prepararsi a Google Analytics 4

Tre consigli indispensabili per il passaggio a GA4

Google ci pone di fronte a un nuovo modello di raccolta dati, una novità rispetto a Google Analytics Universal. Con Google Analytics 4, ora, si aprono nuove opportunità di analisi, con sistemi di monitoraggio e tracciamento differenti.

Ma quali sono i passi fondamentali per addentrarsi nel mondo di GA4? Cosa è necessario sapere e quali strumenti sono fondamentali prima di occuparsi del passaggio definitivo al nuovo strumento?

1) Effettuare il passaggio a GA4 il prima possibile

La data di termine per le funzionalità di raccolta dati di GA Universal è fissata per il momento al 1 Luglio 2023, salvo modifiche: dopodiché, sarà possibile solo consultare i dati elaborati in precedenza per un periodo di circa 6 mesi. Questo comporta la necessità di accumulare su Google Analytics 4 il maggior numero di dati, creando uno storico adeguato.

2) Individuare gli eventi che si ha intenzione di tracciare

GA4 ha un sistema di misurazione completamente diverso rispetto a GA Universal: tutto è identificato come un evento, a partire dalla visualizzazione di una pagina, concludendo con l’acquisto. 

Non tutti gli eventi hanno la stessa valenza. Esistono, infatti, diverse tipologie:

  • Eventi Standard: dopo aver installato GA4 , questi eventi verranno tracciati automaticamente, come click, file_download, session_start;
  • Eventi Avanzati: dopo averli abilitati dalle impostazioni di configurazione, verranno tracciati in automatico, come page_view, scroll, first_visit;
  • Eventi Consigliati: sono implementabili tramite codice o Google Tag Manager, ma hanno una struttura, una nomenclatura e una serie di parametri definiti da Google. In caso di ecommerce, oltre all’evento purchase, che quantifica le conversione avvenute, sono fondamentali anche altri eventi, precedenti a quest’ultimo, come add_to_cart (aggiunta di un prodotto al carrello) o begin_checkout (inizio del processo di pagamento di un acquisto);
  • Eventi Personalizzati: sono eventi che potrai definire e creare senza far riferimento a linee guida predefinite da Google.

Che il proprio sito web sia un ecommerce o rivolto alla lead generation, è fondamentale comprendere quali sono i passaggi di cui si vuole tener traccia: questi consentiranno di creare report personalizzati su GA4, utili per creare strategie ottimali. Inoltre, essere a conoscenza delle tipologie di eventi disponibili e comprendere quali aggiungere attraverso la personalizzazione consente di ottenere, in fase successiva, un monitoraggio più accurato e senza errori.

3) Affidati a Google Tag Manager

Tra i vari passaggi da effettuare, la configurazione di GA4 e degli eventi da tracciare può essere effettuata tramite lo strumento Google Tag Manager. Ciò generalmente non richiede l’intervento di uno sviluppatore, semplificando i settaggi della piattaforma di analisi: nonostante questo, però, è necessario che il proprio sito web possieda un Data Layer, che consente di gestire dati e condividere variabili con Tag Manager. Questo deve essere configurato seguendo le linee guida di Google, con la nomenclatura corretta. Per evitare errori di alcun tipo, è indispensabile affidarsi a un team specializzato. Successivamente, attraverso lo GTM, è possibile inserire tag per tracciare eventi, in base alle proprie necessità.

Per effettuare il passaggio a Google Analytics 4 puoi affidarti a un’agenzia specializzata in Web Analytics, capace di settare, leggere e interpretare i dati del tuo sito web in modo corretto e strategico.

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10 consigli per una strategia di web marketing di successo

Il web marketing (quello giusto) non è una cosa che ci si può inventare. La visibilità online e una buona web reputation non si ottengono dall’oggi al domani, e soprattutto la credenza che il web marketing sia gratis o necessiti bassi investimenti è uno stereotipo troppo spesso abusato da CEO e capi d’azienda di vario genere. I risultati, il più delle volte, sono commisurati agli investimenti che si fanno sul web e un buon web marketer ha il compito di ottimizzare tali investimenti.

Ecco allora alcuni elementi imprescindibili per tutte quelle aziende che stanno tentando di approcciarsi al fantastico mondo del web marketing.

1- Scegliete un referente (project manager o web marketing manager)

Non si diventa esperti di seo, web e social media marketing per caso. Se non avete una persona competente nel vostro team, non pensate di improvvisarvi o improvvisare qualcuno nelle vesti di guru del web, significherebbe distruggere il progetto ancor prima di avere iniziato. Affidatevi a professionisti che possano guidarvi in questo lungo cammino e “fidatevi” di loro. Ah, non considerate come primo elemento decisionale il prezzo… focalizzatevi più sulla competenza. Ricordate, è un investimento non un costo!

