orange. Uno strumento di lavoro che con un’interfaccia intuitiva permette un livello anche molto complesso di progettazione e di automazione. Un tool con il quale portare l’abituale approccio strategico ad un livello successivo.

Conclusioni

Parlare di Marketing Automation in pochi paragrafi non è affatto sufficiente. Torneremo presto ad affrontare altri temi molto interessanti che offrono importanti spunti di riflessione. Uno fra tutti riguarda l’incontro tra digital marketing e ambiti come l’intelligenza artificiale (AI) e il Machine Learning. Cos’è il marketing predittivo e quali sono le opportunità e le criticità di un approccio così evoluto. Materiale di discussione ce n’è. Alla prossima 😉
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Social media marketing: 5 trend per una strategy efficace nel 2018

Contenuti personalizzati, chatbot, community, realtà virtuale, live video: le tendenze social in arrivo

Con l’evoluzione delle piattaforme e algoritmi sempre più complessi, il social media marketing è diventato un post(o) sempre più complesso, dove è necessario restare al passo con le esigenze degli utenti. Giunti alla fine del 2017 è opportuno fare il punto su alcune tendenze emergenti tra i social, dove si prevede un’ondata di grandi cambiamenti almeno su tre fronti:
  • Strategie di fidelizzazione e conversione
  • Tipologie di contenuti
  • Interazione e fruibilità
Cosa aspettarsi dunque per il 2018? Proviamo a fare delle previsioni, partendo anche da ciò che il 2017 ci ha lasciato. Come molti avranno già notato, il raggiungimento di un pubblico altamente pertinente è stato il trend degli ultimi mesi ed è destinato ad evolversi in maniera sempre più massiva nel prossimo anno. Sulle nostre piattaforme social l’obiettivo sarà sempre di più il raggiungimento di un pubblico altamente targettizzato, al momento giusto, con i mezzi giusti. Avanzando alcune previsioni, il comune denominatore dei social trend 2018 sarà l’esperienza personalizzata dell’utente o consumatore  in movimento, dove “in movimento” assume una doppia valenza di significato: da una parte la continua evoluzione dell’utente, dall’altra la fruibilità adattata ai dispositivi mobili, quali smartphone e tablet. Vediamo dunque quali cambiamenti sono previsti sulle nostre piattaforme nel 2018 e quali strategie di social media marketing pianificare.

Parla con lui. La nuova frontiera della customere experience

Come emerge da una ricerca di chatbotsmagazine.com, vi è un evidente aumento del numero di persone che utilizzano app di messaggistica: oltre 2,5 miliardi di utenti su WhatsApp, Telegram, Snapchat, Messenger. Le aziende invece sono ancora focalizzate solo sui social. Quello che si prevede per il 2018 è proprio un investimento da parte di queste ultime nelle piattaforme di messaggistica e nell’ intelligenza artificiale, come assistenti virtuali e i ChatBot. chatbot I chatbots (per intenderci le caselle di chat che forniscono assistenza) sono già presenti su diversi siti web aziendali. È sempre più comune vederli apparire in qualità di customere assistance, simulando una conversazione umana, per supportare il visitatore del sito ed aiutarlo trovare l’informazione che sta cercando, senza dover effettuare una telefonata o inviare un’email. Il trend dei chatbot è dunque già in corso ma nel 2018 vedrà un’importante crescita e diffusione, rendendo la customere experiece più veloce e personalizzata, soprattutto da dispositivi mobili. Già lo scorso anno Facebook, durante la F8 Developer Conference di Facebook, aveva “svelato” l’importanza del supporto dei bot sulla piattaforma di Messenger, e David Marcus, CEO della piattaforma , affermava che il numero di messaggi inviati tra aziende e clienti aveva raggiunto i 2 miliardi al mese. Inoltre, una recente indagine di ManyChat condotta su oltre 8.000 ChatBot ci restituisce dei dati davvero molto interessanti riguardo l’efficacia di Open Rates e CTRs rispetto a una Email: un ChatBot ha un tasso di apertura dell’80% contro il 20% di una Email e una percentuale di click 10 volte più alta. Per tirare alcune somme i chatbot sono, e saranno sempre di più, una grande opportunità per le aziende di entrare in contatto con i propri clienti, già affiliati o potenziali, coinvolgendoli attivamente con una conversazione che si basa su tre parole chiave: istantaneità, privacy, personalizzazione e che si pone di raggiungere un unico obbiettivo: migliorare la customere experience, utilizzando i dati dei consumatori per formulare soluzioni personalizzate. chatbot_magazine