2- Stabilite un budget

Una volta trovata la persona che vi accompagnerà durante (almeno) il prossimo anno e mezzo, fatevi aiutare a capire l’entità dell’investimento capace di garantirvi visibilità online e costruirvi un’immagine solida sul web. Ricordate, l’investimento non significa solo denaro, ma anche tempo (e il tempo è denaro)… Il vostro web marketing manager avrà bisogno di aiuto e collaborazione da parte di un team. Fate in modo che il progetto sia nelle sue mani e sotto la sua responsabilità.

3- Elaborate una strategia di web marketing di medio periodo

Una volta  scelto il vostro referente e stabilito il budget, passiamo alla fase più delicata. La pianificazione strategica. Cercate di essere lungimiranti e datevi degli obiettivi, ragionate su base annuale o biennale. E soprattutto stabilite obiettivi misurabili. Una strategia con obiettivi misurabili vi permetterà di valutare l’andamento e ottimizzare alcuni elementi in corsa. Vi sembra poco?

4- Ottimizzate costantemente il vostro sito web

I tempi cambiano, le tecnologie si evolvono, Google cambia le regole del proprio algoritmo con frequenza e a volte lo fa anche in modo drastico. Avere una strategia SEO dettagliata e seguire un calendario editoriale potrà esservi di grande aiuto nell’ottimizzazione onsite e nell’aggiornamento dei contenuti. Ricordate che la freshness, ovvero la frequenza con la quale vengono inseriti nuovi contenuti (o aggiornati quelli esistenti) è un fattore diretamente collegato al posizionamento su Google.

5- Attività SEO e Local SEO

Avere un sito web è condizione necessaria ma non sufficiente. Potete avere il negozio più bello del mondo ma se siete in periferia, in una strada senza uscita, dubito che possa mai riempirsi di gente… Un sito non ottimizzato per la SEO e Local SEO è esattamente così, invisibile. Ma tranquilli, il vostro web marketing manager è già un esperto SEO, vero? Lui saprà come fare.

6- Search Engine Marketing

Avere un sito web, ottimizzato con una buona attività SEO, è (ancora una volta) condizione necessaria ma non sufficiente… Organizzare campagne di marketing e Pay per click può dare una grossa spinta alla vostra strategia SEO e di visibilità online. Soprattutto in periodi cruciali, realizzare campagne per vendere prodotti o servizi rappresenterà il valore aggiunto. Inoltre vi aiuterà a capire su quali elementi puntare con più convinzione nel proseguo della vostra attività sul web, e quali invece tralasciare.

7- Misurate le azioni di web marketing

Come dice il guru della web analytics Avinash Kaushik: è possibile conoscere ogni singolo click di ogni singola persona che visita il vostro sito. Come può tutto questo non essere fondamentale? Beh, dotatevi di strumenti di web analitycs. Google analytics è la miglior scelta che possiate fare, e non perché è gratis. Sicuramente il vostro web marketing manager sarà un esperto anche nella lettura e interpretazione degli innumerevoli dati di analisi del traffico sul vostro sito, vero? A mio avviso quello della web analytics è l’elemento più importante di tutta la strategia di web marketing. E’ la voce degli utenti e l’elemento che vi permetterà di rendere il vostro sito un posto (almeno) gradevole da visitare.

8- SEO off-site: cercate sinergie con il vostro business offline

E’ una cosa detta e ridetta ma guai a tralasciarla: e il rapporto umano? per quanto il web faciliti le relazioni sociali e amplifichi i messaggi, una chiacchierata, la condivisione di un momento, o il rapporto face to face sono elementi che non devono mai mancare. Cerchiamo allora di promuoverli con attività trasversali. Create eventi nel vostro negozio o visite della vostra azienda, fate fotografare i vostri clienti con i vostri prodotti, invitateli a  venire a trovarvi…

9- E i Social media

L’elemento Social media è stato volutamente lasciato alla fine, e non per importanza. Spesso le aziende che si affacciano al mondo del web iniziano parlando di Facebook marketing e Instagram. Beh, l’abilità di un buon web marketer è quella di farli desistere, almeno all’inizio. Se non avete completato tutti gli step precedenti ascoltate il mio consiglio, lasciate da parte i Social media. Una buona strategia di Social media marketing infatti non è altro che la conseguenza naturale, l’evoluzione di una corretta strategia di web marketing e serve per amplificarla, dare all’azienda un’immagine umana e migliorare la propria web reputation. E non dimenticate che prendersi cura della parte social e gestire l’attività di Social media marketing richiede un investimento di tempo (€) e risorse ($)… Quindi deve essere il frutto di una scelta ragionata. Ma questo il vostro web marketing manager lo saprà sicuramente.

10- Siate voi stessi

Questo è l’ultimo, ma più importante consiglio di oggi: non cercate di dare un’immagine diversa da quella reale. Se siete un’azienda di 2 persone non parlate del “Nostro Team multidisciplinare”; se vi criticano non oscurate i messaggi, fate mea culpa e chiedete scusa; se non siete “leader del settore” non abbiate paura a dirlo. Cercate di rendere più umano il vostro brand, date un nome alle persone che ci lavorano, metteteci la faccia. Insomma, siate voi stessi e la vostra web reputation vi ringrazierà!

Come avrete sicuramente capito, alla base di una strategia online di visibilità e di web marketing di successo c’è sicuramente la competenza e la capacità del vostro referente (azienda o freelance che sia) nel gestire la vostra azienda in rete. Ma tutto questo il vostro web marketing manager lo sa!

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Analisi dei Backlink ai tempi di Google Penguin 4.0

Google aggiorna l’algoritmo: cosa cambia e cosa monitorare

Penguin 4.0 è stato finalmente rilasciato da Google a fine settembre. Finalmente. Sì perchè era da tempo ormai che si parlava di un aggiornamento di Penguin che tardava ad arrivare. Nato nel 2012 per meglio colpire le tecniche di black-hat SEO legate alla manipolazione dei backlink, Penguin, ed ogni suo inevitabile aggiornamento, è sempre stato accolto con timore e incertezza dalla comunità SEO. In questo post fornirò alcune mie considerazioni sulle modifiche apportate da Penguin 4.0, sul perchè SEOs e Webmasters debbano esserne rincuorati ed infine introdurrò un fantastico tool di analisi backlink a noi molto a cuore e molto utile per evitare eventuali penalizzazioni e declassamenti.

Quali sono le innovazioni di Penguin 4.0?

Penguin 4.0 è stato rilasciato con due super innovazioni che decreteranno un momento storico dell’algoritmo di Big G:
  • Penguin è real-time: non stiamo più parlando di un filtro che penalizza i siti costruiti su castelli di spam e network a pagamento, ma di una modifica integrata nell’algoritmo principale che permette una valutazione continua dell’affidabilità dei link in ingresso. I dati saranno d’ora in poi aggiornati in tempo reale e i risultati verranno visualizzati molto più velocemente, come mai sino ad ora, praticamente in tempo reale.
Real-time significa dunque che man mano che Google striscia nella rete scovando link durante il suo crawling effettua già una valutazione aggregata degli stessi e restituisce indicazioni utili per il posizionamento delle pagine.
  • Penguin ha ora un effetto molto più granulare: con la versione 2.0 Google aveva già annunciato di aver aggiunto penalità a livello pagina e a livello keyword, rendendo il calcolo molto più granulare rispetto alla prima versione 1.0. Con l’ultimo aggiornamento questo aspetto è stato migliorato ulteriormente.
D’ora in poi Google individuando segnali di spam, piuttosto che colpire il ranking di un intero dominio potrebbe togliere valore a delle singole sezioni o a delle singole pagine.

Penguin 4.0 ci spinge ancora verso il real marketing

Sarà davvero interessante assistere a come queste due innovazioni interagiranno con gli altri 200 e oltre ranking factors o signals che Google cela all’interno del suo algoritmo. Ma una cosa è certa, questa è un’ulteriore spinta verso l’unicità e la spontaneità dei contenuti. C’era da aspettarselo da chi chiede da anni contenuti creativi, originali ed interessanti che possano generare popolarità e autorevolezza in maniera naturale. Era un passo prevedibile. Google non ha fatto altro che raccomandarcelo in ogni occasione, come fa una nonna ogni volta che esci di casa:

Fai attenzione a chi frequenti! Sii te stesso! Accendi il cervello quando parli!

Dunque nulla da temere? Direi di no, per chi ha la coscienza pulita, anzi. Questo per alcuni semplici motivi:
  • L’algoritmo devalorizza i link piuttosto che penalizzare i siti. Niente più terrore per penalità improvvise e difficili da scovare e recuperare. Sono ottimistico. Vedo un futuro in cui i link si faranno strada nel web più sinceramente e Google ci sarà più simpatico.
  • Risolvere eventuali penalizzazioni sarà più veloce. Niente più attese decennali per risollevare un sito penalizzato. Con Penguin integrato nel core dell’algoritmo di Google l’aggiornamento real-time dovrebbe accelerare le tempistiche.
  • Azioni manuali di negative SEO dovrebbero essere mitigate. La granularità degli interventi dovrebbe avere un effetto benefico contro eventuali azioni di SEO, ammesso esistano ancora.
  • Le buone pratiche saranno premiate. Le corrette tattiche di link building saranno favorite, e subito. Chi ha sempre adottato e continua ad adottare sane e genuine strategie di marketing vedrà i frutti del proprio lavoro in maniera più importante e repentina.