(Personal) content is the king

I chatbot non saranno l’unico mezzo utilizzato per migliorare l’esperienza dell’utente. Il social marketing sta migliorando sempre di più la possibilità di personalizzare i contenuti in base gli interessi specifici dei consumatori e si prospetta che il 2018 sarà l’anno dell’esplosione degli annunci dinamici su cui i social media marketer stanno già facendo un grande investimento. Man mano che le piattaforme social si evolvono ( dati Insights, algoritmi e strumenti di analisi sempre più precisi) la condivisione di contenuti pertinenti, interessanti e soprattutto unici per il pubblico di riferimento è sempre più possibile. In altri termini la precisione di questi dati diventa terreno fertile per le aziende che possono focalizzarsi su un pubblico ben preciso, indirizzando il messaggio e lasciandosi alle spalle i contenuti troppo generici. A questo proposito vale la pena aprire una parentesi sulle community di Facebook, un luogo su cui investire, trovare informazioni, condividere e instaurare una relazione con un target specifico. Facebook ha annunciato di voler implementare le sue funzionalità per supportare i Gruppi. Per il social business 2018 sono previsti un flusso di contenuti sempre più performanti, dove alla qualità ( audio e video), allo storytelling e all’emozionalità, si affianca la personalizzazione dei contenuti. I social, che sono sempre stati il canale di ascolto dei fan, permetteranno ai brand di creare e distribuire contenuti diretti e coinvolgere il pubblico a livello personale, passando così dal content marketing al personal content marketing. Ma come raggiungere questa personalizzazione dei contenuti? Partendo da una buona strategia social, dove diventa importante:
  1. Scegliere il canale di comunicazione giusto per il proprio target ( Instagram non è Snapchat )
  2. Investire parte del budget in pubblicità e campagne Adv ad hoc
  3. Studiare e analizzare i dati delle insights (ascoltando gli utenti ma anche i concorrenti)
  4. Realizzare contenuti Interessanti, rilevanti, personalizzati.

Non solo video ma live video

I video rappresentano lo strumento che genera maggiore engagement online. Se oggi il Video Marketing è uno dei trend preponderanti fra i social, la sua “evoluzione”, il live streaming, sarà uno dei trend da tenere a mente nel 2018. Da alcuni mesi lo streaming delle dirette di Facebook, Twitter, instagram e altre piattaforme social ha subito una forte evoluzione. Principalmente utilizzate dai privati, si stima che per il 2018 saranno alla portata di tutti. La tendenza delle aziende è proprio quella di sfruttare live e dirette sui propri canali social come strumento di fidelizzazione dei propri clienti. Facciamo riferimento ad alcuni dati: l’80 % degli utenti dichiara di guardare i live video con maggiore interesse rispetto alla lettura di un post; inoltre la diretta viene vista quasi 3 volte di più rispetto ad un video standard. Grazie alla loro natura meno raffinata e forse per questo più personale, il live video è un buon mezzo per condividere eventi aziendali, clip di prodotti in costruzione, mini-video di un dietro le quinte o aggiornamenti rapidi (dirette) delle notizie, lanciare un prodotto prima dell’uscita. Consente ai brand di abbattere quella tipica formalità dello spot pubblicitario, rompendo le barriere fra azienda e consumatore e creando un ponte di interazione più autentica. Il video non è solo prezioso per generare engagement: come ulteriore vantaggio l’algoritmo di Facebook predilige i video live ponendoli fra i preferiti della NewsFeed, e aumentando la probabilità di essere visualizzato organicamente. In sostanza il video continuerà a ricoprire un ruolo importante nella social strategy ma a fare la differenza nel 2018 saranno i live streaming. Non solo Facebook ma anche Instagram, Twitter, Snapchat e diversi canali oggi permettono la trasmissione in diretta. Agora, ad esempio, offre uno stream senza scaricare altre app, che si integra con quelle già esistenti consentendo di raggiungere i consumatori facilmente e in tempo reale. live-video

Lunga vita ai contenuti brevi

A fare da apri fila al fenomeno dei contenuti effimeti, lo sappiamo, è stato Snapchat, con i suoi 10 miliardi di video visualizzati lo scorso aprile. Instagram Stories registra 100 milioni di utenti ogni giorno, seguito da Facebook che ha da poco introdotto le Stories anche per le Business Page, e WhatsApp che ha inserito lo Status di 24 ore. Anche nel 2018 lunga vita ai contenuti effimeri sui social, così performanti perché immediati, perchè in grado di fotografare la realtà e stare al passo con i propri utenti, di cui sono lo specchio, e ritorniamo al concetto del pubblico sempre in movimento. Infatti un altro aspetto da non sottovalutare è proprio la fruibilità di questi contenuti, visualizzabili da mobile, da una cerchia ristretta dell’audience, la quale percepisce questi contenuti come immediati, autentici e validi. Si prospetta che questo tipo di formati non solo rappresenteranno una parte della content strategy sui social, ma saranno integrati in termini di design e fruibilità, anche grazie alla virtual reality.

Realtà virtuale: l’evoluzione tecnologica al servizio della creatività

L’elemento di distinzione dei social è sempre stato il diretto coinvolgimento dell’utente. Come abbiamo visto questo aspetto è sempre in crescita e le aziende avranno sempre più strumenti per poter coinvolgere, divertire, emozionare il proprio pubblico. Uno degli strumenti e di conseguenza trend in previsione per il 2018 percorre questo obiettivo grazie alla realtà virtuale, o realtà aumentata. Ma cos’è questo fenomeno? Elementi virtuali in luoghi reali. Cioè? Un po’ quello che vediamo accadere nelle Instagram Stories o in Snapchat: un’esplosione di creatività (e di tecnologia) che permette di visualizzare e sovrapporre elementi multimediali al nostro spazio fisico. La rivoluzione, o, se vogliamo, la grande potenzialità, sta nel fatto che alcune aziende potranno applicare questa tecnologia ai loro prodotti. Sicuramente rappresenta uno strumento che permette di aggiungere creatività ai contenuti, coinvolgendo l’utente grazie ad una personalizzazione dei contenuti visualizzati. Tutto questo implica ovviamente una migliore customere experience, un terreno su cui investire per brand e aziende. virtual-reality Facebook e Apple stanno già investendo nella Realtà virtuale. La prima lanciando Ar Studio, un ambiente per creare oggetti virtuali sovrapponibili alla nostra fotocamera; la seconda con il progetto ARKit, un framework che molti hanno iniziato a testare sfruttando gli ultimi Iphone; inoltre Apple lancerà una piattaforma per portare questo strumento alla portata di tutti. Anche con la realtà virtuale ci dirigiamo verso una personalizzazione sempre più preponderante dei contenuti. I social network continueranno ad essere canali in continua evoluzione. La vera sfida resta quella di adattarsi alle esigenze dell’utente e a questo cambiamento continuo. Non ci resta che sperimentare e soprattutto tenerci aggiornati. Cosa stai facendo per pianificare la tua Social Strategy 2018? Faccelo sapere nei commenti e se hai bisogno di una consulenza contatta il team di Socialware!

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Come costruire liste per una strategia di email marketing efficace

Email marketing: dalla prima comunicazione pubblicitaria al database building di qualità

Costruire una strategia di digital marketing efficace vuol dire valutare numerose possibilità cercando di trovare soluzioni che siano coerenti con gli obiettivi. Occorre essere costantemente aggiornati sull’evoluzione sempre più veloce degli strumenti, con piccole grandi novità ormai all’ordine del giorno. In questo contesto così dinamico e avvincente ci sono pilastri sui quali il digital marketing continua a reggersi nonostante i vari upgrade “punto zero” del web. Si tratta di quelle certezze presenti fin dall’inizio che nel tempo non perdono colpi e godono di una salute che migliora puntualmente. Stiamo parlando dell’e-mail e della sua costante importanza nell’elaborazione di una digital strategy di successo. Nata a fine anni ‘70, l’e-mail è ancora oggi un canale molto importante per comunicazioni di vario genere. Fu Gary Thuerk ad inviare il primo messaggio promozionale della storia digitale il 3 maggio del 1978 utilizzando la rete di Arpanet sviluppato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, prima ancora della nascita di internet così come lo intendiamo oggi. Una vera rivoluzione che negli anni si è trasformata in una preziosa ed evoluta possibilità commerciale. L’email marketing oggi occupa un ruolo ancora importante nella costruzione di ogni strategia con risultati sorprendenti e in crescita. email-marketing-socialware Come dimostra l’ultima analisi sull’email marketing in Italia dell’Osservatorio Statistico 2017 elaborato da MailUp, su un campione di 12 miliardi di email analizzate riconducibili a 10.000 clienti, si registra un notevole incremento dei messaggi recapitati correttamente rispetto al 2015. Crescono del 35,7% le aperture totali e del 36,9% i clic totali. Questi e altri dati molto positivi sono da attribuire di certo ad un notevole miglioramento delle piattaforme di lavoro come MailChimp e MailUp e dell’email deliverability da un lato, dall’altro invece alla crescente attenzione da parte dei brand verso buone pratiche di profilazione, segmentazione e automazione.

Database building: il punto di partenza per implementare la campagna di marketing

Come per ogni strategia di marketing che si rispetti il primo passo da compiere è l’analisi degli utenti di riferimento. Costruire una digital strategy senza sapere chi è il nostro interlocutore vuol dire sprecare tempo prezioso, rischiando di arrecare fastidio e ottenendo quindi un effetto contrario alle aspettative. Tuttavia non si tratta solo di uno step iniziale ma di un costante monitoraggio di informazioni sempre più puntuali che permettono l’invio di contenuti pertinenti. In una strategia di email marketing le modalità con le quali costruire le liste sono molto importanti e richiedono alcuni accorgimenti fondamentali. Il primo è sicuramente la raccolta dei dati. email-marketing-socialware-5

Come raccogliere i dati per una list building di qualità?