Backlink Audit di SemRush: il nuovo tool per monitorare il tuo backlink profile

schermata-2016-10-28-alle-09-56-47 Con Penguin 4.0 integrato nel core dell’algoritmo di Google, avere un potente tool di analisi dei backlink nella cassetta degli attrezzi SEO fa la differenza. Io l’ho trovato nel Backlink Audit di SemRush. Il Backlink Audit è uno strumento di analisi completa di backlink. Offre funzioni come il disconoscimento dei link, una valutazione super intelligente dei link tossici e l’integrazione con Google Search Console. SemRush ha studiato un algoritmo che studia i backlink in base a più di 30 fattori denominati segnali di tossicità ordinati in più categorie:
  • Spam nelle Community
  • Fonti irrilevanti
  • Network
  • Link manipolativi
  • Ambienti pericolosi
L’algoritmo assegna un punteggio ad una metrica denominata Toxic Score che misura la probabilità che ogni link sia pericoloso per l’autorità ed affidabilità della pagina e del dominio. Il risultato dell’audit è una lista completa dei backlink ordinata per livello di tossicità con svariate indicazioni di dettaglio per meglio valutare le azioni da intraprendere. Prima fra tutte la creazione della lista da inviare al Google Disavow Tool. Il tool è attualmente in beta. A San Pietroburgo continuano a divertirsi ad inserire nuove funzionalità per far impazzire (di gioia) noi analyzers. Come il pannello Lost & Found che mette in tabella link nuovi, rotti e persi. O il collegamento con Google Search Console che permette un crawling e relativa analisi più approfondita. Attendiamo la versione completa per poterne gioire apertamente.

Penalizzazioni e Spam Link: come verificare

SemRush è una manna dal cielo per monitorare costantemente i cambiamenti nei risultati di ricerca e verificare eventuali penalizzazioni. Tra le varie funzionalità di analisi performance trovo molto utili schermata-2016-10-28-alle-09-58-12

#Ricerca Organica

Osservando i grafici di Traffico e Keyword il tool ci permette di individuare velocemente eventuali picchi o crolli nella stima del traffico organico e relativo posizionamento, potenziale sintomo di una penalizzazione sul ranking. Il dettaglio a cui si può arrivare è notevole monitorando le keyword per le quali si è posizionati nelle prime 10 pagine. Personalmente estrapolo i dati mensilmente e li paragono su Excel coi dati dei mesi precedenti per individuare eventuali minacce e opportunità. Si potrebbe fare anche senza passare da Excel, ma non riesco ancora a sganciarmi del tutto. Lo strumento è inoltre utilissimo per analisi competitor e keyword research.

#Position Tracking

Il position tracking del Report Progetti permette di selezionare un numero di keyword da monitorare in dettaglio sul tuo dominio e sui tuoi competitor fornendoti dei dati aggregati senza eguali. Il cambiamento di posizioni per keyword e per pagina che il tool offre permette di essere aggiornati costantemente sulle perfomance di ranking tue e dei tuoi competitor consentendo di andare a fondo su eventuali crolli, sintomo di penalizzazioni. Personalmente uso molto il pannello Rankings Distribution, sebbene ancora in versione beta. Fornisce ottimi insights aggregando alcuni indicatori come l’indice di visibilità ed il traffico stimato utili per la costruzione di un KPI Report. Attendiamo con ansia la versione completa anche di questo tool. Nel frattempo, buona analisi a tutti e non esitare a scriverci le tue domande!
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Not Provided: 5 consigli per una Web strategy efficace

E’ passato poco più di un mese dall’ufficiale conferma da parte di Google di criptare totalmente le parole chiave che portano traffico dalle ricerche organiche. La percentuale delle keyword (not provided) sta salendo inesorabilmente già da mesi. Il dibattito tra esperti e consulenti di Web analytics è iniziato. Le analisi per elaborare le proprie web strategy, così come pensate ed attuate sino ad oggi, diventano sempre meno efficaci.

La situazione è davvero così allarmante come viene descritta?

Ora che Google Analytics non fornisce più su un bel piatto d’argento tutte le keyword dal traffico organico, quali dati possiamo usare per ottimizzare posizionamento e la visibilità online? Sarà ancora possibile rapportare la crescita del traffico di ricerca agli sforzi del team SEO per giustificarli e monetizzarli? Come e dove possiamo scovare nuove parole chiave sulle quali investire?

La vita del web marketer è diventata meno facile, ma certo non impossibile. Il modo di misurare e valutare il successo delle proprie web strategy certo cambierà, ma la SEO Community si è subito mobilitata individuando possibili metodi di analisi e sorgenti di dati alternativi al (not provided). 