La raccolta di informazioni utili alla profilazione dell’utente permette di inviare contenuti meno invasivi e soprattutto che rispettano gli interessi, le aspettative degli utenti iscritti e la loro privacy incrementando i tassi di apertura e clic. La modalità della richiesta di iscrizione ci permette di raccogliere il primo dato utile ed è già una risposta importante per testare il livello di interesse dell’utente, quindi la sua eventuale predisposizione all’acquisto. Negli anni le possibilità si sono moltiplicate e le piattaforme di lavoro hanno raggiunto livelli molto elevati per la costruzione di un database di qualità. Ne riportiamo solo alcuni esempi tradizionali e non solo:
  • aumento dei punti di accesso, con l’obiettivo di moltiplicare le possibilità dell’utente per iscriversi alla newsletter. Implementare il sito di entry point in zone della pagina da scegliere in base all’esperienza di navigazione onsite;
  • inserimento di pop-up interattivo che risponda ad un’azione precisa dell’utente (es.tempo di permanenza su una pagina, numero di pagine visitate, ecc.) con l’obiettivo di ricordare all’utente la possibilità di rimanere aggiornato sui contenuti verso i quali ha manifestato interesse;
  • inserzioni LeadAds per acquisizione contatti, utilizzando anche i social per la raccolta di iscrizioni di qualità da implementare anche con semplici form sulla pagina aziendale;
  • contenuti premium, un incentivo ormai tradizionale per motivare la proposta di iscrizione inoltrata all’utente. L’obiettivo è offrire una “reason why“ che spinga l’utente a lasciare un suo contatto personale.
email-marketing-socialware-4 Ma non finisce qui. Dopo aver deciso la modalità di raccolta dei dati, occorre stabilire una modalità per garantire un controllo sulla validità degli indirizzi raccolti.

Single opt-in o double opt-in: pro e contro

Il secondo passo per costruire una lista con contatti di qualità è quello della conferma di iscrizione. Le possibilità sono solo due ma con ricadute molto diverse sulla costruzione del database per email marketing:
  • single opt-in, richiede solo un clic per confermare l’iscrizione dopo aver inserito i dati richiesti. Non prevede l’invio di un’e-mail di conferma;
  • double opt-in, per confermare l’iscrizione occorre effettuare un clic sul link ricevuto via email all’indirizzo segnalato.
Come è facile intuire, le due modalità hanno obiettivi molto differenti. La strategia di single opt-in è utile se il fine è quello di raccogliere iscrizioni per una list building quantitativa, la double opt-in strategy garantisce una conferma del corretto inserimento dei dati andando a comporre liste meno affollate ma attive e reali. Offrire all’utente la possibilità di confermare la sua iscrizione è di sicuro un vantaggio non solo tecnico con positive ripercussioni sul rapporto con l’utente stesso che cliccando sul link acquisisce una consapevolezza che, nel caso della modalità single opt-it, perderebbe in poche ore o addirittura minuti. Questi sono solo alcuni dei vantaggi grazie ai quali l’approccio consigliato per la qualità del database per una strategia di email marketing è senza dubbio il double opt-it. Puntare alla qualità vuol dire costruire liste meno estese che garantiscono tuttavia report molto fedeli alla realtà, riducendo al minimo la presenza di contatti inattivi che alterano le percentuali di apertura.

Gestione delle disiscrizioni dalla newsletter

C’è un passaggio iniziale che sembra un paradosso ma è altrettanto importante. Gestire con facilità la disiscrizione degli utenti che non desiderano più ricevere contenuti informativi o commerciali è importante tanto quanto la qualità degli iscritti. email-marketing-socialware-3 Nell’invio dell’email è fondamentale rendere le procedure di disiscrizione facili, veloci e lineari. In questo modo sarà garantita la completa trasparenza tra azienda e destinatario, evitando eventuali fraintendimenti che possono compromettere un eventuale ritorno di chi ha appena abbandonato la lista. Per costruire una strategia di email marketing efficace e completa bisogna tener presente vari passaggi. In questo post ne abbiamo analizzati solo alcuni.

Se hai dubbi su database building e raccolta dati per la tua email marketing strategy scrivi qui le tue domande.

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Analisi dei competitor e strategie di web marketing: 5 step da seguire

L’analisi dei competitor online è fondamentale per l’Ecommerce, il local marketing, siti di Hotel e per ogni altra azienda che lavora sul web ed è alla base per una corretta strategia di web marketing. Al contrario è un aspetto troppo spesso sottovalutato durante i briefing iniziali. Per la fretta di avviare il progetto oppure per mancanza di risorse si tende a saltare questa fase, che in realtà è davvero importante. Ciò che serve principalmente è uno sforzo di analisi di base, seguito da un monitoraggio costante. Superati gli inizi, questa attività – se impostata nella maniera corretta – non porterà via molto tempo; il miglioramento qualitativo nelle strategie di promozione del proprio business online, però, ripagherà ampiamente quello speso. Proviamo a vedere insieme quali sono gli step indispensabili per impostare una corretta strategia di analisi e monitoraggio dei competitor sul web:

1) Definire la nicchia di mercato

Definire la corretta nicchia di mercato è il primo obiettivo per una strategia di digital marketing. In primo luogo è opportuno fare un brainstorming con tutto il team di lavoro al fine di individuare le keyword giuste per poter iniziare la ricerca. Questo passaggio è molto importante soprattutto per siti elaborati come ad esempio gli Ecommerce generalisti, ovvero quelli con categorie merceologiche molto differenti tra loro e che hanno la necessità di posizionarsi su più mercati. In questa fase possono tornarci utili due tool di ricerca e analisi keyword come abbiamo già spiegato in un articolo precedente (Keyword tool: AdWords vs Semrush). Consiglio di non soffermarvi su parole troppo generiche perché da un punto di vista SEO sono meno efficaci e più difficili per il posizionamento. Lavorate piuttosto sulle keyword di coda lunga, sono queste parole infatti che ci aiuteranno a trovare i reali concorrenti. Digitando keyword generiche quasi certamente la prima pagina sarà occupata dai big player come Amazon, Ebay, Zalando o Booking, che NON sono i vostri competitor! Le keyword di coda lunga al contrario vi aiuteranno a definire le nicchie e trovare quei siti che stanno cercando di ritagliarsi delle fette di mercato. La coda lunga nella SEO

2) Creare una Keyword strategy

Dopo aver selezionato le keyword diventa molto importante categorizzarle e ordinarle per priorità. Posizionarsi per le parole chiave corrette eviterà tanti problemi sulla SEO del vostro sito. Un esempio: avete mai sentito parlare di frequenza di rimbalzo e Pogo Sticking? In questa fase consigliamo di utilizzare tool specifici, Semrush su tutti, ma anche Excel ci può aiutare. La cosa importante della keyword strategy infatti è il monitoraggio costante. Questa strategia deve modellarsi con il nostro obiettivo di business. Proviamo a porci domande come:
  • Quali keyword stanno generando i maggiori volumi di traffico?
  • Quali hanno il CTR più alto?
  • Su quali parole il ci stiamo posizionando con maggiore facilità?
  • Quali sono le query di ricerca emergenti?
Semrush o Google Search console possono aiutarci in queste analisi, nell’individuare nuove keyword che possono entrare a far parte della nostra strategia.

3) Impostare i KPI

Darsi degli obiettivi permette di monitorare le attività, individuare azioni correttive della strategia e motivare il team di lavoro. I KPI sono come una bussola che deve guidarci nelle nostre azioni, per questa ragione è importante definirli in partenza su ogni progetto. Ecco un esempio che può funzionare molto bene per un Ecommerce:
  1. Qualità delle visite: tra i fattori più importanti che influiscono sul posizionamento di un sito sui motori di ricerca ci sono il CTR, la durata delle visite e le pagine visualizzate per ogni sessione. Tutti elementi che riconducono al concetto di qualità delle visite: per questa ragione individuare degli indicatori che ci aiutano a monitorarla ci può essere di grande aiuto. Ecco alcuni indicatori:
    • Numero di sessioni (da Google Analytics)
    • Frequenza di rimbalzo (da Google Analytics)
    • Coinvolgimento degli utenti (da Google Analytics) calcolato come il numero di sessioni di durata superiore ai 60 secondi
  2. Posizionamento su Google: per monitorare il posizionamento sui motori di ricerca utilizziamo Google Search console e SemRush. Gli indicatori importanti possono essere:
    • Numero di impression organiche (da Search Console)
    • CTR (da Search Console)
    • Keyword posizionate nella top ten ovvero nella prima pagina di Google (da Semrush)
  3. Brand Awareness: la popolarità di un brand è fondamentale sia per il posizionamento su Google sia per la facilità nel generare conversioni. Un utente acquista con più facilità se conosce il brand, è fuori discussione. Lavorare sull’autorevolezza e la popolarità quindi non è mai tempo sprecato. Ecco alcuni indicatori che ci possono aiutare a capire se il nostro brand sta acquisendo popolarità:
    • Branded impression (da Search console) inteso come tutte le query contenenti una parola di brand e che hanno generato delle visualizzazioni su Google
    • Clic organici (da Search Console)
    • Traffico diretto (da Google Analytics)
  4. Conversioni: le vendite, chiaramente, sono il primo obiettivo per un Ecommerce. Questa cosa è vera soprattutto per Ecommerce già avviati, non lo è per Ecommerce in Start-up dove invece assumono maggiore importanza i KPI dei punti precedenti. Indicatori molto utili in termini di conversioni possono essere:
    • Fatturato
    • Numero ordini
    • Valore medio del carrello
    • Tasso di conversione