#Tip1: Monitorare Landing Page e Contenuti

Abbiamo una certezza al momento: non possiamo più associare alle keyword i dati di acquisizione, comportamento e conversioni. Abbiamo una seconda certezza però: possiamo ancora associare questi dati alle landing page.  E’ questa la prima rivoluzione: passare da un’analisi keyword-based ad un’analisi landing page-based.

Ok, questo lo sappiamo fare, e poi? Come possiamo realmente sapere cosa ha portato gli utenti ad atterrare su un determinata pagina? Non potremo mai saperlo con certezza, almeno per ora, ma basandoci sui contenuti di ciascuna pagina potremo stimare i contenuti delle query di ricerca che hanno portato a quelle pagine. Questa è dunque la seconda rivoluzione: passare da un pensiero keyword-oriented ad un pensiero content-oriented.

#Tip2: Utilizzare Webmaster Tool per incrociare i dati di Web Analytics

Step successivo per affinare l’analisi è l’incrocio dei dati di Google Analytics con i dati di ricerca di Google Webmaster Tool. Ad oggi infatti lo strumento per i Webmaster di Google ci offre:

– Una lista di keyword che inviano il traffico proveniente dalle ricerche organiche con relative impressions e click.
– Una lista di landing page con relative keyword, impressions, click e average ranking.

Certo, Google Webmaster Tools non ha la stessa precisione di Google Analytics ma, non risentendo dell’oscuramento dei (not provided) può tornarci molto utile per migliorare la nostra stima.

#Tip3: Realizzate Campagne di Pay per Click con Google Adwords

I più diffidenti pensano che portare al 100% i (not provided) sia una mossa di Google per spingere sempre più aziende ad affidarsi alle campagne PPC di Adwords, le quali, non risentono minimamente di questo cambiamento epocale. Da sempre i web marketer hanno utilizzato i dati di traffico e conversione delle campagne PPC per affinare le decisioni nel campo organico.

Ora questa sinergia propende maggiormente verso la parte paid. Tra le varie opzioni è sicuramente quella meno economica ma, se abbiamo già delle campagne attive, è arrivato il momento di incrociare i dati di Google Adwords con Google Analytics.

#Tip4: La carta vincente è l’Approccio integrato

Personalmente abbiamo trovato molto utile un post di Daniel Peskin sulla costruzione di un report excel sull’analisi avanzata delle keyword basato sull’incrocio di più fonti di dati e sulla categorizzazione delle query. Nonostante l’anzianità del post, reputiamo l’approccio per categorie notevolmente efficace se opportunamente adattato al focus su landing page e contenuti. Peskin inoltre inserisce nel master data anche conversion rate e relative revenue, ancor più fondamentale nella gestione di un sito di Ecommerce.

 #Tip5: Guardare ai not provided come un’opportunità per differenziarsi

Una totale chiusura della visibilità delle keyword dal traffico organico necessariamente sposterà gli investimenti verso la pianificazione dei contenuti e la qualità delle pagine. Tutto questo si tradurrà in una maggiore sensibilità verso l’esperienza dell’utente. Certo Google sta rendendo la sfida più complessa, ma come dice Rand Fishkin “ogni volta che vediamo aumentare la complessità della pratica dobbiamo riconoscere un’opportunità almeno per coloro tra di noi che sono realmente esperti di Web Analytics e abili nell’elaborare ed interpretare i dati”.

Le analisi analitiche rimarranno si fondamentali ma non pienamente efficaci se non supportate da robuste analisi qualitative. Per i consulenti e gli esperti SEO che hanno sempre lavorato sulle pagine, sui contenuti e sull’esperienza dell’utente per elaborare le proprie web strategy, dunque, cambierà ben poco. Almeno sino alla completa scomparsa dei web cookie, di cui l’avvento dei (not provided) potrebbe essere solo il primo passo.

Diteci la vostra su:
 

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Google analytics e le keyword "not provided"

La Web analytics non è più come prima… Vedo molti articoli di esperti di Google Analytics che si sforzano di conferire un’apparenza di significato alle keywords “not provided”, quelle che il tool non svela più, ufficialmente per questioni di privacy.

Ultimamente nel mondo del web marketing se ne sta parlando molto (a ragione) e purtroppo, nonostante le “uscite d’emergenza” proposte, una soluzione vera non c’è.

Semplificando al massimo, da Mountain View sostengono che gli utenti loggati hanno diritto di essere protetti dalla navigazione in https, per cui le keywords con cui entrano nel sito non sono più rese pubbliche.

Al di là delle cinquantamila sfumature, la soluzione finale proposta da chi si occupa di web analytics consiste quasi sempre in una divisione in sottogruppi di “not provided” associati tramite le segmentazioni alle pagine di atterraggio.

Tutto questo mi fa pensare a come a volte ci si accontenti del verosimile piuttosto che del vero. Purtroppo Google, togliendo un dato fondamentale e basilare, ha perduto di credibilità in relazione all’analisi degli accessi. La sua macchina ha tutti gli accessori possibili ma ha tre ruote.

L’aspetto che bisogna sottolineare è che anche un utente non esperto di web analytics ha come curiosità giusta e primaria l’esigenza di sapere per quali parole chiave viene ricercato il suo sito: è un fattore incidente sul suo business, che oltrepassa la semplice attività on line.

Attenzione, ho detto “il suo sito”, perché il sito non è di colui che si occupa dell’analisi statistica ed offre il servizio di web marketing, ma di un’azienda o di un singolo che spesso fanno ben altra professione. E proprio per l’owner del sito, è importante avere dati completi e semplici.

Ma Google Analytics non li eroga più. Fornisce splendidi report, funnel, tempi di permanenza ma tronchi di un dato che lo ha reso popolare, che è insito nello stesso essere un tool associato a un motore di ricerca: la keyword. Piaccia o meno, anche l’evoluzione semantica, in questo momento, non può prescindere dall’inserimento delle parole in un form di ricerca.

Per tutto questo qualsiasi metodo proposto per ovviare al problema è intrinsecamente lacunoso: se un’auto ha tre ruote, è quasi buffo ingegnarsi a trainarla con una corda, o aggiungere una ruota non sua, perché non avrà mai la stabilità dell’originale. 

La verità ha una faccia sola: quel dato non esiste, non è fornito da Google. Andare in profondità e rimediare con congetture basate su una lacuna fondamentale è uno sforzo che fa quasi tenerezza: eppure vi siamo costretti, noi dobbiamo fornire soluzioni.

Si dice che il web è bello perché è misurabile, ma con la nuova politica di Google non lo è completamente. Mancano i dati, non vengono più forniti. Così la statistica è monca, resta un’ombra di indefinito.

Peccato, Google, nella web analytics, va dall’universo della precisione al mondo del pressappoco: la civiltà e il web vanno quasi sempre nel senso opposto.

Fonte all’articolo originale

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@thesocialware su twitter Facebook: cose da sapere per proteggere la privacy @Franceant su twitter Facebook: cose da sapere per proteggere la privacy

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10 consigli per utilizzare Google analytics

Google Analytics è il re degli strumenti di monitoraggio del traffico sui siti web, la base di partenza per ogni strategia di web marketing che si rispetti. Il suo utilizzo di base è abbastanza semplice, ma per analizzare nel dettaglio lo stato delle visite e del comportamento degli utenti su di un sito, occorre avere una certa dimestichezza con lo strumento e configurarlo al meglio. Per quanto riguarda il primo punto, il consiglio è di rifarsi alle linee guida di Google e di seguire molto da vicino il guru della web analytics Avinash Kaushik (consiglio la lettura del suo libro “Web analytics 2.0“).

Per quanto riguarda invece la configurazione, ecco qualche utile suggerimento:

1. Assicurati che il sito sia completamente monitorato

Questo punto dovrebbe essere semplice se si seguono le istruzioni di Google Analytics “copia il codice e incollalo in ogni pagina web da monitorare appena prima del tag di chiusura </head>”. In alternativa a questo metodo manuale è possibile utilizzare un plug-in ad hoc.

2. Imposta i tuoi obiettivi

L’analisi dei dati è poco utile se non si hanno in mente degli obiettivi da raggiungere. È buona cosa analizzare il sito e prefissarsi dei traguardi. Entrate nel pannello di amministrazione del vostro Google analytics e nel menù Profili selezionate Obiettivi. Il centro assistenza offre una pratica guida su come è possibile impostare i vostri obiettivi.

3. Applica i filtri ai profili da escludere

I siti web vengono visitati quotidianamente da una vasta gamma di persone. Tra queste visite potrebbero esserci anche quelle dei vostri clienti/collaboratori ma questi visitatori non fanno parte di quelli che vogliamo monitorare e analizzare. Di conseguenza, creare filtri che escludono traffico interno (IP dell’azienda o le visite di chi è loggato come utente del CMS) può aumentare la precisione dei dati, in particolare per siti di piccole e medie dimensioni. Con i filtri è possibile inoltre personalizzare i report di GA e i segmenti di dati.

4. Rimuovi url unici ma che portano a contenuti doppi

Google Analytics ha una sezione relativa ai contenuti, in cui vengono raccolti i link e i title delle pagine che ricevono più visite. Ciò nonostante, i siti web possono utilizzare parametri URL univoci che fanno riferimento alla medesima pagina. Google analytics legge questi URL come due pagine distinte e in questo modo i risultati restituiti non saranno veritieri. Sarà necessario rimuoverli dalle analisi. Basta entrare in Amministrazione > Profili Impostazioni profilo e nell’area “Escludi parametri di ricerca URL” inserire i parametri da rimuovere dai rapporti (ad es., sid, session id, vid). Separa tra loro i parametri con una virgola.