4) Definire le azioni

Dopo aver definito i competitor, creato la strategia di Keyword e impostato i KPI corretti non resta che iniziare a sporcarsi le mani con le azioni. Tutto si basa sulle risorse ed è quindi inutile creare dei piani di azione super elaborati se le risorse a disposizione sono limitate. Oggi è importante creare una strategia e delle azioni che lavorino su più livelli: un nuovo contenuto deve essere allo stesso tempo utile per gli utenti e ottimizzato per la SEO (avete mai sentito parlare di SEOTelling?), un evento in uno store fisico deve essere utile per il brnading ma anche per l’awareness sui Social media e su Google. Generalmente le macroaree di azione sono le seguenti:
  • Onsite: rientrano in questa area le attività legate all’ottimizzazione dei contenuti del sito in ottica SEO (es. pagine di prodotto e pagine di categoria), la creazione di nuovi contenuti di qualità ma anche attività di technical SEO (monitoraggio delle performance del sito) e di usabilità. Una pagina chiave con un’alta frequenza di rimbalzo può dover richiedere degli interventi. Allo stesso modo un tasso di conversione al di sotto dell’1% può significare che gli utenti non riescono a trovare con facilità ciò che cercano, non hanno un’esperienza di navigazione corretta, o magari che i prodotti che vendiamo non sono così appetibili.
  • Offsite: per offsite intendiamo non soltanto le attività SEO e di Link building ma anche azioni di Local marketing ad esempio nei punti vendita e negozi fisici. Un piano ben impostato ci porterà risultati utili sulla popolarità del brand e sul posizionamento delle keyword
  • Social media: Facebook, Instagram e Co oggi devono essere sempre più integrati nelle strategie di web marketing. Pensiamo alle nuove implementazioni di Facebook che praticamente ci permettono di acquistare direttamente i prodotti di un Ecommerce o di promuovere alla perfezione un servizio. I Social media aiutano tantissimo nella promozione di un brand e quindi sulla SEO di un progetto.
Vetrina prodotti su Facebook
  • Email marketing: è uno dei grandi classici tra le attività di web marketing. Fino a qualche anno fa era il mezzo principale per entrare in contatto con gli utenti e invogliarli a compiere un’azione sul sito. Ancora oggi è il canale più utilizzato al mondo in ambito digital marketing e sottovalutarlo sarebbe un errore. La ragione principale è che l’Email marketing interviene in modo diretto su utenti che hanno già avuto un contatto con l’azienda (iscrizione a una newsletter, acquisto sul sito, ottenimento di codici coupon, ecc), quindi il vero potenziale è legato all’acquisizione cliente, e non alla singola vendita come accade ad esempio per le campagne di Pay per click. Una newsletter, quindi, può aiutare le aziende a creare un rapporto con il proprio pubblico, e veicolare non solo informazioni prodotti, ma anche identità aziendale, valori e prospettive e, in definitiva, dare ulteriori motivi alle persone per affezionarsi al brand.
  • PPC: parliamo non solo di Google AdWords, ma anche delle campagne Facebook, remarketing, comparatori di prezzo, AdWords Express. Non occorre avere budget milionari ma riteniamo importante prevedere degli investimenti di advertising in un progetto di web marketing.

5) Impostare un piano di monitoraggio

Per quanto riguarda il monitoraggio è molto importante l’utilizzo di tool professionali. I già citati Google Analytics, Search Console, SemRush e Screaming Frog possono essere sufficienti per tutte le piccole e medie realtà. Il monitoraggio acquisisce senso però se fatto in modo integrato: ha scarsa rilevanza monitorare il solo andamento del posizionamento di una keyword se poi non si guarda anche ai dati di traffico provenienti attraverso quella keyword e le conversioni che hanno generato. Un piano di monitoraggio ben impostato ci darà delle preziosissime indicazioni circa le attività correttive da apportare alla nostra strategia di Digital marketing.
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Come creare una strategia di Web marketing?