5. Misura tutte le interazione con l’utente

Due parametri molto importanti sono la frequenza di rimbalzo e la funzione real time. Pertanto, è fondamentale capire che entrambi sono influenzati dall’ultima azione (non ultima pagina) che l’utente compie sul sito web. Potete tener traccia dei link esterni importanti (come download, sign-up, login ecc) con l’event tracking: un evento è l’interazione di un utente con un elemento di una pagina web come video o link esterni. Google analytics non può tracciare questi eventi di default così non generano pageview quando avvengono. Potete settare l’event tracking in Google Analytics con il metodo _trackEvent() in modo che ogni volta che l’interazione avviene sia tracciata. Nell’interfaccia di Analytics li potrete visualizzare in Rapporti Standard > Contenuti > Eventi.

6. Comprendi le intenzioni dei visitatori

Un ottimo modo per capire l’intenzione di un visitatore è quello di studiare i termini di ricerca utilizzati sul sito con la ricerca interna, mostrando ciò che i potenziali clienti stanno cercando. Una corretta impostazione della funzione di ricerca interna del GA aiuterà a capire quali ricerche stanno dando risultati irrilevanti e quali stanno aiutando il processo di conversione.

7. Collega l’account Google Adsense all’account Analytics

Tramite questo tipo di integrazione potrete avere più informazioni sulle performance degli annunci Adsense e potrete usare questi dati per migliorare le prestazioni degli annunci.

8. Aggiungi l’account Google Adwords all’account Analytics

Grazie a questa integrazione posso analizzare il comportamento dei visitatori che provengono dalle inserzioni Adwords. Questo non è possibile con l’interfaccia di report di Google Adwords. Ricordatevi che AdWords non sarà l’unico mezzo che porta traffico al nostro sito, perciò è importante tracciare non solo le campagne sui motori di ricerca, ma anche gli altri tipi di campagne online come i banner degli annunci, le campagne via email, i programmi di affiliazione ecc.

9. Crea Alert personalizzati con Google Analytics Intelligent Report

Con Intelligent Report potete monitorare le variazioni significative nel traffico del vostro sito e altre metriche utili come le revenue e avere alert in automatico quando avvengono delle variazioni (per esempio dei cali drastici di visite). Ecco una breve guida per imparare a creare alert customizzati.

10. Pianifica i report di Google Analytics per riceverli automaticamente via e-mail

Potete impostare Google affinchè spedisca i report a voi e ad altri giornalmente, settimanalmente, mensilmente e trimestralmente. Questo è molto utile per chi vuole tenere aggiornati i propri clienti riguardo all’andamento del proprio sito web. Ora potete iniziare a lavorare sul miglioramento dei dati che riceverete dalle vostre analisi personalizzate.

Continuiamo la discussione su:
@thesocialware su twitter SEO & Link Building: I Consigli degli esperti @Franceant su twitter SEO & Link Building: I Consigli degli esperti

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Facebook-marketing

Ma il mio sito web funziona?

Durante il 2011 molte aziende, grazie anche al rumore generato dai Social network, hanno iniziato ad avvicinarsi al mondo del web, a preoccuparsi della loro visibilità online e all’importanza di una strategia di web e social media marketing adeguata. Come si dice in questi casi… Meglio tardi che mai! Così, sempre più spesso, ci provengono delle richieste sulla possibilità di creare e gestire Fanpage Facebook, lanciare iniziative di Facebook marketing, o, argomento assolutamente Top Trend in questo periodo (come si dice in gergo, #TT), suggerimenti per approcciarsi al meglio al mondo Twitter.

Il consiglio che diamo a tutti, è di procedere per gradi nella costruzione della propria immagine sul web. I Social media non sono una moda passeggera, non bisogna esserci ad ogni costo, perchè una presenza non mirata può causare danni rilevanti alla Web reputation delle aziende, soprattutto di quelle meno preparate a gestire situazioni di crisi online. La Social media revolution ha sancito un cambio epocale nel modo di comunicare di persone e brand, ma la decisione di approdare sui social deve essere contemplata all’interno di una strategia globale di web marketing, che vede come tassello principale il proprio sito web.

La prima domanda da porsi quindi è: il mio sito web funziona davvero? La questione è spesso sottovalutata, soprattutto in questo periodo in cui la tentazione di “provare” facebook e twitter è forte. Per avere delle risposte efficaci a queste domande è opportuno utilizzare strumenti di web analytics, il più importante dei quali, Google Analytics è gratuito.

Una corretta consultazione di questo strumento richiede competenze particolari, ma ci dà la possibilità di mettere a nudo il nostro sito, capire quali elementi attirano l’attenzione degli utenti e quali invece no. Un report specifico come l’Analisi dati in-Page può aiutarci a capire il comportamento degli utenti durante la navigazione sul sito. A partire da una qualsiasi pagina del sito, questa feature ci offre dati precisi sugli elementi cliccati all’interno della stessa pagina.

In questo modo potremo capire da cosa è colpito l’utente durante la visita o se segue un percorso di navigazione coerente. Incrociando i dati inoltre, potremo capire quanti utenti sono “atterrati” su una determinata pagina, la frequenza di rimbalzo (quanti utenti abbandonano il sito dalla pagina di destinazione), la durata della visita e tanti altri elementi fondamentali per la creazione della strategia di web marketing della nostra azienda.

Come siamo visti dai motori di ricerca? Un altro elemento fondamentale è rappresentato dalla visibilità sui motori di ricerca… Se abbiamo un ecommerce di  elettronica specializzata nella vendita di TV Led, sarà importante verificare che il nostro sito sia visiblie per tutte le parole chiave ad esso correlate (sempre con particolare attenzione alle parole Long tail) e se non lo è sarà opportuno intervenire sul sito con attività correttive. Per fare queste piccole verifiche (importante farle periodicamente) ci sono vari tool gratuiti in rete.

Per entrare ancora più in profondità nell’analisi del sito consigliamo vivamente di utilizzare con costanza lo Strumento per i Webmaster di Google, fondamentale per capire com’è visto il nostro sito agli occhi degli spider di Google (Googlebot), e più in generale per avere un resoconto sul suo funzionamento. Questo tool ci fornisce dati come velocità di caricamento delle pagine, verifica della sitemap, analisi delle ricerche che rimandano al sito, analisi delle metriche di Google+ e moltissimo altro.

Senza spingerci troppo nello specifico, avere il controllo di tutti questi strumenti ci rende pronti per il passaggio allo step successivo… La pianificazione di una strategia di Social Media Marketing
Continuate a seguirci!

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Come scegliere le giuste keyword per il proprio sito web

Tra le cose più importanti da contemplare per dare maggior visibilità al proprio sito web e far risaltare la propria strategia di comunicazione online c’è senza dubbio la scelta delle giuste keyword in ottica SEO. Le parole chiave che sceglierete dovranno essere lo specchio della vostra attività sul web e vi dovranno accompagnare per lungo tempo. Dedicate quindi del tempo nella scelta ed elaborate una strategia che vi permetta di utilizzarle in maniera dinamica, all’interno del testo o semplicemente nei titoli delle pagine.
Ecco alcuni consigli nella scelta delle giuste keyword, che vi aiuteranno a guadagnare visibilità online:

Long tail come filosofia SEO

Keyword Long tail producono sicuramente meno traffico, ma sono utilizzate da utenti con le idee più chiare e che sono più vicini a completare ad esempio un’acquisto. Questo tipo di keyword vi garantirà tassi di conversione più alti perchè provenienti da utenti che sanno bene cosa cercano. Se riuscite a farvi trovare, il gioco è fatto!

Puntare sulla creazione di nuove parole chiave

Un modo per fare marketing di qualità e costruire il tuo brand è quello di creare parole chiave che rispecchiano i vostri prodotti e servizi. Keyword che siano uniche! Sicuramente è un lavoro che richiede tempo e pazienza, ma ne vale la pena perchè nel lungo periodo vi porterà enormi vantaggi. Vi porterà ad agire in un mercato privo di concorrenza e farà fare il salto di qualità alla vostra strategia di comunicazione online.

Utilizzare keyword del proprio settore

Alcune keyword specifiche del proprio settore di attività, nonostante possano portare poco traffico sono necessarie per la credibilità e l’autorità del vostro sito. Consigliamo sempre di includerle all’interno della propria strategia SEO.

Non dimenticate mail l’analisi del traffico sul sito

Grazie alla web analytics è possibile seguire i click di ogni persona che visita il vostro sito ed incrociare i dati per analizzare con estrema precisione le esperienze di navigazione degli utenti. Credete che non sia di importanza fondamentale tutto ciò? Grazie all’analisi del traffico sul sito vi potreste accorgere che alcune keyword non rendono come dovrebbero e potrebbe essere necessaria una modifica in corsa della strategia Seo. In fondo uno dei vantaggi del web è la possibilità di effettuare modifiche a costo 0.

Test di nuove keyword con campagne SEM

A differenza dell’attività SEO, una campagna SEM permette di ottenere risultati in brevissimo tempo e quindi è un ottimo modo per capire se il vostro target risponde nella maniera desiderata agli input lanciati. Se avete bisogno di risposte immediate quindi, una campagna SEM può essere un ottimo test.