Rubrica SEO e Ecommerce #2

Gli elementi chiave di una perfetta strategia di web marketing

Analizziamo più nello specifico alcune delle attività viste nella prima parte della nostra rubrica partendo dal content marketing, ovvero la creazione di contenuti utili a fini di attirare traffico verso il proprio sito. Questa attività è trainante, può portare a risultati importanti pur richiedendo uno sforzo constante.Il fine di questa attività dunque è la creazione e condivisione di ogni tipo di contenuto editoriale (news,articoli,video e foto, in un’ottica crossmediale) al fine di acquisire clienti. L’aspetto più importante di tale attività è che tali contenuti non devono necessariamente avere natura pubblicitaria, ma anche e soprattutto informativo; devono essere contenuti utili per gli utenti. Blog Un blog è una piattaforma web sulla quale uno o più blogger pubblicano periodicamente contenuti multimediali ordinati cronologicamente. I post sono contenuti testuali associati ad immagini o al altri elementi multimediali come audio o video.  il-ciclo-del-content-marketing I vantaggi di un blog aziendale:
  • Branding
  • Migliora la SEO
  • Aumenta il traffico sul tuo sito
  • Ha costi di gestione contenuti
Search Engine Marketing – SEM
  • Il Search Engine Marketing (SEM), è l’insieme delle attività di promozione svolte sui motori di ricerca
  • Comprende tutte le attività ideate per portare traffico di qualità verso un determinato sito web. Il fine di tali attività è dunque condurre al sito, attraverso i motori, il maggior numero di utenti realmente interessati ai contenuti proposti.
Il SEM si divide a sua volta in due attività: SEA e SEO. Sem Search Engine Advertising – SEA
  • Search engine advertising (SEA) – Attività di gestione di campagne pubblicitarie di risultati (più precisamente link, meglio conosciuti come “annunci sponsorizzati”) a pagamento sui motori di ricerca.
  • AdWords è il servizio di Google riservato alla creazione di tali annunci che verranno pubblicati tramite AdSense (siti partner) o nelle aree “link sponsorizzati” della pagine di ricerca
Search Engine Optimization – SEO
  • Con Search Engine Optimization (SEO) – si intendono tutte le attività di ottimizzazione di un sito, realizzate con il fine di aumentarne il volume di traffico attraverso risultati “organici” dei motori di ricerca, ovvero non a pagamento. Queste attività comprendono la completa ottimizzazione del sito, a livello di codice e di contenuti, senza dimenticare la gestione offsite, basata sulla link building.
SEO Text Various Shapes BlueL’attività SEO è un’attività continuativa lunga e complessa che richiede interventi costanti e strutturati. Sarà l’argomento principale di questa rubrica e ne cureremo ogni aspetto.Spesso ci viene chiesto quale sia la migliore strategia da seguire, se concentrarsi maggiormente su SEA o SEO. Il segreto, come vedremo, è l’integrazione delle due diverse strategie.  E’ evidente come una strategia Seo richieda più tempo per raggiungere i risultati prefissati, ma risulti più stabile nel tempo. Una strategia Sea invece prevede tempi di realizzazione molto rapidi ma non garantisce nel tempo risultati duraturi. Terminate le campagne, non si è più visibili sulla serp, per questo risulta ottimale solo per obiettivi temporanei. seo-sem Analizzate le differenze tra SEO e SEA, è preferibile utilizzare un approccio integrato che comprenda entrambe le strategie, ovvero: Ad esempio si può decidere di creare delle campagne Adwords in una fase preliminare o successiva rispetto alla SEO, in modo da valutare le parole chiave più che convertono di più od ottenere posizionamenti sulla serp grazie a diverse strategie. Social Media Marketingsocial-keyboard I Social Media sono i nuovi luoghi di incontro virtuali, dove le persone si conoscono, si confrontano scambiandosi pareri, critiche ed opinioni ed hanno conversazioni su tematiche di interesse. E’ il mondo sempre più popolato dei social network, dei blog e dei forum. Il Social Media Marketing è il ramo del marketing che si occupa di generare visibilità sui social media. Quest’attività si concentra sulla gestione dei rapporti e della comunicazione online, attraverso digital PR e community management, e su branding ed advertising attraverso i social network. Conversion Rate Optimizatio – CRO Conversion Rate Optimization, o ottimizzazione dei tassi di conversione, è un’attività che fa riferimento al creare dei form o delle landing page con l’obiettivo di ottenere informazioni dagli utenti e trasformarli in clienti. Questi elementi sono fondamentali per ottimizzare le conversioni. Direct E-Mail Marketing – DEM Il Direct Email Marketing è una metodologia marketing con approccio diretto che utilizza la posta elettronica come canale per pubblicizzare messaggi commerciali ed informativi ad pubblico di interesse. La recente evoluzione di questa attività si sta concentrando sempre più sulla qualità del target, sulla profilazione delle utenze e sulla cura dei contatti, con conseguente abbandono degli invii massivi di posta che avevano caratterizzato l’e-mail marketing dei primi anni. servizio-invio-newsletter-biproget1 Per strutturare una buona newsletter è fondamentale un software di qualità che consenta personalizzazioni e formati adeguati al messaggio che si vuole veicolare. Mailchimp ad  esempio è un ottima risorsa. Scegliere formati,contenuti,tempistiche e device di destinazione è fondamentale, cosi come elaborare titolo ed oggetto in modo accattivante. Anche su questi aspetti, ci si soffermeremo ancora nel corso della nostra rubrica. Ora che abbiamo completato la nostra panoramica sui numerosi strumenti del web marketing, a partire dal prossimo appuntamento con la nostra rubrica saremo pronti a parlarvi di come impostare correttamente una strategia SEO.  Cominciate a prendere carta e penna.
ZMOT

Web Marketing e SEO, la guida definitiva

La rubrica SEO e Ecommerce di Socialware Italy

Nell’immenso mondo del web marketing è facile perdere l’orientamento e abbandonare la strategia che si era scelto di seguire. Nonostante le buone idee e il tanto impegno ci si può ritrovare indecisi su quali strumenti utilizzare e con quali criteri. Per questo abbiamo deciso di aiutarvi a impostare una strategia di web marketing che funzioni e che non vi faccia disperdere tempo e risorse. La nostra rubrica mensile si concentrerà principalmente sul mondo della SEO, attività tra le più complicate che richiede impegno e costanza. Prima di parlarvi nel dettaglio di come impostare una buona strategia SEO, ci sembra però opportuno mettere a fuoco delle solide basi, analizzando le fasi ed i principali strumenti del web marketing.
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Le 4 fasi di un progetto di Web Marketing

  1. Studio del mercato
  2. Pianificazione di un progetto
  3. Realizzazione/Restyling del sito web
  4. Promozione e pubblicità online
  5. Monitoraggio dei risultati

Gli obiettivi devono essere:

  1. Definiti: evitate obiettivi troppo generici e non univoci;
  2. Misurabili: assicuratevi di avere gli strumenti per monitorare risultati;
  3. Realistici: evitate di creare strategie aziendali con obiettivi  irrealizzabili.

Fondamentale per la misurazione degli obiettivi è il concetto di Conversione: il conversion rate (tasso di conversione) misura la percentuale di visitatori che hanno effettuato l’operazione desiderata (conversione) all’interno del vostro sito.
Questa azione generalmente può tradursi nella la vendita del prodotto/servizio o nella lead generation (il contatto, l’iscrizione, la visita di una pagina chiave del sito, o altre azioni misurabili).

Le nuove regole dell’era digitale

Oggi, il 90% degli investimenti di web marketing viene speso per i canali che interrompono la gente, al fine di ottenere la loro attenzione. Spot televisivi, pubblicità sui giornali, spot radio e cartelloni pubblicitari, ma anche canali web come banner pubblicitari, finestre pop-up, e-mail indesiderate, etc. Questi metodi non sono sbagliati in senso assoluto, il marketing dell’interruzione può essere ancora efficace, se fatto con empatia e se delizia il suo pubblico.Ma sul web, meno del 10% di tutti i clic e del traffico passa attraverso questi canali. La stragrande maggioranza del tempo e l’attenzione degli utenti di Internet, sia desktop, tablet o smartphone, deriva da canali Inbound: le newsletter a cui abbiamo scelto di iscriverci, i contenuti che vogliamo leggere, i risultati di ricerca che preferiamo, i social media che vogliamo utilizzare, i video che vogliamo guardare, etc.”  Rand Fishkin, CEO di Moz

Il nuovo modello di business

Oggi la mera pubblicità non è più sufficiente, bisogna anche conquistare la fiducia del consumatore nel momento zero della verità (ZMOT = Zero moment of truth). In questa prospettiva, l’inbound marketing è il metodo più efficace per fare business online. Ormai la quasi totalità degli utenti prima di effettuare un acquisto va alla ricerca informazioni sul web, consultando ogni tipologia di fonte. In media il 31% degli utenti consulta 5 siti o più siti, il 27% almeno uno , mentre la maggioranza (il 42% del totale) consulta da 2 a 4 risorse web. E’ fondamentale attirare i potenziali clienti in questa fase.
A differenza dei tradizionali metodi di marketing (outbound o interruption),  l’inbound marketing si focalizza sulla creazione di contenuti di qualità che attirino gli utenti verso la tua azienda ed i tuoi servizi. Allineando il contenuto che si pubblica con gli interessi dei tuoi clienti, diventa naturale attirare traffico e di conseguenza facilitare il processo di conversione. E’ cosi che i contatti potranno trasformarsi in clienti, i quali andranno fidelizzati nel tempo. Distribuire il contenuto giusto attraverso i canali più appropriati è fondamentale per non interrompere gli utenti ed al tempo stesso aiutarli nella fase più delicata: quella del processo d’acquisto. Capirete bene che per una strategia di Ecommerce questo aspetto è fondamentale.

Quali sono gli strumenti dell’inbound marketing?

La metodologia dell’inbound marketing si divide in quattro fasi, ognuna delle quali presenta attività specifiche.

  1. Fase 1 – Attirare e promuoversi on-line. Blog, Search Engine Marketing (SEO/SEA), Social Media
  2. Fase 2 – Convertire. Call-to-action, Landing page, Form, Retargeting
  3. Fase 3 – Chiudere. Email marketing (lead nurturing), CRM (Customer Relationship Management)
  4. Fase 4 – Deliziare. Email marketing (lead nurturing), CRM, Social Media (community)

Dall’integrazione tra metodi outbound ed inbound prende forma l’imbuto del web marketing, il conversion funnel.

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Courtesy of Studio Samo, web marketing academy.
Nel prossimo post, introdurremo le principali attività di Web marketing:

  • Content marketing
  • Search engine marketing (SEM)
  • Searche engine optimization (SEO)
  • Email marketing